Il Covid è qui ..dietro l’angolo. Eppure non è questo che temo tanto. Temo il cambiamento di vita. Si. La riorganizzazione. Si. Il modo diverso di interfacciarci alle persone. Si molto. Come psicologa mi interrogo eccome. Ma a parlare è soprattutto la parte umana quella scollegata dalla professione, dalle sovrastrutture.
Come guarderemo l’altro che ci passa accanto a lavoro piuttosto che in libreria? E chi appartiene da sempre alla nostra vita? Quali saranno le sensazioni e i pensieri quando si aprirà la porta di casa piuttosto che quella del tram? Cosa trasparirà dai nostri occhi implicitamente? O consapevolmente? Circospezione, cautela..Calcolo attento delle distanze ?
Sento già la nostalgia dell’ordinario. Della scioltezza e dell’automaticità di gesti semplici ..di movimenti normali. Ci aspetta una nuova fase di apprendimenti, di rinunce, di ripensamenti. Di attenzioni nuove. Di sensazioni e significati da ricostruire e rileggere. Come un salto in uno schema spazio tempo in cui bisogna imparare a riorientarsi. A operare scelte più viabili e percorribili non solo per noi ma per tutti. E non credo sia affatto trascurabile questa variabile oggi più di ieri.
Buoni propositi che si affacciano e che portano in potenza le nostre risorse. Il nostro equipaggiamento preesistente. I nostri limiti anche. Questi si che spaventano. Tanto. Temo chi avalla la superficialità piuttosto che l’egocentrismo, chi è solito rispondere alle ferite, alle frustrazioni o al pericolo con l’aggressività. Distruggendo invece che costruendo.
Temo chi utilizza da sempre modalità primitive e criminali per gestire il senso di insicurezza e di vulnerabilità. Non raccontiamoci falsità. Sappiamo che molti si attiveranno nella direzione di riorganizzare la propria vita dinanzi alle difficoltà. Un fiore può cresce in una crepatura dell’asfalto. Ma.
Molti altri non saranno in grado di far fronte a, e subiranno con impotenza l’impatto delle avversità. Involvendo ulteriormente. Regredendo a forme inaccettabili. Occorrono risorse interiori oltre che materiali chiaramente necessarie ma non sufficienti.
Oggi mi racconto che fra le strategie vincenti, fra i vaccini dei vaccini, esiste quello che pone al centro degli investimenti e degli interessi la persona nella sua interezza. Io metto in evidenza oggi la dimensione affettiva ed emotiva. Abbastanza trascurata o comunque non così valorizzata da una società che racconta e si vanta di interessarsi alla globalità della persona ma che alla fine finisce per creare gerarchie, scissioni e privilegiare contenuti piuttosto che altri. Seguendo una logica non coerente col sistema persona.
Questo mi rammarica come cittadina e come professionista. Occorre uno sguardo d’insieme. Contemplare l’intero delegittimando le disuguaglianze tra elementi costitutivi. Questa è la traiettoria delle opportunità.
Dott.ssa Fortunata Gargano
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