Tommaso Aulisa, 100 anni dopo

di Paolo Saggese (Il Quotidiano del Sud)

Tra socialismo, cinema e letteratura.


Ricordare Tommaso Aulisa a cento anni dalla nascita, avvenuta il 19 giugno 2021, è compito non facile, se si pensa di sintetizzare in poche colonne il suo impegno, i suoi sogni, la sua passione e le sue azioni.

Resta uno dei migliori politici irpini del Novecento, un fervente socialista d’altri tempi, un antifascista con la passione per l’Irpinia, un antesignano dello sviluppo turistico, un antesignano del rapporto virtuoso tra politica e cultura.

Uomo politico, socialista, sin da giovane partecipò attivamente alla vita amministrativa del paese natale, Bagnoli Irpino. Aderì nel corso della primavera del 1944 al FNL di Bagnoli, e in qualità di rappresentante del PSIUP ricoprì nella prima Giunta democratica la carica di Assessore (1945). Inoltre, in quegli anni si distinse per le lotte sindacali in qualità di segretario della Camera di Lavoro del suo paese natale (1944-1946; 1948-1952).

Prese parte in qualità di delegato al XXXIII Congresso Nazionale del PSI, che si svolse a Napoli dal 15 al 18 gennaio 1959. Nel frattempo ricopriva già la carica di Sindaco di Bagnoli, che mantenne ininterrottamente dal 1952 al 1964, e poi dal 1970 al 1974. Nel 1978, inoltre, ha ricoperto la carica di consigliere comunale e di Assessore al Turismo in seno alla Giunta esecutiva della Comunità Montana “Terminio Cervialto”.

“Il Laceno d’oro a Laceno”

Nel 1963, si candidò al Senato nelle file del PSI. Per altre notizie biografie si rinvia ad uno studio accurato su questa figura firmato da Salvatore Moscariello e che risale all’anno successivo alla sua morte, 1996.

Di umili origini, primo di nove figli, Aulisa dedicò tutta la sua vita al riscatto materiale e morale dei contadini e dei diseredati d’Irpinia, dando un notevole contributo alla crescita sociale ed economica del suo paese, adoperandosi in particolare nella realizzazione di un decoroso arredo urbano, di strade, fognature e acquedotti, di scuole, di alloggi di edilizia popolare. Inoltre, credette fortemente nello sviluppo turistico dell’Irpinia e del Laceno come centro turistico invernale del Mezzogiorno, e promosse a tal fine la costruzione di impianti di risalita, di alberghi e servizi per i turisti. Per far conoscere al di fuori dell’Irpinia la bellezza dei Monti Picentini, promosse la realizzazione di un video – documentario, e fu tra i promotori, insieme a Camillo Marino e Giacomo D’Onofrio, del Festival cinematografico “Laceno d’oro”, la cui prima edizione si svolse nel settembre 1959 sull’altopiano omonimo. Tale manifestazione – incentrata soprattutto sul cinema dei paesi del Terzo mondo e sul neorealismo -, con il passare degli anni divenne la più importante in ambito nazionale nel suo genere. Si celebrò sul Laceno sino al 1965; in seguito, si sposterà ad Avellino, con alterne fortune sino al 1987 e in anni più recenti. Tra gli ospiti più significativi si segnalano Pier Paolo Pasolini, Cesare Zavattini, Carlo Salinari, Antonello Trombadori, Nino Taranto, Milva, Domenico Modugno, Domenico Rea, Aurelio Fierro.

Attraverso questa prestigiosa manifestazione, Aulisa intendeva portare a termine il suo progetto di valorizzazione turistica dell’Irpinia e del Laceno. Purtroppo, tale progetto ambizioso, non per suo demerito, fallì.

Come dicevo, fu anche storico dilettante, autore di “memorie” interessanti, di guide turistiche, di racconti e poesie dialettali, edite in particolare in “All’ombra del campanile. Racconti e satire tra realtà e fantasia”, Valsele Tipografica, Materdomini (Av), 1987. Nella prefazione dichiara, tra l’altro, con umiltà la funzione soltanto “documentaria” di questo lavoro: “Questa pubblicazione di racconti e satire” – scrive l’autore – “, che non ha alcuna pretesa di apparire opera letteraria e poetica, vuole essere, invece, un piccolo contributo nella lotta contro il tempo che tutto cancella e distrugge. L’evolversi della nostra società modificando in modo assai rapido usi, costumi, mentalità, ha pressoché cancellato nel volgere di un solo trentennio i valori morali e culturali insiti in una scomparsa civiltà contadina fatta a misura d’uomo” (p. 5). 

Tommaso Aulisa durante un comizio elettorale

La maggior parte delle “satire” sono in dialetto bagnolese e, in effetti, descrivono eventi, fatti, tradizioni, costumi e modi di pensare di un mondo ormai lontano, eppure, accanto a questa produzione, scopriamo anche componimenti di invettiva, che ci appaiono come un testamento intellettuale di Tommaso Aulisa.

L’autore parte dai luoghi del paese, la fontana, il castello, le piante come un castagno secco per arrivare a rappresentare il mondo nel suo complesso, l’Italia con le sue ingiustizie, la corruzione dilagante, la perdita di ogni credibilità, che sembra essere una costante almeno degli ultimi trenta anni della storia nazionale.

In questi componimenti satirici, spesso in endecasillabi a rima alterna, Tommaso Aulisa dichiara tutto il suo dissenso rispetto a questo mondo corrotto e inaccettabile: “Si pataternu fossi na summana, / l’Italia l’accunzasse a modo miu: / t’ la facese a forma r’ banana / e m’ luvasse, po’, ogni guliu” (questo è l’incipit di “Si pataternu fossi na summana”). Non risparmia nessuno, dai deputati ai ministri, dai sindacati al clero, dai medici ai professori, dagli architetti ai farmacisti al Papa: “lu Papa, pucuraru e sempe a vista, / lu nchiuvasse ncimma a na muntagna, / ca vai facenne spissu li turista: / megliu r’ Roma è l’aria r’ campagna”.

Si leggano anche ad esempio “Li guvierni”, “Tassa p’ successionu”, “Le legge”.

Sulla stessa linea, anzi con atteggiamenti anche più aspri, è la raccolta inedita di racconti e “satire” dal titolo “Gli anni del tramonto” che mi ha consegnato in visione la figlia Gabriella, e che sarebbe utile pubblicare, anche per consentire a  tutti di conoscere gli ultimi anni di pensiero di Aulisa e di completare – cosa che auspicavano alcuni anni fa Incoronata Vivolo e con essa Aniello Russo – la ricostruzione della storia poetica della “piccola Firenze d’Irpinia”.

Questi componimenti risalgono in genere agli anni ’90, al periodo di Tangentopoli, oltre che alle scelte di rigore fiscale imposte dal governo Amato. In queste satire, si sente tutta la delusione, direi anche l’indignazione di un uomo politico onesto, che ha dato se stesso per la comunità in cui viveva e vede i politici in ambito nazionale lucrare, arricchirsi alle spalle dei cittadini, ingannare e deludere chi ha lottato per ideali ritenuti sacri ed ha visto questi stessi infangati dalla disonestà altrui.

“Tommaso Aulisa”

E così scrive una satira dal titolo “Forza Di Pietro”, esprimendo probabilmente il pensiero di tutti gli italiani onesti di ieri e di oggi: “Forza Di Pietro! Futtiri ngalera! / So mariuoli gruossi, so ladruni. / Fa ca nisciunu libertà ngi spera: / so buste r’ miliardi e no miliuni. // S’ faci festa vererli ammanettati, / mmiezzu a Carubinieri e Pulizia. / Erene capuzzuni e rispettati, / ma fecere l’Italia a fetenzia”.

L’elogio del magistrato di allora continua nella quarta strofe: “Ngi vulesse, cumm’a te un’a paiesu, / ca a ogni pizzu ngi so mariuoli. / Mo puru qua r’ buste vanne r’usu, / cu bigliettuni intu e no citruli”.

In un clima, che diremmo “giustizialista”, Tommaso Aulisa auspica addirittura l’uso del patibolo in modo indiscriminato nelle piazze italiane: “Eppuro, po, na forca a ogni chiazza, / cu fuocu sotta e quiddu r’ogliu untu, / e sotta gente allegra ca scamazza: / pò darsi  c’accussi cangia lu vientu”.

Intanto, le vecchie ideologie erano al tramonto, e anche il Partito Comunista era crollato, mentre il socialista era nella bufera giudiziaria.

E così scrive: “S’è squagliato: mancu s’era ielu, / puostu a solu, a ustu quanni coci, / nuvula fecenne, ienne ncielu: / gran tradimentu coccurunu feci”. Prosegue: “Add’arrivà Baffonu, s’ ricia: / e tanta gente s’ zilava li cazuni. / Iu puru a primu tiempu ngi criria, / e cumm’a me ngi n’erene miliuni” (da “La caduta del Partito comunista”).

Insomma, anche questo era Tommaso Aulisa al suo di tramonto, dopo una vita caratterizzata da fatica, da sfide, da sogni, vissuti sempre al massimo, sempre senza risparmiarsi. Con al centro il bene comune e le aspirazioni ad un mondo migliore, ad un’Irpinia diversa.

A questa figura nobile – non un poeta -, ad un secolo dalla nascita, oggi dedichiamo questo piccolo omaggio.

Paolo Saggese (Il Quotidiano del Sud del 27.6.2021)

Domenico Modugno, Tommaso Aulisa e Luigi Iuppa

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