E’ bagnolese il bandito ucciso a Como

La Stampa - 26 Agosto 1977

Un nuovo caso di cronaca per questo numero di Fuori dalla Rete. Un episodio che  riguarda un giovane di origini bagnolesi ucciso a Como. Una storia triste, un ragazzo appena diciottenne ma con una fedina penale già ricca di precedenti. Diversi arresti per furti su auto e di auto e per rapina. La dinamica dell’omicidio emerge chiara a poche ore di distanza dal delitto: due giovani, fra cui il nostro compaesano, tentano un furto ad una gioielleria, il proprietario se ne accorge e spara uccidendo sul colpo uno dei due ladri.  Una storia che in paese pochi ricordano, una vicenda triste, un giovane che perde la vita è sempre una tragedia, un ragazzo che nonostante fosse giovanissimo aveva preso una brutta strada, frequentando ambienti poco raccomandabili. Abbiano voluto proporla ai lettori di Fuori dalla Rete perché come tante altre vicende fa parte della storia della nostra comunità e che ci è sembrato giusto non dimenticare.  G.T.


Como, 25 agosto. Si chiama R. Pallante, è un ragazzo di 18 anni originario di Bagnoli Irpino ma abitante a Como, il bandito che ieri è stato ucciso ad Appiano Gentile dall’orefice quarantasettenne Ersilio Villa.

Il Pallante è stato identificato stamane dopo una notte di indagini da parte della Mobile di Como. Malgrado la giovane età, sul suo conto in questura c’è un fascicolo voluminoso. Era stato arrestato più volte per furti su auto e di auto e per una rapina. Recentemente si era messo a frequentare l’ambiente dei drogati. R. Pallante e il complice sono giunti ieri ad Appiano Gentile alle 13,15. hanno adocchiato la vetrina dell’oreficeria e l’hanno sfasciata a colpi di mazza. Sul viso avevano dei passamontagna. A quell’ora la strada era deserta. Mandato in pezzi il vetro antiproiettile del negozio, hanno iniziato la razzia degli oggetti d’oro esposti: catenine, bracciali, anelli.

Il proprietario del negozio, però, stava pranzando nel retro. Udito il rumore dei vetri infranti, ha afferrato il suo fucile «Franchi» calibro 12, a ripetizione e ha fatto fuoco attraverso la porta d’ingresso. («Pensavo di intimidirli — dirà poi in questura sconvolto — non volevo uccidere, non volevo uccidere…»). L’uomo ha sparato due colpi che hanno ferito mortalmente R. Pallante al cuore. Il ragazzo ha avuto comunque la forza di fuggire e di accasciarsi sulla «125» marrone che è subito partita con stridore di gomme.

Alle 18,15 di ieri la polizia riceve una segnalazione anonima e ritrova in un bosco alla periferia di Como la macchina rubata dai due giovani: disteso sul sedile posteriore R. Pallante con il petto squarciato.

Ersilio Villa, viene accompagnato in questura, non sa ancora di avere ucciso un ragazzo. Dopo un lungo interrogatorio è rilasciato. Viene indiziato di omicidio colposo. Suo cognato, orefice anche lui, fu ucciso nel corso di una rapina nel 1959 a Milano, in viale Padova; suo cugino è stato ucciso durante una rapina nella sua oreficeria a Bovisio Masciago, nel marzo scorso.

«In negozio — dice Ersilio Villa — ero sempre in tensione. Avevo il terrore di essere rapinato, di fare la fine dei miei parenti»

La Stampa – 26 Agosto 1977

(da Fuori dalla Rete, Marzo 2022, anno XVI, n. 2)

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