il Coro Ligneo di S. Michele Arcangelo simile a quello di Bagnoli

di Giovanni Labbiento

Nel mese di giugno del 2019 dopo il pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo per una preghiera speciale davanti alla tomba di San Pio, prima di ritornare a Bagnoli Irpino, mi recai per una visita rapida alla mistica Basilica Santuario di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo sul Gargano in provincia di Foggia.

Entrando nella Chiesa/Grotta sotterranea, mentre passavo davanti alla stanza situata a sinistra dopo l’entrata nella grotta, su di un piano sopraelevato con l’harmonium in prima fila, intravidi con la coda dell’occhio un qualcosa di familiare. Mi soffermai e mi accorsi della presenza del Coro nascosto dall’harmonium e da un muro di libri.  Tale immagine attirò subito la mia attenzione e mi parve di vedere qualcosa di familiare: realizzai che c’era una certa, sia pure minima, somiglianza con il nostro Coro, non solamente col Coro seicentesco (1651-1657) dell’insigne Collegiata Santa Maria Assunta di Bagnoli Irpino, ma anche e soprattutto nella sua più grande semplicità con le varie porzioni del vecchio Coro (pre-incendio della Chiesa Madre del 1651) che ora si trovano nella sagrestia (parte che fu salvata dall’incendio del 1651 e che in alcune parti portano ancora tracce di quell’incendio).  Sebbene il nostro Coro sia molto più ornato e più ricco di figure e bassorilievi con grandi effetti pittorici e scenografici, la mia prima impressione fu quella di trovarmi davanti a un qualcosa, sia pur vagamente, di “dejà vu” (già visto).

Chiesi di poter entrare in quella stanza e di poter fare qualche fotografia, ma mi fu negato.  Di ritorno in Canada, ogni volta che ritornavo col pensiero a quella visita pensavo alla sia pur vaga somiglianza col nostro Coro, sia il vecchio che il nuovo, ed una domanda sorgeva spontanea nella mente: artisti bagnolesi vi han lavorato oppure avrebbero preso spunto da quel Coro e da altri Cori presenti nelle varie chiese di Puglia? Di alcuni resta solo il ricordo perché distrutti da incendi. Nel novembre dello stesso anno, di ritorno in Italia, dopo una sosta a San Giovanni Rotondo per la visita obbligatoria alla tomba del Padre Pio, ripassai per Monte Sant’Angelo.

Dopo aver menzionato al Padre Guardiano che venivo da lontano, dall’altra sponda dell’Oceano, per avere dettagli ed informazioni sull’origine e sugli autori del Coro ivi presente. Chiesi cortesemente di avere accesso alla stanza, menzionandogli la somiglianza col Coro di Bagnoli, e di poter fare qualche fotografia del Coro. Il Padre, gentile e comprensivo, mi permise di entrare in quella stanzetta e di fare rapidamente delle fotografie prima della cerimonia religiosa che iniziava qualche minuto dopo.

Chiesi informazione sia al Padre Guardiano che al sacrista su chi avesse intagliato il Coro e sul periodo. Ambedue mi dissero di non avere notizie. Mi riferirono al direttore della biblioteca/archivio del Santuario locale, un professore di cui non ricordo il nome, che mi disse di non avere notizie specifiche. I documenti, i registri che avrebbero potuto menzionare qualcosa erano inesistenti (perduti?).

                                                               

Il Coro di Bagnoli è più fine, ornato ed elegante, la sua condizione attuale è ottima risultato anche d’una eccellente manutenzione. Quello di San Michele non sembra essere stato mantenuto in condizioni ottimali. In un libro comprato nel negozio della stessa Basilica ho trovato qualche informazione in più. Anticamente esisteva un coro nel mezzo della Grotta (l’attuale Chiesa): l’Ughelli nella sua opera “Italia sac. VII, 810” menziona quell’antico Coro così dicendo: “in cuius conspectu chorus est quatuor gradibus”. Il P. Leandro Alberti che visitò il Santuario nel 1525 dice nella sua “Descrizione di tutta Italia, Venezia 1557, p. 224”: “nel mezzo (della Spelonca) trovasi un piccolo Coro ove si saglie per quattro gradi”. Dato che tale Coro situato nel mezzo della grotta era considerato incomodo ed ingombrante, esso fu abolito e la scelta cadde su una ubicazione dove trovasi attualmente.

In ogni modo non fu prima del ‘600 che si trasformò questa parte della Grotta in un Coro vero e proprio. Dice l’autore del volume sul Santuario che:”…ecco, infatti, sorgere l’attuale mirabile costruzione in legno con stalli nobilmente ed artisticamente intagliati essendo arcivescovo Orazio degli Annibali della Molara ed Arcidiacono D. Virginio Pellegrino, e precisamente nel 1630, come fino a diversi anni orsono si leggeva scolpito su di un asse del solenne mobiliario”. Quest’Asse vicino alla finestra del vano fu asportato e disperso come pezzo ritenuto inutile quando la detta finestra fu ingrandita. L’autore si ritiene fortunato di aver letto la data prima della scomparsa!

L’autore menziona anche che intorno a tale epoca sorsero molti Cori nell’Italia meridionale, celebri per ricchezza e fastosità come quello di Monte Cassino che era del 1640 e quello della Certosa di S. Martino in Napoli. E tra i Cori pugliesi menziona quelli di Ascoli, Bovino, Candela, Lucera (1641), Bisceglie. Il Coro di Monte Sant’Angelo è situato all’altezza di sei gradini dal pavimento della Chiesa, e il suo vano misura 5.5 metri di profondità per 4.7 di larghezza. Gli stalli erano 18 e nella prima metà del ‘700 ne fu aggiunto un altro. I seggi sono separati come quelli del Coro di Bagnoli l’uno dall’altro mediante bracciuoli (vedere le varie fotografie). L’autore dice anche che questo Coro fu opera d’un artefice espertissimo, ma purtroppo ignoto, eseguita in stile della Rinascenza, che già arieggia al fasto del ‘600. Malgrado tutto questo, detta opera già da allora (era il 19… anno di pubblicazione dell’opera) andava disgraziatamente deperendo abbandonata alle ingiurie del tempo e alla negligenza degli uomini (come, per esempio, la polvere accumulatasi nei secoli specialmente fra i meandri delle cornici e degli intagli). Sperando di poter ritornare in quella Grotta mistica in un futuro non troppo lontano, per il momento non mi resta che ammirare e pregare davanti alle fotografie di tutto il Santuario fatte nel 2019.

Giovanni Labbiento

(da Fuori dalla Rete, Marzo 2022, anno XVI, n. 2)

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