Un bagnolese nelle Filippine

di Gino Di Capua

Gentili amici della redazione “Fuori dalla Rete”, dopo aver pubblicato la mia “Lettera a mio figlio Dario” sul vostro giornale e sul sito PT39, ho ricevuto tanti email di amici (e richieste di amicizia su FB) che oltre a offrirmi la loro solidarietà, domandavano, con una sana curiosità, ragguagli sulla scelta di vita così importante di mio figlio Dario. 

La mia non vuole assolutamente essere una critica, anzi… mi ha fatto piacere leggere i messaggi di tanta gente, molti di loro conoscono anche mio figlio Dario. Ho deciso, quindi, di cercare di illustrare come e dove vive.

Il PERCHÉ…forse non lo conosciamo ne io ne sua madre. 
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Un grazie di cuore a tutti voi.


UN BAGNOLESE NELLE FILIPPINE, ovvero, nell’isola più bella del mondo.

Il Paese custodisce più di settemila isole che competono nello splendore con chiunque voglia compararsi. SIARGAO, situata ai margini orientali delle Filippine, è l’isola a forma di lacrima dove vive mio figlio Dario, la sua compagna Teryn e la loro e NOSTRA principessa Mahlee.

Siargao, l’isola per eccellenza del surf, è per il suo carattere ancora selvaggio che quest’isola ha sedotto i naturalisti più esigenti. Un mantello di palme da cocco avvolge l’isola, le sue spiagge divine e deserte, le sue onde e la sua popolazione di surfisti hanno sicuramente influito alla conquista del titolo di ISOLA PIÙ BELLA DEL MONDO, dalla rivista “Conde Nast Traveler”. Conoscendola per esserci stato ben tre volte, posso confermare che Siargao non ha usurpato la corona.

L’isola, ancora preservata dal turismo di massa, è una BELLEZZA SELVAGGIA: immagina per un momento, i capelli al vento, sul tuo scooter, ben legata lateralmente una tavola da surf, attraversare un oceano di palme. Un paesaggio discontinuo e immacolato che sembra vedere per la prima volta un’anima diversa da quella di un bue randagio. Poco più in là, sulla costa, una striscia di sabbia, lunga qualche chilometro, ancora priva di visitatori, che sonnecchia sotto il suo pergolato di noci di cocco.

Allora in sella amici. Si parte da GENERAL LUNA, il suo capoluogo, il cuore turistico e vivace del sud dell’isola dove le scuole di surf allineano i loro negozi.

Finalmente arrivati in un discreto e piccolo villaggio, che porta il nome dell’oceano che lo lambisce: PACIFICO!
È quì che quasi 5 anni fa, Dario e la sua compagna Teryn fissarono la loro dimora. Un villaggio di poche anime, ma che ti entrano nel petto per la loro gentilezza e la loro disponibilità. Una grande famiglia.

Il villaggio dove Dario e la sua compagna Teryn hanno deciso di accettare la scommessa con il proprietario di un vecchio e decrepito “resort” abbandonato, che si specchia direttamente sull’oceano, facendolo diventare, in due anni, un fiore all’occhiello della costa.

E così visto l’incremento di giovani turisti amanti del surf, due anni fa hanno deciso di mettersi in proprio, costruendo tre bungalow, un bar e una piattaforma in legno dove Teryn insegna yoga.
“Common Ground” è il suo nome.

Un’angolo di paradiso incastonato tra il verde rigoglioso delle palme di cocco e il blu limpido del suo oceano.

E allora è d’obbligo fare tappa al “Common Ground”, prendersi il tempo di gustare una tazzina di caffè da far invidia ai bar napoletani. E se la stanchezza ti sorprende, i tre bungalow sono là per far riposare i tuoi muscoli e ritemprarli al mattino davanti ad un succulento “breakfast” preparato dalla simpatica brigata di Dario e Teryn. Talmente bravi da meritarsi la “TREDICESIMA” il Natale scorso.

UNA NOVITÀ ASSOLUTA NELL’ISOLA!

Alcuni “datori di lavoro” l’hanno considerata una pessima iniziativa, ma si è meritato la stima e il rispetto della gente del luogo.

È mio figlio… Forse non sarà mai ricco, ma sono fiero di lui.

E quella dolce testolina bionda che ti ritrovi fra i piede mentre sorseggi il tuo caffè e che insiste nel dirti ciao, è Mahlee…il frutto del loro amore; è la “principessa del Pacifico”, la nostra principessa.

Siargao si assapora anche nel piatto, soprattutto attraverso i suoi frutti tropicali che esplodono di sole.

Basta solo alzare gli occhi e vedere i gusci di cocco dorare al sole per far venire l’acquolina in bocca. Ma piuttosto che arrampicarti sull’albero con il rischio di ricadere sui glutei, chiedi al bar del Common Ground di preparti una noce di cocco…bucata e con la sua cannuccia metallica (Dario ha messo a bando la plastica) per berti la sua benefica acqua, oppure un smoothie bowl, confezionato con frutti esotici, da regalare alle tue papille.

È d’obbligo assaporare queste piccole bombe energetiche prima di salutare Dario e Teryn, lasciare il Common Ground e iniziare la magia del surf.

E se come Pina e me, preferisci l’amaca o la serenità di una passeggiata sulla sabbia, soffermati ad ammirare l’immenso Pacifico e la tenacia delle sue onde che, inesorabilmente, cercano di accarezzare i tuo piedi.

Allora goditi il mare amico, anzi l’oceano… Io ho goduto dell’armoniosa melodia della sua voce che mi giungeva nella camera, cullandomi verso una quieta notte.

Ho sofferto lasciare questo luogo.

Mi manca l’inesauribile sussurro dell’oceano; mi mancano le carezze della mia “principessa del Pacifico”; mi manca quel pezzo importante di cuore che ho lasciato sull’isola più bella del mondo. Forse la più amata da Pina e me…oppure la più odiata. Non lo so!

Gino Di Capua


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