Dopo la festa

La poesia di Luciano Arciuolo

Cosa resta delle feste, quando il sipario chiude e si torna alla vita normale? Diciamolo chiaro: tanta desolazione, molta tristezza, una montagna di spazzatura ed una stanchezza da abbuffata fuori dal comune.

I versi che seguono, pubblicati nel 1988 nella raccolta “Cocci di anima”, risalgono ad agosto (del 1977) quando, esaurito il ciclo delle feste paesane estive, resta solo la malinconia e la spazzatura.

Nel rileggere, alla tristezza solita per i tempi della ormai lontana gioventù, viene anche una certa nostalgia per lo zucchero filato ed il torrone citati,  prelibatezze che allora era possibile assaggiare solo in certe, rare occasioni. Il consumismo che il povero operatore ecologico maledice fa sorridere, se paragonato a quello odierno. La raccolta dei rifiuti, gestita a livello di comune, era appena agli inizi e, credo, nessuno  immaginava che ne saremmo stati sommersi. In tanti sensi.

DOPO LA FESTA

***

Gli operai a schiena nuda

sotto un sole impietoso

smontano il palco

portano via i pali.

Nelle strade deserte

la festa è già finita.

E mentre

la carovana delle giostre

si allontana

lentamente

uno spazzino impreca

allo zucchero

e al torrone.

fonte da “Fuori dalla Rete” – Gennaio 2018, Anno XII, n.1
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