Elezioni amministrative, fa bene al cuore vedere impegno e partecipazione (di alcuni)

La rubrica di Giovanni Nigro

C’è chi dice…

…che le elezioni amministrative si vincono e si perdono e ci si fa l’abitudine in entrambi i casi, ma questa è la democrazia, anzi questo è il momento più alto della democrazia che ci è concesso come popolo pensante e partecipante. È il momento in cui tutti ci sentiamo partecipi, nel bene e nel male, di un processo democratico.

Quello che avviene in ogni votazione, quello che accade nella cabina elettorale, quelli che salgono sul carro del vincitore e quelli che invece non ci vogliono salire sul carro di chi ha vinto è stimolante. Forse anche perché ci sono delle piccole scelte che si fanno e si dovranno sempre fare e non per forza vanno giustificate. Anzi è meglio non giustificarle perché se scegli ti ritrovi ad essere parte di un percorso che porta ad un risultato, più o meno giusto.

Quello che fa piacere è che in questo percorso si parla e si discute per 2-3 mesi e lo si fa anche con chi ha sempre scelto di non sedersi al tavolo della discussione politica, ma ha preferito altri tavoli. Quei tavoli che non hanno niente a che vedere con il futuro del paese, anzi lo distruggono a priori. Coloro che vivono in questo limbo e ogni 5-3 anni riemergono e si siedono come se non fosse successo niente, come se ancora una volta il paese avesse bisogno di loro.

Il passo successivo all’evento amministrativo è sempre quello dell’analisi che, come immagino sarà fatto su queste colonne quest’oggi. Tirare le somme non è facile, anzi a volte nei partiti, si lasciava come ultimo punto all’ordine del giorno nelle riunioni organizzative. Questo perché l’analisi riguarda soprattutto le persone. Quelle stesse persone che hanno dato un contributo piccolo o grande che sia. Analizzare questa volta il voto amministrativo è difficile e non per i più, forse rimane una cosa per gli addetti ai lavori che ancora una volta potrebbero salire su quel carro dei vincitori.

Il dato più sconcertante rimane la consapevolezza di un futuro che in tutti i casi abbiamo ascoltato in campagna elettorale, ma che forse non è del tutto florido. Si è prospettato nelle sere in piazza una vera e propria manifestazione di interesse su pezzi di società quasi dimenticati negli anni. Quelli che però poi hanno un diritto come tutti che è quello del voto e questo sicuramente fa gola. Il divario tra le persone e la politica di certo non lo si colma con qualche comizio, ma forse in quel momento qualcuno si può sentire chiamato in causa.

Il futuro, dicevamo, è ancora più incerto per il semplice fatto che stare oggi al passo con i tempi distoglie il popolo da quello detto e ridetto da un baldacchino, alto e erto in mezzo alla piazza del paese. Quello che emerge da tutto questo è che chi varca le porte di Via Roma, oggi non ha vinto un bel niente, anche perché qualcosa è cambiato da quasi dieci anni, qualcosa è cambiato e non ci permette più di stare tranquilli e spensierati, magari rispettando gli appuntamenti annuali dell’estate e dell’inverno.

Qualcosa è stato fatto, ma tanto da fare dovrebbe essere il leitmotiv di un paese nuovo e moderno: parole dette, ritrite e quasi scoccianti, ma che hanno una potenza dirompente. Non possiamo però essere moderni se ci giustifichiamo con un “Ma” ad un’azione personale, non possiamo esserlo se ancora una volta ci ricordiamo del passato, travisandolo e non possiamo essere moderni se non siamo anche civili.

Bene, questo è lo scenario che chi ha vinto, chi il paese ha scelto democraticamente, dovrà rispettare per i prossimi anni. Non può venir meno alle promesse fatte e non potrà venir meno anche al ripristino di una società civile che oggi riporta fortissimo alla mente l’unione di intenti che ha fatto grande questo paese in Campania.

Oggi, a poco più di un mese dall’esito del voto, rimane il ricordo di una campagna elettorale combattuta con colpi, molte volte sotto la cintura, quelli che nella Box non sono permessi. Quelli per cui ci vuole una strategia alta e scaltra. Che ha la sua efficacia e nasce da più di tre anni fa, quando gli altri costruivano case c’era chi ragionava e ragionando non ha smesso di sperare.

Quello che fa ben sperare è la passione di alcuni, che emerge in questi casi e non può che far piacere; soprattutto se si tratta di chi ha avuto l’onore di vivere momenti colorati e indimenticabili. Verrebbe da dire che fa bene al cuore vedere impegno e partecipazione e forse un po’ di merito va dato a chi mette sempre la faccia in quello che fa e in quello per cui crede da sempre e per sempre.

Tutto viene a sfumare, la vittoria, la sconfitta e quello che ne comporta il voto democratico, anche quello che non comporta. Perché la passione e le idee possono subire interpretazioni che negli anni hanno portato a delle scelte, ma di certo non posso fermarsi e continueranno ad esiste, come un fiammella. Si. La fiammella di un lume che ancora è acceso e lo sarà per sempre fin quando gli uomini, quelli giusti resteranno da una parte. Dalla stessa parte, quella del paese, delle persone, delle donne e della giustizia sociale, che non ha bisogno di favori o di fervori, ma ha bisogno di essere riaccesa. La riaccendiamo?

Giovanni Nigro

(da Fuori dalla Rete, Novembre 2021, anno XV, n. 5)

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