Gli inganni della notte

Franco Lo Monaco

E’ notte. S’è ammutolita l’aria, e dormono tutti. Il sonno, però, di me se n’è fregato. Un cupo silenzio mi frastorna e mi tiene sveglio.  Spalanco gli occhi. Cerco nel buio un segno di vita e non lo trovo. Penso, respiro. Il cuore, anch’esso zitto zitto, batte nel petto. Allora, sono vivo. Ma dove sono? Nel vuoto nero che mi avvolge nulla esiste.
Mi sento prigioniero in un mondo senza vita. Questa quieta così profonda e innaturale mi opprime. Giro gli occhi intorno, ma è come fossero fissi e ciechi. Mi affanno a cogliere un barlume, un’ombra e non ci riesco. Non so se sono in piedi, sdraiato o a testa in giù. Lo spazio non ha più riferimenti.
Poi, finalmente, qualcosa accade. Dalla nera oscurità affiorano figure esili, flebili, evanescenti, che annullano l’abissale profondità del nulla. Mi scuotono. Ma mi acquietano un po’: non sono solo. Mi chiedo: chi sono queste misteriose creature?
Ragiono e la risposta vien da sola: sono i fantasmi evocati dalle mie inquietudini. Mi fissano. Volteggiano freneticamente. Mi irridono. Mi trafiggono le pupille coi loro bagliori improvvisi.
No, non li voglio a farmi compagnia, mi spaventano. Voglio fuggire, strapparmi di dosso quelle spire diafane e potenti con le quali mi stanno strozzando. Sono in balia dell’angoscia. Ho paura, sì, ho paura. Mi tormenta la paura del nulla, di ciò che non esiste, ma che vedo e sento, e che mi tiene schiavo.
Soltanto l’alba riuscirà a liberarmi, quando – lo spero – avrò digerito i peperoni!
Franco Lo Monaco
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