Di Progetto Pilota durante la campagna elettorale da poco conclusasi si è parlato poco o niente. L’argomento è stato trattato o ripetendo definizioni e tentando spiegazioni di ciò che esso è o dovrebbe essere, spiegazioni che però da almeno tre anni circolano invano a queste latitudini; oppure evidenziandone proprio la natura per certi versi ancora misteriosa ai più, la gestione avara di trasparenza e partecipazione, il profilo a tratti autoritario di chi lo guida.
Resta il fatto che il Progetto Pilota c’è. Ci sarà ancora per qualche anno. Programmata inizialmente dai passati Governi nazionali per il trennio 2016-18, a dicembre scorso sulla Strategia nazionale Aree interne sono stati appostati altri 90 milioni di euro. Risorse utili a estendere a territori con caratteristiche simili all’Alta Irpinia la sperimentazione della riorganizzazione dei servizi di mobilità, sanità e scuola con lo scopo ultimo di combattere lo spopolamento. Accanto a ciò, nella legislatura appena archiviata è stata anche approvata e finanziata una legge ad hoc per i piccoli Comuni.
“Il prossimo governo si occuperà del problema dello spopolamento dei paesi? Esiste una strategia nazionale delle aree interne. Il prossimo governo le darà l’impulso che merita? Forse dopo un giorno di sfoghi, ogni cittadino può cominciare a ricordare alla classe politica qualche tema che gli sta a cuore”, è la domanda che assieme a noi si è posto il paesologo Franco Arminio con un post su Facebook. Domanda legittima.
Ora, nelle ultime settimane, tutti hanno parlato di desertificazione da contrastare in Alta Irpinia, di fuga di giovani da arrestare. Data la trasversalità del tema, verrebbe da pensare che il prossimo Governo, al di là di chi lo comporrà, si occuperà della questione aree interne e le riserverà impegno. Potrebbe essere apportato qualche correttivo. Sarebbe comunque un modo per evitare di far cadere nel vuoto il lavoro fatto in questi anni (più a livello concettuale che sul piano della concretezza, a dire il vero), ma comunque fatto. Nel frattempo la sperimentazione va avanti con la realizzazione del catasto digitale: servizio la cui organizzazione non avrà ricadute immediate sul destino di questa terra, ma con un’utilità finale per l’attuazione della strategia.
Se è questo il nodo da sciogliere sul piano nazionale, dal punto di vista locale bisognerà verificare la tenuta politica della Città dell’Alta Irpinia. Almeno fino alle amministrative previste prima dell’estate, il tavolo dei 25 sindaci altirpini non subirà trasformazioni. Potrebbero verificarsi avvicendamenti tra primi cittadini dopo: si vota infatti a Sant’Angelo dei Lombardi, Conza, Bagnoli, Caposele, Cairano, Rocca San Felice e Aquilonia. I mesi che separano il Progetto Pilota da quel momento, saranno un banco di prova alla luce dei risultati delle Politiche che potrebbero alimentare il fronte del dissenso interno, spinto dal vento di cambiamento di queste ore e dal desiderio di lasciarsi andare a una resa dei conti nel centrosinistra, oppure ridurne l’impatto per effetto proprio della comune sconfitta subita dal Pd e dai demitiani nella corsa a Camera e Senato.
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di Giulio D’Andrea (Irpiniapost.it)
I De Mita hanno perso ma le amministrative sono vicine
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L’Irpinia attende l’esito della lunga fase che porterà alla formazione del nuovo governo. Abbiamo mandato a Roma quattro deputati e un senatore del Movimento Cinque Stelle. Più altri senatori casertani e sanniti. Alla Camera anche un rappresentante di Forza Italia, Cosimo Sibilia. E uno del Pd: Umberto Del Basso De Caro. Non abbiamo eletto il candidato del centrosinistra Giuseppe De Mita. Dopo la notte delle elezioni, e in attesa delle dichiarazioni dei vincitori previste per oggi, il popolo del web emetteva il suo giudizio senza appello: sulla caduta di De Mita, sulla presunta fine di un’egemonia politica durata decenni. Sempre in attesa degli sviluppi romani, con un occhio a ciò che avverrà in Regione dopo il terremoto Fanpage e la mazzata per tutto il centrosinistra, la domanda è lecita. E’ davvero terminata l’egemonia della famiglia De Mita in provincia di Avellino?
Senza addentrarci nel campo delle previsioni, proviamo a osservare fatti e scenari. Tra pochi mesi mezza Alta Irpinia e la città di Avellino torneranno alle urne per eleggere sindaci e consigli comunali. E’ già un bel banco di prova per il Pd. E lo sarà ancor di più per Ciriaco De Mita. Non riusciamo a immaginare un’elezione a Bagnoli Irpino o Sant’Angelo dei Lombardi senza un impegno, chiaramente indiretto, del primo cittadino di Nusco. Non ottenere riferimenti in questi comuni, a cui vanno aggiunti almeno Caposele e Conza, significherebbe automaticamente un netto ridimensionamento di influenza. La vicenda è molto complessa perché al momento non è dato sapere se lo schema centrosinistra unito verrà riproposto. E’ naturale nutrire qualche dubbio a Sant’Angelo e Conza, per come sono andate le cose negli ultimi anni. Ma nel frattempo sarebbe pure nelle corde attendere un’entrata in campo ufficiale dei Cinque Stelle, almeno in qualche competizione. Ad Avellino è scontata, vedremo negli altri comuni.
Sembrerebbe riduttivo porre la vicenda De Mita in chiave amministrative, è vero. Ma è pur vero che il nuovo corso del leader di Nusco è ricominciato proprio dal suo borgo, per estendersi all’area pilota e alla Regione stessa. Ed è anche vero che archiviate le amministrative di primavera si entrerà presto nel biennio conclusivo della prima giunta De Luca. Dunque la partita delle comunali diventa fondamentale per gli equilibri di tutta la provincia. Perché non è affatto vero che i sindaci gestiscano il nulla. Soprattutto in partnership sono in grado di generare progetti, idee, di far girare moneta, di incidere sull’ambiente. O al contrario di buttare tutto all’aria e quindi far fallire progetti, soffocare idee, perdere fondi o distruggere. Nella battaglia per i Municipi potrebbe inserirsi anche un centrodestra che ha ottenuto un buon risultato, non eccellente, in questa tornata. Insomma, la curiosità è evidente e le aspettative pure.
Ma i De Mita escono nettamente ridimensionati da queste elezioni? La risposta è scontata solo in parte. In prima battuta verrebbe da dire “sì, senza dubbio“. Ma osservando qualche dato la batosta risulta un po’ meno evidente sul piano personale. Per come sono andate le cose in Campania e nel resto del Sud, per la dimensione della vittoria dell’avversario Generoso Maraia, numeri pressoché identici in moltissimi comuni, sulla base del fatto che anche in altri collegi i dati condannano il Pd senza appello, contro i Cinque Stelle avrebbe perso chiunque: da Rosetta D’Amelio a Gerardo Capozza. Non abbiamo la certezza ovviamente. Ma i numeri sorreggono l’ipotesi. Avrebbe perso chiunque forse, ma soprattutto in una regione governata dal Pd il centrosinistra poteva evitare la catastrofe delle urne lavorando meglio: nelle sedi del partito ma soprattutto per le realtà territoriali..
Fanno riflettere, sempre in chiave Nusco, i risultati deludenti ottenuti da Giuseppe De Mita in alcuni comuni dell’ex Udc demitiana. A Torella dei Lombardi o Guardia la percentuale del candidato di Civica Popolare e della coalizione del Pd è imbarazzante. E se si può addurre come scusante il ritorno del centrodestra, si può allo stesso tempo osservare come alcune sentenze elettorali, quelle sì, siano molto probabilmente una sorta di reazione al clima che si è creato negli ultimi anni in Alta Irpinia. Una reazione a scontri, civette, sgambetti o pacificazioni improvvise: specialità della casa nella casa del centrosinistra. Ma allora è caduto De Mita con tutti i demitiani e i filo-demitiani? Lo dirà il tempo, ma con l’incertezza che regna tra Roma e Napoli non ci scommetteremmo più di 50 euro.
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