L’ Irpinia è ormai diventata terra d’emigrazione. L’estate e le festività sono spesso l’occasione per ritornare a casa. Eppure, sempre meno gente decide di affrontare questo viaggio della speranza. Possiamo dare la colpa alle nuove generazioni, o ai nuovi usi e costumi. Oppure, dobbiamo ammettere come anno dopo anno è sempre più difficile raggiungere l’Irpinia. A questo punto un dubbio sorge spontaneo: se gli autoctoni non possono tornare, come può altra gente pensare di visitare o trasferirsi in queste terre?
Nel corso degli anni i pullman da Avellino a Bagnoli sono diventati sempre più rari. Quei pochi rimasti hanno spesso lunghi tempi di percorrenza, molteplici cambi e tortuosi percorsi di montagna. Ad oggi è più facile viaggiare da Napoli a Londra che da Napoli all’Irpinia. E’ quasi un controsenso, ma è la triste realtà. Come se non bastasse, anche i collegamenti tra Avellino e Roma/Napoli sono stati ridotti. Si continua a favorire l’interesse delle compagnie private, sacrificando quello della collettività. D’altro canto, è normale osservare un crollo della domanda se i servizi offerti sono scadenti. Nel Nord Italia gran parte dello sviluppo economico si basa su treni regionali moderni e veloci. Treni capaci di connettere i piccoli centri alle vibranti città industriali. Tutto questo manca al Sud. Anzi proprio questa è la prima differenza percepita scendendo alla stazione di Napoli Centrale. La rete ferroviaria ed i collegamenti finiscono a Napoli. L’Italia, l’Europa e la modernità terminano a Piazza Garibaldi. Successivamente, abbiamo il nulla.
Negli anni scorsi sono stati spesi vari milioni per la realizzazione di un treno turistico, ma il progetto non è mai decollato. Una ricetta di successo nel Nord Italia sono gli intercity ed i regionali veloci tra Milano, Genova, Cinque Terre, Versilia e Pisa. In poco tempo (e ad un prezzo modico) turisti e residenti possono raggiungere i luoghi di villeggiatura dalle grandi città. Un’idea simile potrebbe essere applicata anche da noi collegando Napoli a Sorrento/Amalfi, Salerno, Fisciano, Avellino, Bagnoli/Montella, Lioni, Calitri, Foggia e Vieste. Un regionale veloce potrebbe collegare al principale scalo ferroviario/aeroporto del Sud le bellezze dell’Irpinia e del Gargano. I collegamenti tra i singoli paesi dell’Irpinia ed Avellino-Foggia potrebbero essere garantiti da un ammodernamento della linea Avellino-Rocchetta. Bisogna accettare l’età della linea ed essere consapevoli di quanto sia inefficiente. E’ stata progettata più di un secolo fa! Pensiamo soltanto alla tratta Bagnoli-Montella: potrebbe essere sostituita da una linea diretta fino a San-Marco, proseguendo dritto per Nusco-Lioni. Inoltre, occorre tenere a bada il campanilismo: sarebbe più opportuno avere un regionale veloce con fermata nella più grande Montella (assicurando collegamenti su gomma, o navette da parte delle strutture ricettive) che rovinare i tempi di percorrenza di un’intera linea veloce con fermate in ogni paesino. Se il servizio decollasse, si potrebbero avere anche entrambi i tipi di linee. Infine, bisogna andare oltre anche le barricate ambientaliste sulle grandi infrastrutture. Si blocca ogni grande progetto, ma le campagne brulicano di villini e sversamenti illegali. Ad oggi, l’unico modo per spostarsi in Irpinia è possedere un’auto di proprietà. Chi non può, o chi abita troppo lontano è tagliato fuori. Eppure, neanche la rete stradale è degna di essere chiamata tale. L’intera provincia si regge su due direttrici est-ovest: l’autostrada a nord e l’Ofantina a sud. Nel mezzo abbiamo il nulla. Non abbiamo neanche collegamenti nord-sud. Questi ultimi sono sempre più importanti con la realizzazione dell’alta velocità a Grottaminarda e con il dislocamento di molte visite mediche presso il plesso di Ariano Irpino. Ad oggi, l’Alta Irpinia può raggiungere Grottaminarda con una lunga deviazione su strade moderne o avventurandosi su mulattiere fatiscenti. La stessa Ofantina ha una sola corsia e cade a pezzi in vari tratti.
La stessa storia di Bagnoli non è una pura coincidenza. Il nostro paese ha avuto ricchezze e cultura proprio per essersi trovato sulla direttrice tra i due mari. Sono stati gli scambi ed i viaggi a far progredire queste terre. Lo stesso Michele Lenzi pensò in primo luogo a costruire una ferrovia e, successivamente, si focalizzò sugli attrattori del Laceno. Le vie di comunicazione sono essenziali per lo sviluppo di una comunità. Gli stessi Romani costruivano prima le strade e, poi, pensavano al resto.
In Irpinia si pensa a sprecare milioni di fondi pubblici per impiccare caciocavalli in sagre a cui i turisti non hanno modo di arrivare. Le stesse seggiovie e grotte del Caliendo sono progetti inutili se mancano treni e strade veloci per raggiungerli. E’ un po’ come se sull’isola di Pasqua iniziassero a tirar su ristoranti ed alberghi senza costruire porti, aeroporti e strade per raggiungerli. Questa è la situazione dell’Irpinia. A fine giornata i fondi sono pubblici ed a nessuno interessa. Anzi, questo va soltanto a giustificare le ostilità dei governatori del Nord. Insomma, è inutile parlare anche di ripopolamento e di turismo se l’Irpinia è sempre più isolata.
Federico Lenzi
(da Fuori dalla Rete Natale 2022, anno XVI, n. 5)