Vincere il sopore

di Antonio Cella

In assenza di materiali di repertorio e testimonianze d’archivio, appare difficile  riportare in luce la ricostruzione storica di Palazzotenta39 a far data dall’anno della sua nascita: 2007. Ma io non mi arrendo. Farò del mio meglio, anche se faccio fatica a smarcarmi da una voce interiore che insistentemente mi dice di lasciare ai giovani di sentenziare, nel bene e nel male, sulla sopravvivenza di una Associazione che mi ha accompagnato per un lungo periodo della mia vita.

Eravamo in tre all’ombra dei lecci, seduti al tavolo del Bar Centrale a sorbirci una bibita ghiacciata per tentare di vincere le folate di afa che imperlavano la fronte di fastidiose gocce di sudore. Si discuteva, ovviamente, di politica. Carlo Trillo e Mimmo Nigro, componenti del trio, avendo saputo della mia probabile candidatura nella lista PD in lizza per il rinnovo del consiglio di amministrazione comunale per il quinquennio 2008-2013, cercavano di sfruculiarmi. Ma, non mossi ciglio: né di assenso né di estraneità alla presunta candidatura. Smisi di esprimermi con comodi monosillabi per inserirmi nella discussione soltanto quando dalle labbra di uno dei due interlocutori sibilò la proposta di mettere su, nel paese, un circolo culturale di un certo rilievo che, astraendo dalla partecipazione politica e dalle beghe dei partiti, si dedicasse esclusivamente alla cultura.

Rinsavii immediatamente, annullando il mutismo. Per me (e non solo) la parola cultura è sinonimo di libertà, di ricchezza intellettuale, spirituale, e morale; è apertura alla conoscenza di altri popoli, delle loro arti, della loro civiltà; delle loro attività, delle loro scienze. E’, in parole semplici, una cosa magica che mi attrae come la luna attrae le maree.

Nel giro di una settimana, mettemmo fine alla gestazione dell’agognata associazione. Una volta nata, il pensiero primario che animò il trio, fu quello unanime di tenere lontana dalla stessa la partecipazione attiva dei dirigenti e degli associati dalla vita politica. Sapevamo bene che lo stare lontani dalla politica partecipativa avrebbe apportato un sicuro giovamento al sodalizio. Infatti, nel secondo semestre del 2008 l’adesione al progetto culturale fu altissima. Tante furono le persone che seguirono con vivo interesse le conferenze tematiche organizzate dall’associazione (sette nel semestre 2008 e altrettante nel 2009) che toccarono i vari rami dello scibile umano. La comunità cittadina ha potuto vivere, così, momenti di nuove emozioni, grazie agli interventi di valenti professionisti (Gino Parenti, Alfonso Frasca, Annibale Cogliano, Pasquale Ferrante, Paolo Saggese, per citarne alcuni) lasciandosi affascinare dalla verve storica, scientifica, artistica, umanistica degli stessi, da cui traspariva lo sviluppo del libero pensiero e la nuova consapevolezza dei mezzi dell’uomo e della sua potenza (altro che intelligenza artificiale!). Insomma, fu la ripetizione di un micro “Rinascimento” per la comunità.

Certo, la politica è cultura, non ci sono dubbi. Noi, però, abbiamo preteso che fosse la politica a porsi al servizio della società e non la società a mettersi al servizio di abili politicanti, come sempre avviene in tanti paesi, presupposto essenziale, propedeutico, direi, al sano avvio di un’attività culturale plurima da protrarsi nel tempo e radicarsi in un territorio intriso profondamente del carattere localistico e del pensiero atavico del notabilato padronale.

Ora le cose sono cambiate.

L’Associazione langue. Non brilla più di ironia e intelligenza, di iniziative e di colpi di genio; niente che possa avvicinarsi agli obiettivi che ci eravamo preposti nel virtuale atto costitutivo. Il suo compito, ora, è dedicato all’informazione alla comunità della nascita di neonati e di cose altrettanto amene quali: le ciaspolate sul Laceno, la tosatura delle pecore, l’arresto dei trafficanti di droghe, gli spargimenti abusivi di rifiuti, le rotture sentimentali di giovani coppie e i litigi in famiglia e…giù di lì. E’ venuta meno, purtroppo, quell’atmosfera magica che ci incantava nell’ascoltare il luminare di medicina, l’umanista poeta, la presentazione di lavori letterari di scrittori locali nell’ex delle suore di Sant’Antonio, la cui eco richiamava l’attenzione degli amanti della cultura dei paesi limitrofi, dei migranti bagnolesi ormai stanziati in Germania, in Svizzera, in Francia e finanche negli Stati Uniti d’America.

Quanto tempo dobbiamo aspettare ancora per avere l’arrivo di un soggetto con cui si trovi equilibrio: una parte alla cronaca, una parte alla cultura; una parte allo sport, e un’altra alla conoscenza; una parte (anche) alla politica e altrettanto alla poesia.

Svegliatevi!

Aggiungete, se possibile, un pizzico di impegno in più nell’adempimento degli incarichi che vi sono stati assegnati dagli associati. Tra qualche giorno dovrebbero avere inizio i lavori di montaggio dei nuovi impianti di risalita sulle coste del Rajamagra. Su quest’ultimi, ora, per ovvii motivi, dobbiamo estendere la nostra maggiore attenzione e augurarci che si svolgano, per il bene del paese, con competenza e onestà.

È giunto il momento di lavorare insieme.

Antonio Cella

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