Volere la pace, non significa dire “facciamo pace“

di Filippo Nigro

La concordia e la pace sociale sono valori che vanno sempre contrapposti alle divisioni ed ai conflitti. Ma sono valori che poggiano su fondamenta molto fragili, soprattutto quando c’è un passato tumultuoso come il nostro. E’ perciò un edificio che va costruito con basi solide e robuste. Moro diceva che “la pace civile corrisponde ad una grande vicenda del libero progresso umano, nella quale rispetto e riconoscimento emergono spontanei, mentre si lavora, ciascuno a proprio modo, ad escludere cose mediocri, per fare posto a cose grandi“. Dunque, la pace sociale non è una invenzione a tavolino in mezza giornata e tra quattro persone, ma qualcosa di più complesso. Volere la pace, non significa dire “facciamo la pace“, perchè il futuro non si costruisce cancellando il passato.

Così capita che un inganno fatto passare per “unione“, abbia disgregato il tessuto sociale del paese. A memoria d’ uomo, nessuno ricorda un tale disastro. Prima il paese era diviso, adesso c’è la frammentazione.

Ma bisogna sempre fare i conti con la realtà, anche quando non corrisponde ai propri desideri. Onestà intellettuale vorrebbe che quando ci si muove per raggiungere un obiettivo, ed invece si raggiunge l’obiettivo opposto, si dovrebbero trarne le conclusioni e compiere un gesto che abbia il significato di una assunzione di responsabilità e, nello stesso tempo, sia pure da stimolo per avviare una ricomposizione effettiva e non ingannevole.

Se invece non si fa niente, se ci si limita a dichiarazioni di rito, vuol dire che in realtà l’obiettivo è stato raggiunto. E se è stato raggiunto, è evidente che non era quello di unire.

Ecco dunque svelato l’inganno!

Sarebbe stato interessante se gli eletti, strumenti inconsapevoli, ne avessero salutato gli autori con un “a non rivederci“ e da soli avessero stabilito la nuova Giunta, a dimostrazione di non subire condizionamenti e di essere davvero autonomi. Invece si parla di una sorta di Direttorio che avrebbe deciso incarichi e ruoli (per il momento).

Ciò ha comportato nuove polemiche, altri dissensi. A quanto pare, questi come si muovono combinano disastri. E si racconta pure che alla verificazione disposta dal TAR per individuare le aree in proprietà e quelle demaniali, in relazione alla vicenda Seggiovie, il Sindaco abbia portato con sè il proprio  “angelo custode“. E questi sono gesti che vanno nella direzione opposta a quella annunciata ed auspicata.

Ma la cosa non ci meraviglia, anzi era ampiamente prevedibile. E se queste sono le premesse, c’è poco da aver fiducia nel futuro.

Io non dimenticherò mai la piazza affollata del Venerdi sera, gli abbracci, gli occhi umidi di tanta gente. Ed il giorno dopo, messaggi, sms, ancora strette di mano e manifestazioni di affetto. E’ questa “l’ unione“ vera, autentica e spontanea, densa di significati e contenuti e non inventata a tavolino, che c’era, è venuta fuori e si è rafforzata in quei momenti.

Ecco dunque la necessità di essere ancora presenti, per lavorare assieme a quanti ritengono indispensabile un assetto più giusto della nostra comunità, lontano dall’invidia e dalla meschinità. Insieme a quanti, come diceva ancora Moro, “si vogliono collegare l’uno all’altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo“.

Ci aspettano dunque nuove sfide, che vogliamo affrontare con piena coscienza del passato e del presente, ma con intelligenza e sguardo rivolti al futuro.

Filippo Nigro 


(da Fuori dalla Rete, Luglio 2018, anno XII, n. 4)

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