Lanciato nel 2014, il progetto “Generation E” è tuttora in corso: “E” sta per Europa, Emigrazione, Erasmus÷, Economia, Esodo, Espatrio. Partiamo dalla romantica realtà che si profila per i giovani migranti sud-europei, che hanno gettato le fondamenta di un tessuto sociale “europeo”. Questa generazione usa ormai le tecnologie più recenti con grande disinvoltura, ed è un passo più avanti nell’adozione dei cellulari, quasi il 100% dei giovani ne possiede uno.
Usare un sito per trovare un’impiego che richiede spesso ricerche e aggiornamenti costanti non rappresenta più un problema, poiché una grandissima maggioranza dei giovani usa “Linkedin” per cercare lavoro: la più grande rete professionale basata su Internet al mondo. Si può utilizzare Linkedin per trovare il lavoro o il tirocinio, costruire e sviluppare le competenze necessarie per crescere in carriera. Purtroppo questo sito non è sufficiente, e quindi spinti dalla crisi economica, decine di migliaia di giovani italiani, spagnoli e portoghesi scelgono ogni anno di partire verso il nord Europa alla ricerca di un futuro migliore.
Ma chi sono questi nuovi volti dell’emigrazione? L’assenza di sbocchi professionali e le ambizioni personali sono tra le prime cause dei giovani migranti. Un dato che non sorprende visto l’alto tasso di disoccupazione giovanile registrato in questi paesi, che oscilla in media dal 35% dell’Italia, con picchi nel sud dal 60/70%, a poco meno del 50% di Spagna e Grecia. C’è però anche chi parte per ragioni di studio, per amore, o perché spinto da un clima politico-culturale ritenuto irrespirabile.
Qualunque sia la ragione, andare all’estero, è il modo migliore per scoprire e farsi una cultura, padroneggiare una lingua, capire un nuovo ambiente, conoscere nuove competenze e talvolta anche nuovi orizzonti. Qualunque sia l’età. Le ragioni di spostarsi “all’estero” nel caso di chi decide di venire a completare gli studi in Italia oppure intraprendere un’attività, c’è soprattutto l’aspetto burocratico, la procedura è molto lunga e complicata. Purtroppo!
L’immigrazione di giovani italiani, spagnoli e portoghesi non è un fenomeno nuovo in Svizzera. Già negli anni Cinquanta e Sessanta la Svizzera aveva richiamato centinaia di migliaia di lavoratori, impiegati spesso in condizioni non veramente piacevoli. Il profilo di questi nuovi migranti è però diverso. Da un lato perché un tempo a emigrare erano soprattutto manovali stagionali e pochi operai qualificati, mentre oggi la maggioranza dei ha una laurea in mano, impoverendo purtroppo il loro paese di origine. E poi si tratta di persone abituate a viaggiare, che parlano diverse lingue e si sentono prima di tutto cittadini europei, se non del mondo!
Gino Di Capua
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