Bagnoli Irpino – “Lu iuogu r’ l’caso”, storia dimenticata di una tradizione carnevalesca
di Giulio Tammaro (Tusinatinitaly.it)
La tradizione carnevalesca è molto sentita in molti paesi dell’Alta Irpinia. Montemarano, Paternopoli e Castelvetere le realtà più famose, che dedicano al carnevale maschere, balli e carri allegorici, ma anche Teora con la sua maschera simbolo, “lo Squqqualacchiun” o la “Zeza” di Mercogliano solo per citarne alcuni. Ogni paese ha una tradizione che mantiene viva con orgoglio.
Una tradizione particolare, oggi quasi scomparsa, che si differenziava da tutte le altre presenti in Irpinia è: “Lu iuogu r’ l’caso” ,(lancio o ruzzola del formaggio) a Bagnoli. Il Sanduzzi nelle sue Memorie Storiche di Bagnoli Irpino a tal proposito scrive: ”Nei giorni di carnevale, in cui i nostri cittadini a causa dell’inverno erano obbligati ad un ozio forzoso, si divertivano a giocare per le strade dell’abitato, con forme di cacio, o coi caciocavalli, ed il gioco consisteva nello spingere a mano questi latticini lungo le vie interne, ed il vincitore era colui, che li aveva spinti più lontano degli altri giocatori, ed aveva raggiunto prima di tutti un determinato numero di punti. Il gioco cominciava da una estremità della borgata, e più spesso dal limite inferiore del borgo, e terminava all’altro estremo corrispondente, ed altre volte si usciva fuori dall’abitato, se non si era raggiunto il numero dei punti prestabilito. Il premio del vincitore era il caciocavallo o forma di cacio, con cui si giocava, che per di più si consumava fra i giocatori in un improvvisato banchetto”.
Questo gioco aveva per i bagnolesi una valenza importante e a nulla valsero i vari divieti, essendo il gioco d’imbarazzo per i passanti. “Il conte Garzia II Cavaniglia – citando nuovamente l’opera del Sanduzzi – volle impedirlo, ed i bagnolesi allora furono paghi, quando nella transizione avvenuta fra lui ed il Comune, fecero sancire, che essi erano liberi di praticare questo gioco dal 17 gennaio di ogni anno, quando ha inizio il carnevale, fino al primo giorno di quaresima senza licenza alcuna degli Uffiziali del Feudatario”.
Il gioco sopravvissuto con la civiltà agro-pastorale che ha dominato queste montagne fino all’inizio del XX secolo è praticamente quasi scomparso nell’ultimo secolo. A riprendere l’antica tradizione carnevalesca bagnolese, negli ultimi anni ci hanno pensato il Consorzio Turistico Bagnoli-Laceno e la Pro Loco Bagnoli-Laceno, in occasione della kermesse autunnale dedicata al Nero di Bagnoli utilizzando, per l’occasione, forme di pecorino stagionato avente uno spessore di 10-12 cm, un diametro di 15-17 cm e un peso di 1,5-2 kg.
Il gioco realizzato nella piazza principale del paese, ha visto, nel corso degli anni, la partecipazione entusiasta di tantissime persone giunte a Bagnoli per vivere i due week end dedicati al Nero di Bagnoli. Dell’antica e sentita tradizione carnevalesca bagnolese, presente anche in tanti altri paesi del centro e del sud Italia non resta più niente, in compenso, la presenza di questo gioco fra le usanze tipiche di Bagnoli dimostra come il paese abbia subito l’influenza etrusca.
Il lancio del Formaggio è infatti un gioco antico che risale all’epoca degli Etruschi. Su un affresco nella tomba “dell’Olimpiade” di Tarquinia si scorge un lanciatore: la sua posizione induce a ritenere che stia lanciando una “forma”, probabilmente di formaggio pecorino stagionato, che i pastori si divertivano a far rotolare lungo i pendii e i sentieri.
La ruzzola del formaggio, a prescindere dal contesto, resta un momento oltre che di sport, intorno ad un prodotto alimentare storico, di autentica convivialità in cui la tradizione si intrecciava con la sana competizione e con il gusto per i prodotti del territorio, insomma nel lancio della forma del formaggio si intrecciava tanta storia e memoria del nostro Paese.
Giulio Tammaro (Tusinatinitaly.it)
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