Visita alla Domus Spei di Roma. Raffaele Nicastro: «Ho voluto fare questa esperienza di servizio per essere utile agli altri»

Famiglia Cristiana Marzo 16 marzo 2025
Visita alla Domus Spei di Roma. Raffaele Nicastro: «Ho voluto fare questa esperienza di servizio per essere utile agli altri»

Vogliamo far sentire tutti a casa. Visita alla Domus Spei di Roma dove alloggiano i pellegrini, giovani e adulti

«Sono soprattutto ragazzi di 35-40 anni, ma c’è anche una coppia di ultraottantenni», dicono all’ingresso. «I primi da accogliere sono proprio quelli che hanno deciso di dare una mano»

di Annachiara Valle foto di Alessia Giuliani/CPP – FAMIGLIA CRISTIANA 16 Marzo 2025 – ANNO XCV

Sveglia all’alba e colazione presto. Casacca verde, zaino e borraccia, i volontari che fanno il turno di mattina, alle 7 sono già in via della Conciliazione. Pronti a dare indicazioni e sostegno a quanti si avviano in pellegrinaggio verso la Porta Santa della basilica di San Pietro. La parola d’ordine è «accoglienza». Perché non basta spiegare il percorso o distribuire gli opuscoli per la preghiera. L’obiettivo di chi ha deciso di dedicare un po’ di tempo agli altri, in questo Giubileo, è di far sentire tutti a casa.

«La prima accoglienza è nei confronti degli stessi volontari» precisa Daniele Fiscaletti, 66 anni, romano. È il primo volto che appare a chi arriva alla Domus Spei, a due passi da piazza Navona, nel cuore di Roma. Dal 31 dicembre e per tutto l’anno giubilare ha dato la disponibilità a seguire la gestione della casa e a occuparsi dei volontari temporanei. Un intero piano, in via del Monte della Farina 64, che era disabitato da anni.

«Ci sono state diverse donazioni», racconta Daniele, «i letti, gli armadi, gli elettrodomestici. Noi Templari abbiamo dato la disponibilità a montare il mobilio e a fare quei lavoretti che servivano a rendere la casa abitabile. E poi, visto che in questo momento avevo tempo libero, mi sono offerto volontario per gestire la reception. Significa non solo, come dicevo, accogliere le persone che arrivano, ma anche rispondere alle loro richieste e far rispettare le regole. Siamo una comunità di cento persone e quindi, per vivere in armonia, bisogna venirsi tutti incontro». A dargli una mano c’è Tomasz Budnick, polacco di 41 anni, anche lui volontario permanente.

«Sono qui da qualche settimana e mi fermerò fino alla fine del Giubileo», sottolinea. Stilista di moda femminile, non ha avuto remore a spostarsi dalla Sicilia, dove abitava, nella capitale. «Ci vuole una certa esperienza per gestire una casa come questa, ma a me fa piacere occuparmene». Spiega le regole della Domus: «Due turni, uno la mattina e uno il pomeriggio, a cui in questi giorni si è aggiunto quello serale per il Rosario che si recita in piazza per la salute del Papa. Abbiamo chiesto chi se la sentiva di fare questo terzo turno e sono state tante le mani che si sono alzate». I ragazzi, «in media 35-40 anni di età, ma abbiamo avuto anche una coppia di ultraottantenni, arrivano qui il sabato, depositano i bagagli, si recano all’infopoint di via della Conciliazione e fanno un primo briefing su cosa si richiede da loro. Vengono forniti di kit, dalla borraccia al cappellino, allo  zainetto e poi tornano a prendere la loro camera. Stiliamo un calendario con i turni per le attività e cominciano a prendere confidenza con gli ambienti. In genere il servizio dura una settimana, ma qualcuno, soprattutto i ragazzi più giovani, danno la disponibilità per più tempo. Capita anche che chi era venuto per rimanere da sabato a sabato chieda di continuare ancora per altri sette giorni».

Le richieste arrivano attraverso il sito www.iubilaeum2025.va/it/pellegrinaggio/volontari-del-giubileo/diventavolontario. html «Ci sono soprattutto volontari italiani e sudamericani. Ma non mancano gli spagnoli, i tedeschi» aggiunge Tomasz. O gli austriaci, come Melanie Spiegel, 23 anni. «Ho appena finito l’università e ho voluto prendermi un po’ di tempo. Sono venuta a Roma perché sono molto cattolica e questo è l’anno giubilare, l’anno di Dio. Mi è sembrata una grande opportunità venire qui e servire gli altri pellegrini», spiega davanti a una tazza di tè. In attesa che arrivi l’ora di pranzo la sala mensa è anche un luogo di studio e incontri.

Qualche tavolo più in là c’è Raffaele Michele Nicastro di Bagnoli Irpino (Avellino), anche lui di 23 anni. «Ho voluto fare questa esperienza di servizio per essere utile agli altri», aggiunge. Impegnato in parrocchia e in diocesi con il progetto Policoro, pensa che questo «sia anche un grande momento formativo per noi volontari. Si incontrano persone di tutto il mondo, ci si confronta, ci si guarda dentro, si cresce».
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