Emergenza covid-19: Intervista al dott. Aniello Corso

A cura della redazione

I medici di famiglia e di continuità assistenziale hanno avuto un ruolo determinante, da protagonisti, durante tutta questa emergenza sanitaria, e lo hanno svolto a testa bassa, con professionalità e abnegazione, operosità e generosità, in doveroso silenzio e senza mai (inutilmente) polemizzare.

Hanno pagato un prezzo enorme, in termini di contagi e vite perdute a questa pandemia. Sono stati il primo contatto, il necessario filtro, tra i pazienti affetti da covid-19 ed il sistema sanitario nazionale. E lo hanno dovuto fare, soprattutto nella fase iniziale della pandemia, anche senza o con insufficienti dispositivi di protezione individuale.

Molti di noi solo adesso, forse tardivamente, stanno meglio comprendendo il loro insostituibile ruolo, la loro preziosa funzione di “Sentinelle” a salvaguardia della salute di ciascuno, della salute pubblica di tutti i cittadini.

Ed è (anche) per questo che abbiamo pensato fosse doverosa, oltre che utile per la comunità, un’intervista congiunta ai quattro medici di famiglia che esercitano la loro professione a Bagnoli: dr. Aniello Corso, dr. Domenico Corso, dr. Rolando Di Lucia, dr. Mario Di Mauro. Abbiamo dato voce ai “nostri” dottori, quelli con i quali quotidianamente ci rapportiamo, chiediamo assistenza e consigli, prendiamo volentieri un caffè insieme e/o condividiamo una passeggiata. E loro hanno accolto questo nostro invito con entusiasmo, ci hanno raccontato esperienze, emozioni, opinioni e quello che immaginano possa essere il “mondo dopo”. Ne è venuta fuori un’intervista davvero interessante. A ciascuno di loro va il ringraziamento dell’associazione PalazzoTenta39.

Buona lettura.


EMERGENZA CORONAVIRUS: Intervista ai medici bagnolesi di medicina generale

Dr. ANIELLO CORSO

Da quando è iniziata l’emergenza Coronavirus cosa è cambiato per i medici di medicina generale e quali sono le difficoltà maggiori che riscontra in questo periodo?

Il nostro lavoro ha subito una accelerazione nell’utilizzo dei supporti informatici per essere al passo con i bisogni dei pazienti salvaguardando la loro e nostra salute. Abbiamo cambiato del tutto i meccanismi di prescrizione e di accesso agli studi medici. Abbiamo supportato gli anziani che non hanno conoscenza di strumenti informatici, tentando di salvaguardare il rapporto umano medico-paziente. 

Come funziona una visita ambulatoriale ai tempi del coronavirus? Si riesce tramite il triage telefonico a capire se il paziente che chiama sia affetto da una banale influenza stagionale o se invece si tratta di Covid-19? 

Le visite ambulatoriali si effettuano nei casi necessari ed indifferibili in assenza di segni e/o sintomi che possano far sospettare infezione da coronavirus. In questi casi si controlla il paziente contattandolo al telefono e valutando l’andamento della sintomatologia (febbre, astenia, dolori articolari, dispnea, etc.). 

In queste settimane di emergenza sono aumentate le richieste di visite da parte dei suoi assistiti? Riceve chiamate o richieste di chiarimenti o rassicurazioni? Quali sono le sollecitazioni più comuni che le fanno? 

I contatti telefonici sono nettamente aumentati nella impossibilità di recarsi presso lo studio medico, con la  richiesta di informazioni e/o rassicurazioni sul proprio stato di salute. 

Come hanno reagito i suoi pazienti al lockdown? Ha riscontrato casi di disturbi psichici dovuti alle ristrettezze a cui siamo sottoposti? 

Posso dire certamente che i pazienti hanno accettato lo stato di isolamento con pazienza e consapevolezza, senza manifestare importanti disturbi dello stato psichico.

Sono stati tanti, troppi, i sanitari che in Italia hanno perso la vita in questa battaglia. Sono più di 150 i medici deceduti (e questo numero purtroppo continua inesorabilmente a salire di giorno in giorno). L’impressione è che soprattutto all’inizio della pandemia, ci sia stata troppa confusione. Mancavano chiari e severi protocolli da seguire, non c’erano per tutti i sanitari sufficienti dispositivi di protezione. Cosa, secondo lei, non ha funzionato nel Servizio Sanitario Nazionale e nella Regia di Comando? 

Quanto è avvenuto in queste settimane ha evidenziato il preoccupante stato di confusione esistente nella gestione della sanità pubblica in Italia. Dopo aver per oltre un decennio tagliato la spesa sanitaria, lo Stato centrale si è trovato privo delle competenze e figure professionali che avrebbero potuto gestire al meglio questo momento particolarmente grave e le Regioni non si sono certamente dimostrate pronte a tale compito. Si sono emanate direttive spesso contraddittorie o poco utili, gli operatori sanitari sono stati inviati in prima linea senza dispositivi di protezione con la conseguente inaccettabile strage di medici, infermieri ed operatori. Forse non è il caso di ripensare ad un nuovo assetto della Sanità pubblica? 

Alla fine di questa emergenza sanitaria, nulla sarà più come prima. Tante cose cambieranno: dal lavoro, alle relazioni sociali, al tempo libero. Lei come immagina il prossimo futuro? 

Ritengo che sia necessario un nuovo modello di vita e di sviluppo: l’uomo al centro di una società più equa, più solidale, meno aggressiva e meno competitiva, dove venga posto al centro il Noi e non l’Io. La lezione da apprendere dopo quanto accaduto è anche questa: la nostra famiglia/società deve essere rimodulata.

Quali insegnamenti professionali e di vita si possono trarre da questa drammatica vicenda? 

Elaborando quanto sopra detto, spero che l’Uomo prenda coscienza del proprio essere e chieda con forza e convinzione un nuovo modello di sviluppo economico ,sociale e culturale.

La Redazione di PT39

(da Fuori dalla Rete, Maggio 2020, anno XIV, n. 2)

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