Qualche tempo fa scrissi che se dovessi rinascere, vorrei che accadrebbe ancora una volta a Bagnoli Irpino. Non ho cambiato idea: continuo ad essere fiero della “Domus deorum” (Anisio). Un villaggio ancora ricco di tradizione, che cerca di conservare il fascino di una volta.
Anche quest’anno, pur se per qualche giorno, sono tornato ad immergermi nel cuore del mio paese, per fare il pieno di autenticità. È qui che iniziarono, “alcuni” anni fa, le mie origini. Questo è il luogo dove sono cresciuto, dove ho ricevuto le prime lezioni di vita…
Bagnoli è la terra che ha deliziato la storia dei miei primi vent’anni. Una terra dove sento ancora quel forte pizzico di nostalgia ogni volta che me ne allontano. Eccomi al quartiere “Torre”, affacciato al balcone, nella penombra del tramonto, a godermi un’ultima volta, il panorama di questo LUOGO EMOZIONALE !
Ammirare e ricordare i suoi degni testimoni per eccellenza: il castello Cavaniglia, svettare non meno fiero della quattrocentesca torre ottagonale di san Domenico, le possente mura della collegiata di Santa Maria Assunta, la torre dell’Orologio…che si ergono maestose in mezzo alle antiche case illuminate dalle ultime luci del giorno. E cosa dire della piazza?! Il più bel salotto dell’Irpinia, con i suoi bar a corredarla.
E poi, andando con la memoria oltre quelle montagne sullo sfondo, come non pensare al Laceno, un altopiano infinito, agli ampi boschi di faggi, a quel laghetto, piccolo ma insolitamente bello. Una natura che mi ricorda i dipinti di Shishkin”.
BAGNOLI IRPINO, PERCHÉ TI AMO…?
Saranno i legami con le mille consuetudini e costumi, i ricordi che si ravvivano, ad ogni ritorno, nella memoria dalle ceneri del passato. Rammenti fatti dalla semplicità di quei momenti di gioia: i mitici “centopassi” in piazza, sedersi sulla panchina, o al tavolo di uno di quei bar, rivedere gli amici e portare a galla spensierati ricordi lontani.
Questa notte un velo di tristezza disturberà il mio sonno. Domani mattina mi allontanerò da Bagnoli. E così, ancora una volta, darò un’ultimo saluto al mio villaggio. E già domani la mia mente, il mio cuore penseranno alle sue strade, alla sua piazza, ai miei amici…
Ma in fondo la vita continua a sorridermi: a Ginevra ci sono due delle mie quattro “principesse” che aspettano l’arrivo dei loro nonni per buttarci le braccia al collo! Ed è per loro, per tutti coloro che ci vogliono bene che dobbiamo continuare ad amare la vita.
Gino Di Capua
“Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.
(Cesare Pavese)
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