Emergenza Coronavirus – Intervista esclusiva al virologo prof. Pasquale Ferrante
A cura della redazione PT39
Il dottore Pasquale Ferrante, originario di Bagnoli Irpino, è un virologo di fama mondiale: scienziato medico e Professore Ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università degli Studi di Milano; Adjunt Professor presso la Temple University di Philadelphia, PA,USA; Direttore Sanitario e Scientifico dell’Istituto Clinico Città Studi di Milano, un Ospedale metropolitano di circa 300 letti. E’ da anni impegnato, in prestigiosi Istituti Scientifici Internazionali, nel campo della ricerca anti HIV. La sua carriera è stata un susseguirsi di successi e riconoscimenti professionali. Il Comune di Bagnoli Irpino, recentemente, gli ha conferito la cittadinanza onoraria.
In questa momento il dottor Ferrante è in “trincea” a Milano, dove la situazione è assai difficile e complicata, drammatica. Un eroe dei nostri tempi, come oggi si abusa dire (bisognerebbe ricordarselo sempre!), al quale va la nostro riconoscenza per tutto quello che, insieme a tanti altri medici infermieri e tecnici in tutt’Italia, sta facendo per salvare vite umane.
A seguire una lunga ed interessante intervista con lui a cura della redazione di PT39. Tante le domande, gli interrogativi, sulla situazione attuale e sugli scenari futuri, sulla nostra condotta, sulle cure attuali, sul vaccino, sulle decisioni adottate del nostro Governo e su quelle prese dagli altri Paesi Europei e dagli USA. Il dottore, con competenza e professionalità (e tanta generosità, aggiungiamo), ha provato a dare una risposta alle nostre curiosità, alla nostra ansia, alle nostre paure.
Buongiorno prof. Ferrante. E’ arrivato anche in Italia come uno tsunami questo famigerato Covid-19. Ci può spiegare in parole semplici di che cosa si tratta e quali sono i maggiori pericoli a cui vanno incontro le popolazioni?
Il Covid19 è un coronavirus che si chiama così perchè, come tutti sanno, è stato identificato per la prima volta alla fine del 2019. Questo virus è molto simile al virus della SARS che colpì, partendo dalla Cina, diversi paesi del mondo dal novembre 2002 al luglio 2003, causando poco più di 8000 casi e 774 morti (con una letalità del 9,6%). I coronavirus sono una famiglia di virus che infettano l’uomo ed altri animali e sono ben studiati dai veterinari perchè essi possono provocare estese epidemie negli allevamenti, soprattutto di maiali. Negli esseri umani sono da tempo noti per la loro capacità di provocare leggeri disturbi respiratori ma, prima della SARS, non erano mai stati considerati pericolosi per la salute e per la vita umana.
I suoi colleghi virologhi di fama internazionale hanno avuto sul tema approcci comunicativi, per così dire, molto diversi. Ad esempio gli scienziati Burioni e Capua ci avevano da tempo messo in guardia sui gravi pericoli di una eventuale pandemia. La dottoressa Gismondi dell’ospedale Luigi Sacco (ma non solo lei, per la verità) aveva invece provato a rassicuraci dicendo che in realtà si sarebbe trattato di qualcosa di molto simile ad un’influenza stagionale. Lei come la pensa?
Mi rendo conto che opinioni diverse, per di più espresse da esperti della stessa disciplina, possono sconcertare il pubblico che assiste a trasmissioni televisive, tuttavia nella scienza è abbastanza normale la coesistenza di opinioni più o meno divergenti. Per fortuna io non sono stato intervistato dalle grandi reti televisive e giornalistiche italiane (penso perchè non sono fotogenico), ma mi hanno contatto alcune televisioni inglesi. Più che avere un’opinione occorre fare ipotesi basate su dati certi e quello che ho citato prima, circa la letalità della SARS del 2002-03 avrebbe dovuto suggerirci di prestare molta attenzione a questo nuovo coronavirus, anche perché dopo quella epidemia, in verità molto limitata come diffusione, molto poco è stato fatto per mettere a punto misure preventive e terapie antivirali specifiche. In una mia intervista radiofonica in Italia dissi che anche con una letalità bassa, e il 9,6% non è poco, se il virus si diffonde in tutto il mondo, come l’ influenza spagnola del 1918, le conseguenze possono essere drammatiche, cosa che almeno in alcune zone del nostro paese si sta verificando.
Immaginiamo che lei sarà impegnatissimo ed in prima linea sul questo fronte, quella dell’emergenza da coronavirus. Ci dice com’è la situazione nel suo ospedale, a Milano e più in generale in tutta la Lombardia?
L’ospedale di cui sono Direttore Sanitario e che molti Bagnolesi conoscono è l’Istituto Clinico Città Studi di Milano. Vi posso dire che se chi c’è stato venisse a vederlo in questi giorni passando per i reparti o il pronto soccorso, non lo riconoscerebbe perchè è diventato un vero è proprio ospedale dedicato all’emergenza con la messa in campo di strumentazioni e presidi indispensabili per proteggere i pazienti e gli operatori sanitari. Da diversi giorni non eseguiamo più interventi chirurgici, salvo quelli urgentissimi, per dedicare i posti letto ordinari e di Terapia Intensiva ai pazienti infetti da Covid19. Questa è una dimostrazione del fatto che a Milano ed in Lombardia la situazione è davvero drammatica con migliaia di pazienti che hanno bisogno di cure intensive di altissimo livello e per questo nel mio Ospedale abbiamo raddoppiato i posti letto di Terapia Intensiva.
Vanno nella giusta direzione secondo lei i recenti provvedimenti presi dal Governo di “isolarci” dal resto del mondo e di proibire a tutti vita sociale con l’obbligo di restare a casa?
E’ l’unico sistema che ci può aiutare ad evitare o almeno ridurre la diffusione del virus ed è quindi altamente condivisibile, anzi è una decisione che andava presa appena scoperto il cosiddetto focolaio di Codogno.
Secondo lei il Sud Italia si troverà presto in situazioni analoghe a quelle viste in Lombardia?
Spero di no, ma il rischio che ciò avvenga è molto elevato, penso che l’adesione responsabile e completa a tutte le misure di isolamento decise dalle autorità siano l’unica speranza che il contagio al Sud sia più contenuto e conseguentemente ci siano meno malati e soprattutto meno morti.
E come spiega l’atteggiamento in ordine sparso, per usare un eufemismo, di altri Paesi Europei e degli Stati Uniti d’America? Ci può spiegare cos’è “l’immunità da gregge” a cui sta pensando ad esempio l’Inghilterra? La ritiene una soluzione condivisibile?
Con un certo ritardo (che potrebbe essere pericoloso) quasi tutti i paesi europei si avviano a mettere in atto la quarantena. Fa eccezione l’ Inghilterra che addirittura accetta l’dea di avere qualche migliaio di morti considerandoli un male da accettare perché i sopravvissuti che si saranno infettati saranno poi immunizzati “naturalmente” contro il Covid19. Questa decisione si basa sul concetto di “immunità di gregge” e cioè sull’idea che, se una grande percentuale di una popolazione è protetta contro un virus perché si è infettata ed è guarita, il virus non potrà più circolare in quella popolazione. Quindi vuol dire che il governo inglese, non mettendo in atto misure contenitive, punta a fare infettare il 60% della popolazione e cioè poco meno di 40 milioni di persone. E’ una posizione che probabilmente cambierà ma che si può dire appare molto cinica e non ha nessun fondamento scientifico anche perché di solito si ritiene che l’immunità di gregge si raggiunge quando l’80-90% della popolazione è immune.
Le misure di prevenzione da contagio sono note al grande pubblico, parliamo invece delle terapie da adottare per guarire i malati di questa sindrome. Come si combatte adeguatamente il COVID-19?
Le terapie indispensabili e più efficaci sono quelle che mirano al recupero delle capacità respiratorie in rianimazione, sostenendo il respiro con adeguati presidi ed arrivando all’intubazione nei casi più gravi. Sono stati anche sperimentati in questa epidemia alcuni farmaci antivirali e immuno-modulatori. Si tratta per ora di tentativi che in alcuni casi sembrano aver avuto un buon risultato, ma preferisco non esprimermi al momento, in attesa di dati più sicuri e numerosi. Voglio ribadire che questi farmaci sono, se utili, da aggiungere alla procedure rianimatorie senza le quali i pazienti gravi possono andare incontro alla morte.
E come interpreta il tasso di mortalità da Coronavirus che in Italia è molto più elevato (fino a ieri sera 24.747 contagiati e 1.809 morti, con letalità superiore al 7%) che in paesi come ad esempio la Corea, che a fronte di 8.160 contagiati i morti finora registrati sono soltanto 75?
Il numero di decessi apparentemente più elevato in Italia rispetto alla Corea è dovuto soprattutto al fatto che il denominatore dei decessi è rappresentato dal numero di malati perché si è deciso di fare il test per il Coronavirus solo ai malati e non agli asintomatici. Più il denominatore è ridotto, in questo caso per una decisione operativa, più diventa “pesante” il numeratore. Perciò i malati sembrano di più. Un altro fattore che può incidere su questi numeri sia pure in modo molto più lieve e l’età della popolazione colpita che sicuramente è molto più elevata in Lombardia. I paesi e le zone con una elevata percentuale di anziani devono temere e cautelarsi contro il coronavirus con la massima attenzione.
Secondo alcuni suoi colleghi l’emergenza coronavirus potrebbe attenuarsi con l’arrivo della primavera e dell’estate. Le temperature più alte potrebbero darci una mano. E’ così?
E’ un’ipotesi che si basa sul dato che di solito tutti i virus respiratori sono più diffusi in inverno che non in primavera. Tuttavia ricordo che la SARS fu dichiarata finita nel luglio del 2013 e quindi in estate inoltrata. ovviamente anche io, come molti colleghi spero che il Covid19 “soffra il caldo”.
In quanto tempo, secondo lei, possiamo arrivare ad un vaccino?
Per preparare e mettere in commercio un vaccino umano occorre almeno un anno. Molti laboratori ed aziende biotecnologiche stanno lavorando alacremente in questa direzione, ma è chiaro che non si può somministrare un vaccino ad un essere umano senza prima averne testato accuratamente la sicurezza e l’efficacia. A questo proposito mi viene da ricordare che ci sono persone che non si vaccinano con i vaccini importanti e sicuri esistenti e magari sono gli stessi che sperano nel nuovo vaccino contro il Coronavirus! Si vaccineranno?
Mi permetto in conclusione di salutare tutti i cittadini e gli amici di Bagnoli Irpino, augurando a tutti che il Covid, magari perché soffre il mal d’auto, non arrivi mai nel nostro benamato paesello.
Grazie tanto prof. Ferrante. Buon lavoro e a presto rivederci a Bagnoli in un clima ci auguriamo più sereno (e non ci riferiamo, ovviamente, alla situazione meteorologica).
Redazione PT39
TABELLA CONTAGI AL 15.3.2020
Prof. Pasquale Ferrante
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