Irpinia a crescita zero e con 27mila residenti persi in dieci anni.
I rapporti Svimez e Unisannio
In un Mezzogiorno che non cresce le Aree Interne sono quelle in posizioni più critica per mancanza di investimenti industriali e produttivi. Lo dicono i rapporti della Svimez e dell’Unisannio che sottolineano il dato dell’Irpinia: persi 27mila residenti in dieci anni
È una Irpinia a crescita zero con 27mila residenti persi in dieci anni quella descritta dalla Svimez e dall’Unisannio. In un Mezzogiorno che non cresce, segnando un Pil in territorio positivo appena dello 0,4% – la metà della media italiana – le Aree Interne sono quelle in posizione più critica. Mancano gli investimenti industriali e produttivi, ma soprattutto la filiera dei contratti è troppo precaria per sostenere i consumi. I rapporti della Svimez e dell’Unisannio conclamano una recessione sostanziale, che per il momento non viene dichiarata solo grazie agli investimenti pubblici collegati al PNRR
Svimez 2023: nella catastrofe del Sud, una Campania da Medioevo
Crescita dimezzata rispetto al Nord e una contrazione del reddito doppia. Sono 2,5 milioni le famiglie in povertà. Un laureato su due emigra. Il 70% delle donne delle nostra regione senza lavoro, il dato più basso d’Europa dove la media è 72.5%. Un asilo nido per 6 bambini su 100
Sud sempre più povero e con sempre meno prospettive per il futuro. Ai giovani non resta che emigrare, soprattutto per chi ha investito sulla formazione. La disoccupazione rimane a livelli allarmanti, sopratutto quella femminile. In termini generali, cresce il divario con il Nord, a causa del diverso andamento dei consumi. Entrando nei dati, si registra una contrazione del reddito disponibile delle famiglie meridionali del 2%, doppia rispetto al Centro-Nord.
Pur se il Pil nazionale è in aumento dello 0,4% nel 2023, il Mezzogiorno registra una crescita dimezzata rispetto al Centro-Nord che invece si attesta al 0,8%, al di sotto del dato nazionale che si ferma al +0,7%. Secondo la Svimez, l’incremento dell’occupazione, maggiore al Sud che nel resto del Paese, non basta ad alleviare il disagio sociale in un contesto di diffusa precarietà e bassi salari. Salari, lavoro povero ed emigrazioni giovanili sono, secondo Svimez, “le questioni più urgenti”.
Nel Mezzogiorno, la povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata è salita di 1,7 punti percentuali tra il 2020 e il 2022, dal 7,6 fino al 9,3%: quasi una su 10. In generale nel 2022, sono 2,5 milioni le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta al Sud: 250.000 in più rispetto al 2020 (-170.000 al Centro-Nord). Ma sono le condizioni della Campania in particolare a risultare drammatiche. Il tasso di occupazione femminile è il più basso d’Europa e l’emigrazione selettiva, soprattutto di giovani laureati, depaupera la regione del suo futuro.
E per finire, l’atavico problema dell’emigrazione di giovani laureati. Secondo il rapporto Svimez un laureato su due è destinato a emigrare al Nord o all’estero, capitale umano pronto a fare le fortune lontano da casa. Il 70% delle donne in Campania è senza lavoro, ovvero il dato più basso di tutta Europa dove la media di occupazione femminile è, al contrario, del 72.5%.
A determinare questa situazione è in particolare l’inadeguatezza dell’offerta sui servizi per la prima infanzia: solo 6 bambini su 100 hanno la possibilità di usufruire di un asilo nido in Campania, la media imposta dall’UE agli albori del nuovo millennio fu del 33%.
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