Didattica a distanza, didattica e distanza

di Luciano Arciuolo (Dirigente Scolastico)

Ora che la nostra Scuola sta lentamente riaprendo le porte, credo sia il momento di chiarire i tanti dubbi sulla cosiddetta Didattica a Distanza, come è stato peraltro chiesto da più parti.

Vorrei però partire da un dato statistico, calcolato tenendo conto del numero di contagi nella fascia 3 – 19 anni, dell’indice di contagiosità e di quello di mortalità: è facilmente dimostrabile coma la DaD abbia salvato la vita, in Italia, a circa 5000 persone

Non solo: i docenti, attraverso la Dad, hanno garantito ai loro alunni un servizio di qualità, con grande impegno e con risultati che, nell’emergenza, possiamo senz’altro considerare positivi.

Ciò non toglie, però, che questa forma di didattica, quando praticata per lunghi periodi, produca gravissimi danni.

Dal punto di vista strettamente didattico, intanto, la DaD è un surrogato della vera scuola, perché questa non può prescindere dalla lezione in presenza, durante la quale hanno un ruolo insostituibile anche gli sguardi e le emozioni, i segnali di incertezza e quelli di attenzione, di comprensione, di condivisione. Inoltre la DaD richiede più tempo, sia in fase di preparazione da parte del docente, sia, soprattutto, in fase di comprensione e assimilazione dei contenuti da parte dell’alunno. E questo comporta che i ritmi dell’apprendimento rallentano molto, con conseguenze sul raggiungimento di tutti gli obiettivi.

In secondo luogo la DaD accresce le disuguaglianze. Ho trascorso gran parte del mio tempo lavorativo, nelle ultime settimane, a tentare di richiamare alunni e famiglie alla necessità di seguire le lezioni a distanza. Questi alunni appartenevano, nella quasi totalità dei casi, a famiglie in difficoltà dal punto di vista socio-economico. Sono questi a pagare il prezzo più alto.

Ancora. La DaD favorisce la dispersione scolastica che, nel Meridione, raggiunge percentuali altissime e intollerabili e che la sospensione delle lezioni in presenza ha contribuito ad elevare ulteriormente. Non solo: penalizza ancora di più gli alunni diversamente abili, il cui processo di integrazione nel gruppo-classe ha subito naturalmente una brusca interruzione, anche quando essi sono andati a scuola in queste settimane, perché si sono trovati in un’aula vuota, col solo docente di sostegno.

Ma una lezione vissuta davanti allo schermo di un computer, o peggio ancora di un cellulare, si riduce quasi sempre ad una semplice trasmissione di contenuti, diventati di sempre più difficile comprensione ed assimilazione. In questo modo si crea frustrazione. Negli insegnanti, che non vedono il proprio sforzo premiato da risultati proporzionati. Ma anche negli alunni, soprattutto nei più piccoli, per i quali evidentemente il maestro o il professore che gira fisicamente tra i banchi svolge un ruolo fondamentale. In assenza di tutto ciò gli alunni rischiano una disabitudine alla concentrazione, si sentono disorientati e, a lungo andare, perdono fiducia nella scuola e, ciò che è più grave, nelle proprie capacità di apprendere. E’ un danno enorme, che nella migliore delle ipotesi potrebbe avere bisogno di un lungo tempo per essere riparato. Un danno che si manifesta anche con nervosismo, stress e magari depressione. La mia Scuola sta organizzando, per questo, uno sportello psicologico per cercare di superare queste situazioni problematiche.

Infine c’è da dire per completezza di cronaca, ma è l’aspetto forse più controverso e meno immediato, che l’OCSE ha calcolato anche il danno economico, prodotto dalla Didattica a Distanza. Più di tredicimila miliardi di dollari da qui alla fine di questo secolo, per la generazione di ragazzi coinvolta nella DaD, in termini di futuro minor reddito. Un danno enorme, dovuto a tante cause, tra le quali la perdita del periodo di apprendimento e di formazione svolge il ruolo più importante.

Allora è necessario un grande piano di recupero per tutti gli studenti. E, per il futuro, tenere le scuole aperte il più possibile. Un’esigenza non più rinviabile; della quale, anzi, non dovremmo neanche più discutere. Tempo scuola da ampliare, nei prossimi anni, dunque. A partire dagli asili nido e dal tempo pieno, attraverso l’assunzione di altri docenti. Non dimentichiamo mai che i fondi europei che arriveranno hanno come destinatarie vere le future generazioni.

Anche perché, se con il debito pubblico abbiamo in passato messo in pericolo il futuro di tanti giovani, l’associazione Debito Pubblico-Didattica a Distanza rischia non più di compromettere, ma semplicemente di cancellare il futuro dei più giovani e dei più piccoli.

Luciano Arciuolo  

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