Due importati ricorrenze ricadono quest’anno, il 140° anniversario della nascita di Diomede Patroni (1880-1969) e il 100° anniversario della nascita di Corrado Patroni (1920-1979).
Diomede (nella foto di copertina) e Corrado rispettivamente padre e figlio sono stati entrambi importanti scultori di grande valore artistico e di fama internazionale. Entrambi figli d’arte (il capostipite Raffaele, bagnolese di origine, anch’egli scultore, emigrò a Salerno quando Diomede era poco più che un bambino), hanno con le loro opere d’arte dato lustro per oltre un secolo a Bagnoli, paese di origine della famiglia Patroni e a Salerno, città adottiva ma che li ritiene a tutti gli effetti suoi illustri figli. A firma di Diomede Patroni sono infatti i due busti di Leonardo Di Capua e Donato Antonio D’Asti, collocati in piazza e la lapide al Tenente Federico Frasca affissa sulla facciata del vecchio municipio.
E in occasione di queste due importanti ricorrenze che ricadono quest’anno a distanza di appena due giorni una dall’altra: il 26 giugno il 100° anniversario della nascita di Corrado Patroni e il 28 giugno il 140° anniversario della nascita di Diomede Patroni i quotidiani salernitani hanno dato il giusto risalto a questi due importanti artisti con la pubblicazione di diversi articoli celebrativi.
A continuare con successo la secolare tradizione di famiglia è oggi da Vincenzo Dino Patroni, figlio di Corrado e nipote di Diomede. Il maestro Vincenzo Dino Patroni oltre ad essere scultore di quarta generazione è anche pittore, grafico, ceramista, famoso in tutto il mondo soprattutto per la medaglistica. Sua infatti è la medaglia realizzata in occasione dell’anniversario del Concilio Vaticano II.(G.T.)
Quotidiano del Sud (Edizione Salerno)
I dimenticati. Cent’anni fa nasceva un artista che ha lasciato decine di opere
Il maestro Patroni. La storia di Salerno fusa nel bronzo
Nelle sue sculture diversi secoli di vita cittadina.
La storia fusa nel bronzo e scolpita nella terracotta, i secoli della memoria affidati a opere d’arte fatte per consegnare ai posteri volti, figure e momenti di valore civico e culturale. E’ il ruolo della famiglia salernitana Patroni (di origini bagnolesi N.d.R.), scultori dall’ottocento ai giorni nostri. Proprio quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita di Corrado Patroni nato nella nostra città il 26 giugno 1920. Nel palazzo di via Masuccio Salernitano caratterizzato da un portale scolpito in pietra lavica in stile arabo moresco, nasceva un bambino che farà dell’arte la missione di una vita breve, considerando la prematura scomparsa nel 1979, a 59 anni di età. Nel 1960 aprì un laboratorio di ceramica artistica a Salerno denominato “CoPat”, acronimo derivante dalle sue iniziali. Per avere traccia del suo lavoro basta fare un giro a Salerno tra sculture e monumenti. C’è il busto del sindaco del dopoguerra Silvio Baratta, realizzato in bronzo ed istallato su piedistallo di marmo pregiato presso il Recinto degli uomini illustri nel cimitero monumentale della città, dove è presente anche un medaglione di bronzo raffigurante il noto maestro di pedagogia prof. Perrella collocato su una stele di granito presso la tomba di famiglia dell’illustre salernitano. Celebre anche la statua di Giovanni Nicotera, istallata su piedi stallo di granito nella rotonda centrale dei giardini della villa comunale. Altre sue opere celebri sono: il medaglione in bronzo di Antonio Genovesi, il ritratto di Giovanni XXIII, i Figli del Popolo, Scugnizzi. Presso il Liceo Scientifico Giovanni Da Procida, il tondo che raffigura quest’ultimo fu modellato proprio da Corrado Patroni. Dice di lui Alfonso Menna nel libro “Come li ricordo”: “Corrado Patroni fu di indole sensibilissima e mai facile ad appagarsi delle proprie creazioni artistiche. La sensibilità per la materia da lavorare –marmo, terracotta, bronzo fu vivissima e gli fece ogni volta trovare, nel processo esecutivo, rapporti di estrema concretezza plastica”. Corrado era figlio d’arte, perché il padre è stato l’artefice incontrastato di tante opere d’arte a Salerno e in America. Basta entrare nel Duomo di Salerno per notare, collocato nel lato destro del transetto, di fronte all’altare di San Gregorio VII, l’importante monumento di marmo di carrara che Diomede Patroni (1880- 1968) realizzò nel 1936 per l’arcivescovo Mons. Carlo Gregorio Maria Grasso. Firmato da Diomede anche il celebre busto del prof. Paolo Emilio Bilotti collocato presso il Salone delle Conferenze dell’Archivio di Stato di Salerno. Anche Diomede, a sua volta figlio d’arte (il padre Raffaele era uno scultore) si avvicina un importante anniversario: il 28 giugno ricorre il 140° anniversario della nascita. Fu allievo di maestri del calibro di Vincenzo Gemito e di Vincenzo Luigi Jerace. A 22 anni si trasferì a Roma dove frequentò i corsi di pittura all’accademia di Francia, facendo amicizia con Boccioni, Severini, balla, Carrà e Rosai. Nel 1906 il grande salto da Salerno agli Stati Uniti, dive Diomede Patroni fu chiamato per “chiara fama” a insegnare all’Accademia di Belle Arti di Chicago. Tra questa città e New York lascia opere significative come “Il giocatore di Baseball” e “La tigre Katty”. Nel 1910 torna a Salerno e riprende un’intensa attività lavorativa. Numerosi i suoi ritratti realizzati nel recinto degli Uomini illustri del Cimitero Monumentale di Salerno: il patriota garibaldino Francesco Beraglia (1920), Michele Iannicelli (1926), Paolo Emilio Bilotti (1927), Giovanni Lanzarone (1936). Durante i bombardamenti del giugno del ’43 andò distrutto il suo studio di via Velia. Nell’incendio bruciarono opere, bozzetti, foto e documenti del suo lavoro d’artista. Nel ’54. Con l’alluvione, andò invece distrutta la sua casa. Ma Diomede, che visse fino a novant’anni, non si arrese e passò il testimone al figlio Corrado. A continuare ora è il figlio di Corrado e nipote di Diomede, Dino, scultore di quarta generazione, medaglia di pregio e conservatore delle memorie di famiglia. Il maestro Vincenzo Dino Patroni (Salerno 1947) è pittore, scultore, grafico, medaglista e ceramista. Dino oggi è famoso in tutto il mondo soprattutto per la medaglistica, sia come artista che come docente: non a caso l’Università degli studi di Barcellona lo ha chiamato a tenere una conferenza e un ciclo di lezioni sul bassorilievo e la medaglistica contemporanea. Ha proposto la sua produzione degli ultimi vent’anni di medaglie d’arte durante la Giornata del Contemporaneo promossa dall’Amaci, presso la sala dell’ultima cena del Museo di Ravello. L’artista, nel periodo in cui ha ricoperto la Cattedra di Plastica Ornamentale nelle Accademie di Belle Arti di Frosinone e Napoli, è stato promotore ed organizzatore di mostre di medaglie contemporanee, esposte tra l’Italia e la Spagna. I testi per il catalogo dell’antologia di Patroni sono stati curati da Giancarlo Alteri, direttore del dipartimento di Numismatica della Biblioteca Apostolica Vaticana. Anche in tema sacro Patroni ha dato il suo prezioso contributo nella città del Papa: sua è la medaglia per l’anniversario del Concilio Vaticano II. Le opere recenti di Dino Patroni sono fuse in bronzo o in ottone nichelato o in alluminio verniciato o semplicemente in terracotta. Dopo aver sperimentato tutti i materiali tradizionali, l’artista è passato a nuove soluzioni materiche, privilegiando supporti insoliti e ibridi, dall’acciaio cor-ten, al plexiglass.
Paolo Romano
Quotidiano di Salerno
140° Anniversario della nascita dell’Artista Diomede Patroni
Unico autore al mondo dell’interpretazione del Giudizio Universale scolpito in marmo in omaggio a Michelangelo.
Domenica 28 giugno ricorre 140° anniversario della nascita dell’artista Diomede Patroni. L’Artista poliedrico nacque a Bagnoli Irpino (Avellino) in Largo S. Rocco, il 28 giugno 1880 dall’artista Raffaele Patroni, (Bagnoli Irpino, Avellino, 1853 – Salerno, 1925 è stato uno scultore, pittore e medaglista italiano), e da Maria Luigia Conte. Diomede Patroni deve ritenersi a tutti gli effetti un artista salernitano. Era, infatti, il 1885 quando la famiglia Patroni si trasferì prima a Raito di Vietri sul Mare e poi a Salerno, restandovi per sempre.
Pur essendo “figlio d’arte” e dotato di un talento ereditario – a 13 anni aveva collaborato con il padre nel restauro del Palazzo Ducale di Cannalonga – Diomede frequentò i corsi di scultura alle Belle Arti di Napoli avendo come maestri Vincenzo Gemito e Vincenzo Luigi Jerace.
A 22 anni si trasferì a Roma dove frequentò i corsi di pittura dell’Accademia di Francia, facendo amicizia con Boccioni, Severini, Balla, Carrà e Rosai.
Era il 1905 quando, ospite del pittore Luigi Ratini, Diomede Patroni si trasferì a Trieste: è di quel periodo il bozzetto in gesso dell’Alpigiana, un’opera scultorea in marmo, importante nella vita artistica dello scultore salernitano.
Nel 1906 trasferirsi in America viene chiamato ad insegnare all’Accademia di Belle Arti di Chicago, ma una grave malattia della madre lo fece ritornare in Italia (1910); qui sposò la salernitana Vincenza Nigro e partecipò alla grande guerra sul fronte albanese, rimanendo ferito.
La sua vita fu tormentata da tante vicissitudini, amarezze e sofferenze ma è stata anche ricca dal punto di vista umano ed artistico che fece di quest’uomo, modesto ma geniale, uno dei maggiori scultori italiani del secolo scorso.
Avendo vissuto quasi novant’anni – morto a Salerno il 31 dicembre 1968 – la sua produzione statuaria eseguita in vari materiali, in marmo, in bronzo, in terracotta e perfino in pittura, è stata prolifica essendo l’autore di molti busti, ritratti in particolar modo, eseguiti con un morbido ed innovativo modellato che gli veniva dall’insegnamento dei suoi grandi Maestri Vincenzo Gemito, Vincenzo Luigi Jerace e la frequenza del vecchio Maestro Stanislao Lista e, primo fra tutti, da suo padre Raffaele, il capostipite di una dinastia di scultori, attualmente viva con l’attività del più noto dei nipote Vincenzo Dino Patroni, il quarto esponente di quest’unica famiglia di scultori campani che produce tutt’oggi arte a cavallo di tre secoli, dall’Ottocento al Duemila.
L’opera principale e importante “Il Giudizio Universale” – Omaggio a Michelangelo – terminato dall’insigne artista irpino-salernitano agli inizi degli anni Quaranta, è un capolavoro unico ottenuto con la tecnica del bassorilievo in una lastra di marmo bianco di Carrara, oggi conservata nel proprio studio dal nipote prof. Vincenzo Dino Patroni, ed è l’unica interpretazione eseguita in scultura. Infatti, il Giudizio Universale di Michelangelo, nei secoli scorsi, è stato interpretato, ma solo in pittura, da altri autori, tra cui famosa quella di Pierin del Vaga, ma mai nessuno scultore si è cimentato ad omaggiare il Maestro fiorentino, interpretando, in marmo o in bronzo, il suo capolavoro collocato nella Cappella Sistina nella Città del Vaticano.
L’opera di Diomede Patroni, scolpita tra la fine degli Anni Trenta e gli inizi degli anni Quaranta per essere collocata nel Duomo di Salerno, a causa della II^ guerra mondiale non fu installata come programmato; infatti, essa fu danneggiata a causa del bombardamento aereo anglo-americano del 21 giugno 1943 nel quale fu distrutto da una bomba il palazzo dove, in via Arce a Salerno, lo scultore aveva il suo laboratorio.
Rovinato, ma per fortuna non distrutto, “Omaggio a Michelangelo” rimane un’eccellenza dell’opera omnia di questo grande scultore italiano che è stato Diomede Patroni e di cui proprio domenica 28 giugno 2020, ricorre il 140° della nascita.
Alcune opere di Diomede Patroni (sculture e dipinti):
Giocatore di Baseball 1907
La Tigre Katty 1907
Ritratto del padre Raffaele 1920
Ritratto del patriota garibaldino Francesco Beraglia 1920
Ritratto di Michele Iannicelli 1926
Ritratto di Paolo Emilio Bilotti 1927
Busto di Mascagni 1927
Ritratto di Giovanni Lanzalone 1936
Busto del Mons. Ercolano Marini, Arcivescovo di Amalfi 19499
Ritratto di Leonardo Di Capua 1945/48
Ritratto del giurista Donato Antonio d’Asti 1945/48
Ritratto della nipotina Antonella 1955/59
Busto dello storico Matteo Camera
Busto di Giordano Bruno.
Michele D’Alessio
Dal sito web Cronaca Numismatica
Nel centenario della nascita di Corrado Patroni
Un ricordo di Corrado Patroni, scultore e medaglista | Figlio d’arte, esponente di una “dinastia creativa” ancora attiva con suo figlio, il maestro Vincenzo Dino.
Nasceva a Salerno il 26 giugno 1920 il maestro Corrado Patroni e, nella città natale, scompariva prematuramente a 59 anni il 3 agosto del 1979.
Noto scultore, famoso anche per i grandi medaglioni in fusione e tante medaglie eseguite, l’artista salernitano Corrado Patroni fu autore di statue – come quella eseguita per Giovanni Nicotera e collocata nella Villa Comunale di Salerno – e di monumenti, nonché di medaglioni in marmo e in bronzo.
Corrado era del resto figlio d’arte; infatti, suo padre Diomede Patroni era stato uno dei maggiori scultori italiani del Novecento. Opere di Corrado Patroni, oltre che in luoghi pubblici in Salerno e nella sua provincia, tutt’oggi dimorano in raccolte sia in Italia che all’estero, perfino negli Stati Uniti d’America.
Anche nel campo della medaglistica d’arte, Corrado Patroni si distinse lasciando un nome prestigioso ed insegnando l’arte del “picciol tondo” al figlio primogenito Vincenzo Dino Patroni il quale, seguendo le orme paterne e quelle dei suoi antenati, rappresenta oggi nel campo della medaglistica d’arte italiana il quarto esponente di una dinastia di artisti campani che a cavallo di ben tre secoli, dall’Ottocento al Duemila, hanno dato lustro alla loro terra d’origine e all’Italia. Potremmo ben dire, in un certo senso, i “Giampaoli del Meridione”.
Per ricordare Corrado Patroni vi mostriamo la bella medaglia dedicata ad Antonio Genovesi, uno dei suoi capolavori. L’eccellente modello in bronzo che effigia il grande personaggio del XVIII secolo venne fatta coniare in pochi esemplari in bronzo e ancor meno in argento, con diametro mm 50, dallo stabilimento Lorioli a Cernusco sul Naviglio nel 1954 per conto della Camera di Commercio, in occasione del bicentenario dell’Istituzione della Cattedra di Economia, la prima nel mondo, presso l’ateneo napoletano.
Vincenzo Dino Patroni
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