L’addio di Gigi Proietti ha lasciato un vuoto incolmabile per la città di Roma ma anche nell’immaginario collettivo.
Un maestro sempre con il sorriso sulle labbra, la gratitudine di una intera nazione per un maestro d’arte. Mattatore, maestro, attore, cantante, regista. Tutto questo è stato Gigi Proietti.
Un personaggio che ha rappresentato molti, i suoi pensieri carichi di ironia erano per la gente comune, l’umiltà lo caratterizzava (“chiamatemi Gigi, non voglio appellativi”).
La gioia delle persone era il suo obiettivo principale, dietro quelle smorfie era celato qualcosa di più profondo, era il sentirsi meglio se gli occhi che davanti erano colmi di gioia.
Può un popolano essere colto? Si…lui lo era. Le cose belle erano per tutti, semplicemente per tutti e non solo per chi poteva pagarsi il biglietto del teatro.
Trilussa, Petrolini, Sordi….e poi si….poi c’è da mettere lui.
Educazione teatrale, ironia senza tempo, un gigante del popolo, uno a cui piaceva raccontare e far sorridere. Ed è giusto ricordarlo così con semplicità.
Daniele Marano
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