Pare che Matteo Renzi abbia definitivamente deciso di abbandonare il Partito Democratico e fondare un suo movimento (Italia Viva, ennesimo partitino destinato all’estinzione con le prossime elezioni) quando ha saputo che, alla Festa de l’Unità di Ferrara, la gente, alla fine di un comizio, aveva cantato Bandiera Rossa. Per la verità furono cantate, in quell’occasione, anche Bella Ciao e l’Inno dei Lavoratori. Ma Bandiera Rossa è stata quella che lo ha convinto ad andarsene.
Quando ho letto questa cosa, la mia personale reazione è stata: “A saperlo, l’avremmo cantata qualche anno fa…”. Ma non è di questo che voglio parlare.
Voglio parlare della canzone, di Bandiera Rossa, nata 150 e più anni fa, quando i lavoratori e i contadini erano trattati come schiavi; quando chi la intonava lavorava per 12 ore e più al giorno, per 7 giorni la settimana, con un salario da fame; quando lavoravano anche bambini, che non avevano alcun diritto e che, spesso, morivano letteralmente di fatica.
Oggi, grazie a Dio, non è più attuale, ma per 150 anni ha rappresentato più di un canto, in Italia e anche all’estero, dove i nostri concittadini l’hanno portata e cantata: un simbolo, un riferimento unico ed insostituibile per chi ha creduto in un ideale; la colonna sonora di una identità collettiva, che ha unito milioni di italiani e ha consentito loro di contribuire alla crescita democratica, civile e sociale della nostra nazione.
Bandiera Rossa è un pezzo di Storia italiana.
Disprezzarla è come buttare via la Bibbia, solo perché in essa è scritto che la Terra è nata poco più di 5.000 anni fa…
Molte persone (le stesse, magari, che per anni hanno propinato lezioni di comunismo a quelli che qualche dubbio lo hanno sempre avuto) oggi storcono il naso, quando la sentono intonare. Figuriamoci allora Matteo Renzi, che di sinistra non è mai stato.
Ovviamente a chi fa politica ed è innamorato solo di se stesso; a chi è convinto che la politica sia solamente gestione del potere non interessano i simboli. Chi crede che la politica si fa costruendo consenso con metodi spiccioli, magari a spese del bilancio pubblico (cosa che certi politici sapevano e sanno fare benissimo), non può capire che un canto unisca, accomuni, affratelli e possa avere un valore che, emozionando, attraversa i cuori, ma anche gli anni, i decenni, le vicende umane e storiche.
Magari oggi avessimo ancora partiti i cui elettori siano uniti da canti, da inni, da slogan, nei quali ognuno si ritrova e per i quali ognuno si emoziona. Oggi molti partiti, soprattutto quelli tascabili e personali, sono uniti da interessi beceri, disonesti, indicibili. Oppure sono tenuti insieme da parole d’ordine che richiamano odio e violenza.
Caro senatore Renzi, Lei non riuscirà mai a trovare per Italia Viva (il suo giocattolino tutt’altro che infrangibile) una canzone bella come Bandiera Rossa, da cantare per i prossimi 150 anni. No, anche ammesso che Lei la cerchi disperatamente, non la troverà.
Luciano Arciuolo