Che aria tira

di Federico Lenzi

Sempre più spesso si parla di surriscaldamento globale. L’inquinamento causato dall’uomo ha portato a rapidi ed ingenti cambiamenti nel clima. Questi ultimi si sono tramutati in una repentina trasformazione degli ecosistemi e in catastrofi sempre più frequenti (uragani, inondazioni, incendi). Quando si parla di surriscaldamento globale si pensa spesso all’Artico e si cerca d’invitare la popolazione a comportamenti eco-sostenibili. Tuttavia, oggi più che mai, siamo chiamati ad anticipare possibili sciagure legate al clima e a non farci trovare impreparati.

Le comunità irpine risultano tra le più esposte agli effetti dei cambiamenti climatici. Un’economia prevalentemente agricola è altamente soggetta agli shock climatici. Pensate alla produzione castanicola, all’acqua per le greggi, o ai danni causati da gelate fuori stagione. D’altro canto, il territorio montano presenta rischi d’incendio nei periodi estivi e d’alluvione in quelli invernali. Questi eventi potrebbero verificarsi nei pressi dei centri abitati, mettendo a repentaglio l’incolumità della popolazione. In aggiunta, il cambiamento climatico potrebbe portare a prolungati periodi di siccità e richiedere urgenti investimenti nelle reti idriche locali. Ebbene, è lecito preoccuparsi per il cambiamento climatico in Irpinia? E’ un problema che ci riguarda?

Per rispondere a questa domanda abbiamo consultato i dati con cui sono realizzati le previsioni di “Il Meteo.it”. Questi dati sono raccolti dalla centralina meteo di Trevico: paesino dell’Ufita a 1090mt sul livello del mare (40 chilometri da Bagnoli Irpino). Ogni giorno sono pubblicati i dati meteo delle ventiquattrore precedenti. La centralina è attiva da settembre 2009. Pertanto, abbiamo utilizzato i dati dal 2009 al 2019 per capire come il clima irpino sia cambiato nell’ultimo decennio.

Prima di tutto, abbiamo deciso di osservare come sono variate le temperature medie. Per ogni anno abbiamo calcolato la media della temperatura massima, minima e media giornaliera. Notiamo come dal 2010 al 2013 le temperature sono salite. Successivamente, dal 2013 al 2020, hanno iniziato a scendere. Questa può sembrare una buona notizia, ma guardando la temperatura minima è evidente come sia molto più alta rispetto al biennio 2009-2010.

L’Irpinia è storicamente una terra ricca d’acqua. Basti ricordare come le sue sorgenti alimentino l’acquedotto pugliese, principale fonte d’approvvigionamento idrico della regione Puglia. Guardando alle precipitazioni, notiamo un crollo dei giorni di pioggia e temporali a partire dal 2017. Gli anni 2017, 2018 e 2019 mostrano decine di giorni in meno. Sfortunatamente i dati non sempre riportano la quantità di pioggia e non riusciamo a fornire statistiche su questo punto.

Negli anni scorsi la nostra comunità ha più volte sperimentato periodi di prolungata siccità, anche nei mesi invernali. Nel 2017 un feroce incendio ha devastato il “Parco Nazionale del Vesuvio”. Questi grafici sono un campanello d’allarme: urgono urgenti investimenti sul mal ridotto acquedotto locale, cisterne per garantire l’acqua all’agricoltura nei mesi estivi e serbatoi per rifornire i mezzi antincendio. Anzi, essendo dati provinciali, quest’ultimi richiedono un’azione dai principali utilizzatori delle acque irpine: la regione Campania e la regione Puglia.

Questi problemi sono spesso stati oscurati dalla questione seggiovie. Sappiamo tutti come la neve cadesse molto più copiosa negli anni della nostra infanzia, ma cosa è cambiato in questo decennio?

Notiamo come i giorni in cui si sono verificati precipitazione nevose siano stati sempre superiori a 15 fino al 2012. Successivamente si sono verificati anni con scarse precipitazioni: 2013, 2014 e 2016. A partire dal 2017 i giorni di neve sono tornati sopra le fatidiche due settimane, ma non ai livelli pre-2013. Questo mette in dubbio la sostenibilità di nuovi impianti sciistici. I nuovi impianti non possono essere totalmente incentrati sullo sci.

Notiamo come l’umidità media registrata nel corso degli anni sia andata gradualmente crescendo. Questo ha comportato la diffusione di nuovi insetti (zanzare) e parassiti, a scapito di flora e fauna locale. Al contempo, questo rende le nostre estati sempre più afose.

Negli ultimi anni gli sbalzi termici sono diventati sempre più comuni, mettendo a rischio la nostra salute  e le produzioni agricole. Abbiamo calcolato la variazione della temperatura media rispetto a tre e a sette giorni prima. In media ci si aspetta che la temperatura vari maggiormente a sette giorni. Eppure, negli ultimi anni lo sbalzo termico medio a tre giorni è stato maggiore. Questo significa che le temperature variano sempre più repentinamente.

E’ evidente come il clima in Irpinia sia gradualmente cambiato nel corso degli ultimi anni, se si guarda alla media dello sbalzo termico giornaliera. La differenza media tra massima e minima giornaliera si è drasticamente assottigliata nel corso degli ultimi anni. In altre parole, gli sbalzi termici tra giorno e notte si sono gradualmente ridotti.

Concludendo, quest’analisi ci restituisce numeri che vanno ben oltre le opinioni spesso riportate su queste pagine. Si tratta di evidenze empiriche, dinanzi alle quali siamo chiamati a misurarci. Oggi più che mai è cruciale avere un acquedotto efficiente. Allo stesso tempo, bisogna essere pronti a lunghe stagioni di siccità e ai pericoli generati dagli incendi boschivi. Ormai, il trend è chiaro e non possiamo farci trovare impreparati. Questi dati ci insegnano come non ci siano più le mezze stagioni, pensateci due volte prima di metter via gli indumenti invernali!

Federico Lenzi

(da Fuori dalla Rete, Maggio 2020, anno XIV, n. 2)

*Per chi fosse interessato è possibile avere i dati in formato Excel, o Stata. Inoltre, è possibile replicare l’analisi aggiungendo gli ultimi dati attraverso un codice Python.


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