Ci sono dei nomi che hanno lo stesso effetto travolgente del fuoco, accendono la mente e la aprono ai ricordi, nonostante abbiano lasciato un debole segno sulla storia. È il caso del Laceno che accoglie per la quarta volta un arrivo di tappa del Giro d’Italia. Per gli appassionati della celebre corsa rosa l’altopiano non avrà lo stesso appeal del Mortirolo o delle Tre cime di Lavaredo, solo per fare qualche esempio, ma accende sicuramente i cuori della gente del sud che trasforma la tappa del Laceno in una festa di popolo.
La prima “festa del sud” si celebrò nel lontano 1976, Bagnoli e Laceno si tinsero di rosa per accogliere un evento senza precedenti. A dispetto dei pronostici, la tappa del Laceno non fu molto selettiva, una ventina di corridori, infatti, si disputarono la vittoria allo sprint. All’ultima scalata, quella che da Bagnoli attraverso abeti e faggi conduce oggi come allora all’altopiano, erano in tanti a inseguire la gloria. Eddy Merckx spingeva di spalle, impegnato fino allo stremo, Roger De Vlaeminck macinava pedalate, Felice Gimondi era l’unico a non perdere il suo aplomb e, come scriveva il grande Gianni Brera, sembrava il più bello. Arrivati sul Laceno tutti si prepararono alla volata finale, il traguardo era ormai a portata di mano. Moser arrancava ormai lontano, vedendo svanire i sogni di gloria, Merckx continuava fino allo stremo a pedalare per non cedere al ritorno di Gimondi, mentre De Vlaeminck si contraeva fino all’ultimo sforzo. E fu proprio il belga a trionfare, mentre la maglia rosa passava dalle giovani spalle di Francesco Moser a quelle più “anziane” di Felice Gimondi, che in quell’ anno vinceva il suo terzo e ultimo Giro.
Per Bagnoli e Laceno quella del ’76 fu una tappa indimenticabile, vuoi perché fu la prima, vuoi perché oltre all’arrivo a Laceno, il giorno successivo Bagnoli ospitò anche la partenza della tappa che terminava a Roccaraso, vuoi perché fra i grandi del ciclismo approdati sull’altopiano vi era anche un bagnolese di belle speranze, il giovane Rocco Gatta che in sella alla sua GBC disputò quell’edizione del Giro piazzandosi settantesimo nella classifica finale.
Da quella storica tappa Bagnoli e Laceno dovranno attendere 22 anni prima di ritornare protagonisti ospitando un nuovo arrivo. Era il 1998, quando la carovana rosa ritornò su questi monti, con una tappa di tutt’ altro spessore, breve ma intensa con due ascese, ai monti Taburno e Teminio, ad anticipare la salita finale. Le stelle del ’76 avevano appeso le bici al chiodo, il grande Moser ritornò in veste di ospite d’onore, in compenso altri grandi del ciclismo approdarono su questi monti da Bugno a Cipollini passando per l’indimenticabile Pantani. La tappa, tutta in terra campana, partita da Maddaloni, vide fin dai primi chilometri diversi attacchi, ma il gruppo rimase compatto fino all’ultima salita, grazie all’azione degli uomini Asics, i quali cercarono di difendere la Maglia Rosa di Bartoli, ma appena la strada si impennò oltre Bagnoli, Pantani partì all’attacco, Bartoli cercò di inseguirlo ma senza successo. Il “Pirata” di Cesenatico, sostenuto da una folla festante e migliaia di fans, che quasi lo sospingevano fra i tornanti che “salgono” a Laceno, provava una seconda accelerata, ma stavolta il francese Luc Leblanc con non poche difficoltà riuscì a stargli a ruota. Dietro Zuelle, Gotti e Tonkov erano in seria difficoltà. “L’occhialuto”, come veniva soprannominato lo svizzero Zulle per i suoi spessi occhiali, dopo un primo momento di sbandamento ritrovò lucidità e con un rapporto agile e una serie impressionante di pedalate riuscì a riacchiappare il duo di testa. Nell’ultimo chilometro di salita, Zuelle accelerò ancora e passò in testa, da lì in poi, negli ultimi quattro chilometri tutti piani, per lo svizzero sarà una passeggiata, riuscendo a trionfare con un distacco di 24” sul terzetto inseguitore. Al “Pirata”, fallisce il primo vero attacco al Giro, ma la sfida a Zuelle e alla Corsa Rosa è solo rimandata e chi credeva che l’Occhialuto avrebbe vinto a mani basse sarà costretto ad arrendersi alla “leggenda” di Pantani, vincitore in quell’anno anche del Tour de France, per la gioia dei suoi tanti fans anche in terra bagnolese.
Da quel tappone del 1998, passeranno altri quattordici anni prima che il Laceno ritorni protagonista. Il Giro ritorna sul Laceno nel 2012 con la tappa più a sud di quell’edizione. Partenza da Sulmona e questa volta a vincere staccando tutti è Domenico Pozzovivo, un piccoletto di origini lucane che su questi monti si è preparato per partecipare al Giro. Il più piccolo si dimostra il più grande vincendo per distacco. Lo scalatore lucano della Colnago-Csf si impone sul Laceno per la gioia dei suoi tanti tifosi giunti dalla Basilicata. Una tappa lunga e con un finale decisamente impegnativo, del quale Pozzovivo ne approfitta abilmente. I quattro chilometri pianeggianti finali dopo lo scollinamento dall’ultimo Gran Premio della Montagna invitano i big della classifica generale a non darsi troppa battaglia, per cui l’unica emozione di rilievo è la volata finale per aggiudicarsi il terzo posto. In volata si impone lo spagnolo Joaquin Rodriguez secondo in classifica generale a soli nove secondi dalla confermata maglia rosa Ryder Hesjedal. Il trionfo di Domenico Pozzovivo si trasforma in una gioia collettiva, il Laceno è invaso da oltre ventimila spettatori, la gente del sud accoglie il Giro come nessuno altro sa fare, gli organizzatori rimangono sbalorditi per l’accoglienza, La Gazzetta dello Sport titola “La festa del sud”.
E arriviamo ad oggi, dal trionfo di Pozzovivo sono trascorsi altri undici anni, il piccoletto lucano, ha fatto l’impossibile per trovare una squadra e ritornare da protagonista sul Laceno. Il Giro del 2023 non ha star ma tanti giovani promettenti che probabilmente nei prossimi anni scriveranno altre pagine indimenticabili della corsa più celebre d’Italia. Anche il Laceno oggi è diverso, cerca con molti affanni una nuova rinascita, attende i nuovi impianti e spera di ritornare ad essere la località turistica che nel ’76 accolse per la prima volta la corsa rosa. L’auspicio è che il Giro più bello d’Italia leghi sempre di più il suo nome a quello di questi luoghi incantati, dal passato glorioso e in cerca di un futuro radioso!!!
Il Giro d’Italia, i suoi protagonisti, il feeling speciale che lega la corsa rosa al Laceno, questo e tanto altro troverete in questo giornalino, ispirato alla celebre Gazzetta dello Sport, come si evince dal titolo sarcastico della testata e dal colore rosa della carta. Auspicando di aver fatto un buon lavoro non ci resta che augurarvi una buona lettura!
Giulio Tammaro
(da Fuori dalla Rete – La Calzetta del Giro, Edizione Speciale 09 Maggio 2023)