C’è chi dice…
…che quando solo si sente parlare di un posto da altre persone, magari un posto con un nome particolare, ti rimarrà impresso almeno per tutta un’intera settimana. Questo era forse molto più facile prima di una tecnologia che viaggia a velocità assurde ed è difficile starle dietro.
Con l’avvento della tecnologia è cambiato anche il brand di un posto, quello per cui la gente si ricorda e ci ritorna. Oggi il brand lo fanno crescere le recensione sui social, i famosi “followers”, la cantante che un giorno viene, ma non è presente una buona connessione ed allora evita di parlare del posto in cui si trova. Tante più cose di quel cosiddetto passaparola, valido sì, ma fino ad un certo punto. Fino a quando si prenotava al buio, senza sapere che la struttura era immersa nel verde, o su un lago, o su una spiaggia. Questo cambia giorno dopo giorno e non ne sono tanto sicuro che il Brand Laceno, come il Brand Bagnoli Irpino sia ancora forte, come qualcuno sostiene.
Se ne sente parlare poco e ci sono ragazzi di 30 e 40 anni dal salernitano, dal napoletano che non hanno la minima idea di dove si trova questo posto. E lo dico con prove provate stando sul posto e colloquiando con le persone.
Quello che fa più rabbia è che il contorno, quelli che ci hanno rincorso per anni seguendo magari linee guida della nostra località, oggi, dopo averci rincorso, ci hanno superato, quasi doppiato. Ma non è tanto il fatto di superarci, perché siamo in un ampio territorio che insieme potrebbe fare invidia a regioni intere, quello che è ancora più fastidioso è la mentalità. Di un giovane, di un quarantenne e di tutti, che si prodigano affinché la buona riuscita di quel determinato progetto andasse in porto. Siamo arrivati al punto di spaccarci la faccia per quattro spiccioli e ci accomodiamo se un giorno siamo riusciti a vedere gente sull’altopiano.
Bene, stiamo per iniziare una fase di non ritorno. Mettiamoci anche il fatto che tra pochi giorni inizierà una campagna elettorale per la nuova fascia tricolore del paese. Mettiamoci anche che saranno giorni di incontri e scontri e qualcuno sicuramente tralascerà qualche aspetto e qualche emblematica idea per il futuro, ma soprattutto per l’immediato futuro. A pochi giorni dalla presentazione delle varie compagini che si candideranno ad amministrare il paese è bene ricordare a cosa si va incontro. Quali sono i veri problemi da risolvere e quale è la visione futuristica di ognuno per farsi ricordare nel futuro. Sperando che non ci si fermi a parlare in una campagna elettorale solo e soltanto di passato, che è ovviamente passato, ma che va analizzato come si deve. Magari aprendo la scatola delle idee nuove e delle proposte nuove che avanzano in un contesto che è quello paesano, guardando anche altrove.
Come già detto ci sono sorpassi che stanno avvenendo da parte di molte realtà a noi vicine che dovrebbero far pensare chi dopo i primi di ottobre salirà al comune per intraprendere l’avventura. Perché anche quella è un’avventura che è frutto di responsabilità, anche se ultimamente sta diventando più una scelta forzata. Inconsapevoli di quello che vuol dire amministrare un paese, piccolo o grande che sia. Ci vuole forza d’an
imo ed anche rispetto per tutto quello che ci circonda. E potrebbe essere utile anche che si riportasse al centro del progetto di tutte le compagini in campo un “Brand Laceno”, quello che accompagna le giornate estive e con un po’ di difficoltà anche quelle invernali. Laceno vuol dire oggi poco o niente e non dobbiamo analizzare il 2020 che come anno ha avuto un benessere diverso, d’estate soprattutto. Dobbiamo però mettere il turbo per recuperare gli anni prima del 2020 dove ancora una volta stavamo perdendo la bussola del viaggio.
Senza una programmazione, con una sola speranza di finanziamento, con un solo pallino fisso, con la volontà di pochi e non di tutti di intraprendere percorsi nuovi. A partire dal trekking e dallo sport estivo, cose che in altre zone anche d’Irpinia si fa e si lavora a pieno regime. Ma non solo in questa campagna elettorale deve terminare il personalismo di molti, riducendolo al minimo storico, mentre converrebbe insistere su di un obiettivo comune che è quello di rilancio, non solo perché è giusto, anche se a volte giusto non è bello, ma anche perché è doveroso e sacrosanto in questo momento, dove le certezze, anche quelle piccole, sono ben accette.
Allora piacerebbe molto se invece di attaccarsi a vicenda si parlasse di fare e farsi capo di un futuro che richiede responsabilità e non permette errori. Da ottobre il lavoro da fare è quello di ricucire il tessuto sociale di questo paese, a cominciare dalle associazioni e dalle rappresentanze. Iniziare ad ascoltare chi e cosa si vuole fare per portarsi avanti fino a quando non si avrà certezza di essere ancora centro di sviluppo turistico e centro di cultura, come avvenuto in anni addietro.
Perché il sorpasso ci sta e va bene anche, ma stare sempre dietro e copiare altre realtà forse è deleterio o no?
Giovanni Nigro
(da Fuori dalla Rete, Agosto 2021, anno XV, n. 4)