Gli irpini i più “ricchi” della Campania, la retribuzione media è di 17mila euro

Gianluca Galasso - Il Mattino

Tra Nord e Sud è già evidente la differenza quando si parla di stipendi. A fine mese i meridionali incassano molto di meno dei cittadini del settentrione. Gli irpini, insieme ai napoletani, sono quelli che guadagnano di più in Campania.

Secondo un’elaborazione dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre su dati Inps e Istat, riferiti al 2022, la retribuzione media annua dei residenti in provincia di Avellino è pari a 17.226 euro. Leggermente più alta quella dei napoletani: 17.783. L’Irpinia si colloca al 78esimo posto nella graduatoria nazionale. Sono indietro la provincia di Caserta con 16.033 euro (posizione numero 88 nella classifica) e il Sannio con 15.423 euro (93esimo piazzamento). Chiude la provincia di Salerno che è 94esima su 103 realtà italiane. I salernitani intascano mediamente 15.171 euro all’anno.

Un irpino guadagna 75,28 euro al giorno. Anche se al top in Campania, la retribuzione dei residenti in provincia è di gran lunga inferiore alla media nazionale che si attesta 22.839 euro, cioè 93,46 euro al giorno. I più ricchi sono i milanesi che prendono quasi il doppio di un irpino e più del doppio di un salernitano o di un sannita. In provincia di Milano la media è di 32.472 euro all’anno, in pratica 126,01 euro al giorno. Secondo gradino del podio per Parma con 26.861 e a un’incollatura c’è Modena con 26.764 euro. I più “sfortunati” lavorano a Vibo Valentia, dove in un anno portano a casa solo 12.923 euro.

«Se gli occupati nelle regioni settentrionali percepiscono una retribuzione media giornaliera lorda di 101 euro, i colleghi meridionali ne guadagnano 75: insomma, i primi portano a casa uno stipendio giornaliero del 35% più “pesante” dei secondi – spiegano dalla Cgia di Mestre -. Questa differenza, sostanzialmente, è dovuta alla produttività del lavoro; al Nord, infatti, è del 34% superiore al dato del Sud. Ma se nel primo caso la produttività del lavoro è pari a 45,7 euro per ora lavorata, nel secondo è di appena 29,7».

Questi aspetti emersi dall’elaborazione ripropongono una vecchia questione: gli squilibri retributivi presenti tra le diverse aree del nostro Paese, in particolare tra Nord e Sud, ma molto evidente anche quelli tra le aree urbane e quelle rurali.

«Tema che le parti sociali hanno tentato di risolvere, dopo l’abolizione delle cosiddette gabbie salariali avvenuta nei primi anni ’70 del secolo scorso, attraverso l’impiego del contratto collettivo nazionale del lavoro. L’applicazione, però, ha prodotto solo in parte gli effetti sperati. Le disuguaglianze salariali tra le ripartizioni geografiche sono rimaste e in molti casi sono addirittura aumentate, perché nel settore privato le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le società finanziarie/assicurative/bancarie che, tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto più elevati della media, sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord. Non va nemmeno scordato – sottolineano gli esperti – che il lavoro irregolare, molto diffuso nel Mezzogiorno, da sempre provoca un abbassamento dei salari contrattualizzati dei settori che tradizionalmente sono investiti da questa piaga sociale (agricoltura, servizi alla persona, commercio)».

La quota media di giornate lavorative retribuite in provincia di Avellino è di 228,8. Il numero medio delle giornate retribuite al Nord è pari a 253, al Sud, invece, a 225. Pertanto, nel settentrione un ipotetico operaio ha lavorato 28 giorni in più che corrispondono a oltre cinque settimane lavorative “aggiuntive” rispetto a un collega meridionale

Gianluca Galasso – Il Mattino

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