La doppia sagra di Bagnoli Irpino e di Montella ha nelle scorse edizioni registrato numeri superiori alle ultime Oktober Fest di Monaco. Con la differenza che qui in Campania non c’è bisogno di un esercito di security armata di manganelli per scaraventare gli ubriaconi fuori dagli stand. Si spiega come mai la doppia sagra irpina in questi anni sia stata imitata nei numeri, nei prodotti e specialmente nel calendario autunnale nel resto di Italia.
Senza disquisire sulla bontà e il primato qualitativo di tartufi, castagne e nocciole, con un corollario agroalimentare di grande supporto, locale ed interprovinciale, a questo punto i sindaci dei due Comuni potrebbero permettersi di registrare un marchio consortile, fatto di numeri e risultati. A Montella lo stesso governatore non ebbe tentennamenti all’inaugurazione dell’edizione 2018 che si trattasse di una delle migliori kermesse europee ( per la verità disse “la n.1 in Europa”).
Quindi la polemica sulle imitazioni non ha proprio niente di provinciale nel mentre esistano ancora rivendicazioni campanilistiche tra i due paesi con problemi di vicinato per tanto in via di riappacificazione. Una volta capito che il primato di questa sagra abbinata ha effettivamente merito di podio negli eventi tipici italiani e soprattutto, per aver dato linfa vitale alle tante zone rurali altrimenti in crisi economica e turistica, rinvigorendo altresì manifestazioni che mantenevano una tradizione solamente sulla carta e negli annali, ma che già da una decina di anni erano sparpagliate, si ha finalmente una presa di coscienza.
Senza nulla togliere alle differenti specialità gastronomiche e agli appuntamenti nel resto della Campania, Bagnoli Irpino e Montella hanno affermato un’importanza contagiosa e speriamo anche una forza di export che non sia solamente quello di una semplice mozzarella di bufala.
Antonio Cortese
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