Attorno alla ammiraglia della G.B.C. c’è stamane animazione. Sono i parenti e gli amici dei parenti di Rocco Gatta, nato a Bagnoli Irpino, ossia nel luogo dove la tappa parte e dove il Giro costituisce un avvenimento eccezionale. Gatta si è trapiantato in Toscana a soli otto anni, parla toscano, ogni tanto però ritorna al paese dove si sente qualcuno per via delle vittorie fra i dilettanti e per essere l’unica icona ciclistica di Bagnoli.
Ma c’è mancato proprio un niente che alla grande festa lui, il paesano Rocco, brunissimo, viso scarno profilo da atzeco, non fosse presente. Dopo due anni alla Sammontana non aveva infatti trovato alcuno nel ’75, disposto a tesserarlo. Era stato costretto a ritirarsi, vendendo verdure a Mariana. Ma poi decide di riprendere, incitato dai paesani, che lo appoggiano con la loro società di gruppo sportivo Arci. E quando Torriani annuncia con largo anticipo che il Giro arriverà e partirà nella sua zona, dalle sue parti, ce la mette proprio tutta, nelle prime corse, per convincere qualcuno che lui è ancora vivo, per non mancare alla storica festa in veste di protagonista.
Finalmente un mese prima del Giro qualcuno gli da una mano: si tratta di Enzo Caparrini, in qualche modo abbinato alla G.B.C. con la sua ditta di pelletteria “Le Sac Jorgette” che tutti pensano francese e invece si scopre essere empolese; una ditta che va piuttosto forte in Francia nonostante la concorrenza di Luis Vitton. Dunque, Rocco, raccomandato da Caparrini, entra nella G.B.C. e ieri si trova dalle sue parti con manifesti e scritte come i campioni e si gode stamane l’ultimo e forse unico scampolo di popolarità, assieme ai suoi “fratelli” che non sono di Bagnoli Irpino, ma lombardi come Algeri e Calvi, veneti come Pizzini e Vanzo, marchigiani come Polidori o addirittura olandesi come l’allampanato Brynkman, e non hanno proprio motivo di rallegrarsi come si rallegra lui. Meditano infatti sulle scarse finanze della cassa comune e sulla ingenerosità degli assi. Dopo otto giorni di gara i soldi si contano in un amen: 120.000 lire, ossia 15.000 lire al giorno, poco più di 2.000 lire a testa. È proprio una miseria, un insulto, a gente che fatica e suda per cinque-sei -sette ore quotidiane; appena qualcosa in più di quanto intaschi, in un’ora una colf. Eppure, qualcuno della G.B.C. ha un nome come Polidori che ha indossato la maglia rosa e la maglia gialla o come Algeri, campione mondiale a squadre; come Pizzini che un Giro d’Italia se lo è già aggiudicato fra i dilettanti. Mentre Rocco intrattiene il suo clan, gli altri si lamentano invece della situazione, dei big egoisti che lanciano gregari al loro inseguimento quando provano a evadere in caccia di traguardi regionali e no.
Per fortuna c’è Zandegù. Lo sapete che Dino ha il buonumore nel sangue, e che sprizza da tutti i pori. E non è certo il vino a darglielo era così anche da corridore. “Ohè ragazzi che è quella faccia? Oggi è festa non vedete quanta gente attorno a Gatta? Su, allegri ragazzi! Oggi è la nostra. Buttatevi nelle fughe; anche tu mammalucco!” E così dicendo dà uno scappellotto a Brynkman che lo guarda senza capire un acca e per non saper né leggere né scrivere sfoggia un largo sorriso.
Ultimi saluti, ultimi evviva e incitamenti al paesano Rocco. Poi la corsa si avvia. C’è una fuga, e dentro, udite udite, c’è anche Gatta. Ce n’è un’altra verso il traguardo regionale di Benevento e su cinque che scappano due sono della G.B.C. : Polidori e Algeri. Vogliamo proprio vedere se un traguardo sfuggirà anche stavolta ai biancocelesti. No, Polidori rimonta in extremis De Geest, e Algeri è terzo. Un rapido conteggio ci consente di rilevare che in pochi minuti la G.B.C. ha raddoppiato gli introiti. Poi la corsa si srotola in altra maniera, Polidori insiste un poco, arriva in ritardo ma Pizzini conclude a poca distanza dai primi. All’arrivo c’è dunque un’altra atmosfera. E Zandegù non ha più nemmeno bisogno di fare il suo numero. Finalmente un po’ di festa per Rocco e i suoi fratelli.
Ermanno Mioli – Stadio 29 maggio 1976