Sin dall’antichità la produzione di castagne, per l’Alta Valle del Calore, è stata una delle principali risorse produttive che assicurava, un reddito, spesso esclusivo, a tantissime famiglie attraverso la produzione di castagne o la vendita del legname da opera o da taglio. Oggi la regione Campania da sola produce più del 50% della produzione nazionale, il dieci per mille della produzione mondiale. Il 60% della produzione campana arriva dalla provincia di Avellino e precisamente dai Comuni di Bagnoli, Cassano, Montella e Nusco.
Le circa 5000 aziende agricole impegnate nel settore e altre 25 di trasformazione costituiscono il polo principale europeo della lavorazione industriale dei frutti di castagna. Oltre all’aspetto economico i castagneti svolgono da secoli un importante ruolo ambientale. La castagna, al contempo, è un prodotto unico, una delle eccellenze, insieme al tartufo, di questo territorio, oltre ad essere una tradizione secolare tramandata da generazione in generazione. Eppure questo frutto simbolo dell’Alta Valle del Calore, attraversa ancora oggi un periodo di grave crisi a causa del Cinipide galligeno. La filiera della castagna, nonostante gli oltre dieci anni di lotta biologica al cinipide, continua ad essere fortemente penalizzata. Chi, come Salvatore Malerba, titolare dell’azienda agricola Malerba, da anni in prima linea nella lotta al cinipide, sa che occorre reagire contemporaneamente su più fronti, provando a ridimensionare la presenza del cinipide e favorire un aumento della produzione e allo stesso tempo attivare, attraverso un’unica cabina di regia, ogni iniziativa necessaria per una maggiore tutela del prodotto.
Partendo da questi presupposti che bisogna agire e a tal proposito lo stesso Malerba è favorevole all’iniziativa intrapresa dal sindaco Buonopane di realizzare un Consorzio di tutela della Castagna Igp di Montella, ma, allo stesso tempo bisogna salvare la castanicoltura, perchè senza la castanicoltura non si va da nessuna parte.
“Il consorzio –afferma Malerba- è un’iniziativa da farsi assolutamente e in tempi brevi ma è tutto legato alla salvaguardia del comparto castanicolo, puntando alla qualità del prodotto anche avviene aiutando il castagno a sconfiggere il cinipide. Ci sono ad oggi a distanza di dodici anni dall’arrivo del cinipide, zone altamente compromesse, addirittura con impianti più vecchi a rischio sopravvivenza non avendo più microelementi nel terreno a cui attingere non essendoci più fotosintesi sulla chioma degli alberi. La mia ricetta è che bisogna intervenire con delle concimazioni biologiche aiutando gli alberi sia al suolo che a livello fogliare e sempre nel rispetto della natura e delle leggi vigenti abbattere se è necessario i rami invasi dal cinipide, provando infine a debellare anche lo Gnomoniopsis castaneda, il fungo che agisce all’interno del guscio compromettendo la qualità del prodotto”.
Valorizzare la coltura del castagno, salvaguardandola dal cinipide e allo stesso tempo tutelare e valorizzare il prodotto, anche in virtù degli spazi di mercato ritagliatosi dagli altri competitors ovvero Portogallo, Grecia, Turchia e Spagna. Sono questi i punti cardine su cui puntare per una ripresa di un settore strategico per l’economia dei paesi dell’Alta valle del Calore.
Giulio Tammaro (Tusinatinitaly.it)