A scuola sto trattando con i ragazzi di prima media l’argomento “Imparo a giocare” dove si mette in evidenza il FAIR PLAY (gioco leale). Sappiamo quanto sia importante lo sport nella formazione della persona, l’opportunità che offre nella crescita sociale, nel confrontarsi e relazionarsi con gli altri.
Il Fair Play rappresenta il modello ideale di come deve essere uno sportivo nei suoi comportamenti. L’atleta che rispetta il Fair Play rispetta le regole, rispetta gli avversari, rispetta i propri compagni di squadra, rispetta i giudici di gara. Oggi che lo sport si è trasformato in un fenomeno di massa ed è diventato sinonimo di gioco e divertimento, il Fair Play ha assunto ancora più valore ed è diventato un vero e proprio Codice di Comportamento.
Lo sport stesso, però, deve essere usato come metafora per dimostrare come la vita dovrebbe essere vissuta. Le regole del Fair Play devono diventare un modo di essere, di pensare, non solo di comportamento.
In questi giorni ricorre il triste momento dell’inizio della pandemia. Un anno fa le nostre vite sono cambiate, stravolte da un virus che ha costretto tutti noi a non uscire di casa. Si sono chiusi i locali commerciali con grosse ricadute finanziarie, tante attività sono state costrette a chiudere e tanti hanno perso il lavoro; hanno chiuso le scuole mettendo in difficoltà l’intero panorama educativo.
Tre mesi vissuti con preoccupazioni, con paure, per molti, purtroppo, con dolore per la perdita dei propri cari. L’estate aveva dato l’illusione che tutto stesse passando, invece no, la seconda ondata stava dietro l’angolo in attesa che i nostri comportamenti superficiali e irrispettosi di ogni regola facesse tornare protagonista il virus.
Da settembre ad oggi nel nostro paesello è uscito fuori il modo di pensare e di essere di molte, direi di tante persone e anche di tanti giovani. Il “Fair Play” è stato completamente ignorato, non sono state rispettate le regole, non si è rispettato se stessi, non sono stati rispettati gli altri e si è continuato a sottovalutare il virus che è una cosa seria e fa davvero male.
Si è sottovalutato a tal punto che uno screening con tamponi rapidi, gratuito, organizzato dal Comune , rivolto a tutto il personale della scuola e a tutti gli alunni ha visto la partecipazione di appena il 52%, eppure, riaprire la scuola in sicurezza doveva essere la priorità di genitori, personale Ata e docenti. Oggi stiamo di nuovo in zona rossa, tutti a protestare a criticare, i negazionisti si sfrenano e continuano ad urlare che ci stanno prendendo in giro.
Io credo che sia arrivato il momento che le lamentele si trasformino in riflessioni da parte di tutti, di cambiare i comportamenti, di essere più rispettosi della piccola Comunità in cui viviamo, di adottare consapevolmente stili di vita più consoni al momento “storico” che stiamo vivendo, di non limitarci a dire sempre… speriamo, speriamo, ma essere in grado di saper prevenire facendo tutti il nostro dovere, facendo i necessari controlli, di fare appena possibile il vaccino perchè solo così potremmo tornare tutti ad una vita normale.
Michele Frasca
(da Fuori dalla Rete, Marzo 2021, anno XV, n. 1)