Aniello Capozzi: “Il pazzo del Laceno”

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E’ un personaggio che nella storia locale di Bagnoli Irpino occupa un posto di primissimo piano quale pioniere dello sviluppo turistico dell’altopiano Laceno e come fotografo del ricco patrimonio artistico e delle affascinanti vedute paesaggistiche e ambientali del paese.

Nasce a Bagnoli Irpino il 13 Maggio 1899 in via Bonelli, terzo dei sei figli di Lorenzo e Rosina Labbiento. Da ragazzo insieme al padre , guarda comunale, si avventura sul piano Laceno e se ne innamora frequentandolo poi sia come cacciatore che come fotografo dilettante e autodidatta. Fu tra i ragazzi del 99 che partecipò , negli ultimi mesi, alla Prima Guerra Mondiale. Barbiere, libraio, perfezione il suo amore per la fotografia nello studio del famoso Solimene ad Avellino dove conosce altri famosi fotografi e la famiglia Amatucci con cui instaura un rapporto destinato a durare per decenni e che nei primi anni del fascismo gli procura qualche grana con la giustizia.

Quando si sposa l’8 Agosto 1928 con la maestra Lepore Vincenza detta Maria, è un fotografo orami conosciuto ed apprezzato in provincia e le sue foto pubblicate su giornali, riviste e libri fanno conoscere a tanti le bellezze artistiche di Bagnoli e quelle naturali del Laceno.

Con Solimene, De Feo, Maggi, De Simone, Barzaghi, Velle, Leone, Manto, colleghi fotografi irpini, partecipa a varie manifestazioni e mostre fotografiche ricevendo sempre grandi riconoscimenti. Ricordiamo tra gli altri a Napoli nel 1930 alla “Mostra del Paesaggio meridionale” dove Aniello Capozzi ebbe il merito di essere l’unico irpino premiato tra gli altri cento concorrenti; premiato nel 1932 alla “I Mostra fotografica Irpina d’arte” tenutasi ad Avellino nel luglio-agosto. Su “rassegna fotografica” di Milano dello stesso anno parlando della mostra di Avellino “.. alle ombre discrete dei faggi bagnolesi è ritornato Aniello Capozzi. Con le sue foto ha rievocato i culti e l’arte antica di un artigianato maestro”: mostra dai dettagli miracolosi saggia nei rendimenti tecnici. Da domani attenderà ad allestire in album le cento visioni del Coro seicentesco e della Collegiata pel mistico sentimento d’un regal ospite a Laceno, S.A.R. Umberto di Savoia”.

Ed infatti le foto del Principe Umberto in visita a Bagnoli e alle manovre militari sul Laceno nell’agosto del 1932 vengono pubblicate su tutti i giornali nazionali ed insieme alle foto pubblicate nel 1936 dal Touring Club Italiano nel VII volume di “Attraverso l’Italia-Campania” in una prima edizione di 450.000 esemplari fanno conoscere Bagnoli asgli appassionati di tutta Italia.

La seconda Guerra Mondiale vede il Capozzi scrivere per il “Roma” ed il “Corriere dell’Irpinia”, corrispondente del Banco di Napoli e poi impiegato al Comune con l’allora segretario Belisario Bucci e dopo proprietario della sala cinematografica di Bagnoli. Nei giorni 14-15-15 Giugno 1947, sotto Papa Pio XII, si svolgono i solenni festeggiamenti per l’Incoronazione della SS. Vergine Immacolata di bagnoli Irpino con la partecipazione del Cardinale Giuseppe Bruno, di quattro vescovi e di tutte le principali autorità provinciali. In quell’occasione Capozzi gira un lungometraggio che dopo pochi mesi sarò proiettato nella pubblica Piazza di Bagnoli e poi inviato in America per la visione da parte dei numerosi emigranti bagnolesi e li si pensa sia andato perduto.

Nel 1955 comincia l’avventura sul Laceno. Costruisce tre piccoli chalet e nasce la “Taverna Capozzi”, e si da corpo ed anima ad un’impresa dai più ritenuta folle (ecco il perché del “pazzo del Laceno”) fare dell’altopiano un polo turistico. Alla fine degli anni 50 il boom del Laceno d’Oro, tanti personaggi celebri Modugno, Milva, Taranto, Pasolini, Monicelli, Kuzzabum Koy, Sullo, De  Mita, Maccanico, Agnes per citarne alcuni passano attraverso l’obiettivo della sua reflex e gustano le prelibatezze della sua cucina. Aniello Capozzi non è solo amico di artisti, intellettuali , politici e giornalisti ma soprattutto amico della gente che ogni giorno si innamora come lui del Laceno e a tutti non fa mai mancare il suo mitico pensiero: tartufi e funghi.

Nominato cavaliere del lavoro e insignito da Paolo VI della Croce Pro Ecclesia et Pontefice lascia settantenne il Laceno con grosso rimpianto e con la speranza che il suo sogno folle non venga disperso. Per questo, insieme a pochi altri, crea negli anni ’70 la “Bagnoli-Laceno”, una delle prima Pro Loco irpine diventandone Presidente. Dopo cinque anni esatti dalla morte della mogli si spenge lasciando in eredità una sole e grande ricchezza: il suo enorme e inestimabile archivio fotografico.

Articolo tratto da “Il Monte” rivista culturale di Montella (AV)

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