Anche chi, come me, dall’inizio della guerra si è schierato, senza se e senza ma, dalla parte del popolo invaso e contro il Macellaio e Criminale di Guerra che siede a Mosca, non può far finta di ignorare che la maggioranza degli italiani (48% contro 40%) è contrario all’invio di armi all’Ucraina. Né può far finta di non sentire le parole del Papa contro il riarmo e sulle cause della guerra.
Nessuno, credo, può accusare il Pontefice o la maggioranza dei nostri connazionali di stare dalla parte di Putin, del quale, peraltro, la guerra ha svelato non solo la crudeltà assoluta ma anche la pochezza politica, visto che, volendo dividere l’Europa e allontanare la Nato dai suoi confini, si ritrova oggi con una UE compatta (Orbàn e Salvini non contano…) e, nello stesso tempo, con una Russia circondata da nazioni che chiedono di entrare nell’Alleanza Atlantica.
Il fatto, però, è questo: quella che doveva essere una passeggiata per l’esercito russo rischia di diventare un pantano, un Vietnam che potrebbe durare anche anni, con grandi sofferenze del popolo ucraino e del mondo intero, che, come dice l’ONU, già quest’anno rischia una carestia mondiale dalla quale, ovviamente, saranno colpiti soprattutto i paesi più poveri, anzitutto quelli africani.
Ciò posto, e non dimenticando mai che quella di Putin è una aggressione spietata e odiosa, che lo porterà prima o poi in galera, se gli va bene, credo che sia sempre più necessario che tutti lavorino per far finalmente tacere le armi e far lavorare la diplomazia. Soprattutto quella europea, perché ogni giorno di più gli Stati Uniti danno l’impressione di non avere la Pace come priorità.
Bene: però eliminare l’IVA sulla vendita di armi all’estero, come ha fatto il governo italiano, non va esattamente in questa direzione. E tenere all’oscuro il paese sul tipo e la quantità di armi che stiamo per dare all’Ucraina non è un buon segnale per la nostra democrazia.
Luciano Arciuolo
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