C’è chi dice che termina un altro anno e quindi si potrebbe fare un bilancio. Cosa strana e molto spesso non di uso comune. Ma ci proviamo. Un paese ha sempre bisogno di stimoli per potersi dichiarare vivibile, anche se la vivibilità e soggettiva ed in base a criteri che non tutti sopportano. Direi che un paese è vivibile anche se non ha una piattaforma aerospaziale. Anche se non ha un campo sportivo funzionante. Anche se vive di ricordi. Però chi cura il dettaglio della vivibilità ha bisogno di piccole accortezze che servono per salire la classifica.
Per fare un bilancio bisogna avere un campione di confronto. Come un paese vicino, un comune con gli stessi abitanti del Nord. E se si fanno confronti, il problema resta, ma sembra che si cerca sempre una pezza per coprire il buco e non di riparare. Uno degli aspetti che mi porta a pensare che il bilancio potrebbe essere disastroso, come già scritto e riscritto su queste colonne, e il disinteresse, compulsivo che questa popolazione e non solo nutre nei confronti della Res Publica.
Un sistematico “Ma si ch’ c n fott’” che ha portato l’Italia, l’Irpinia, i paesini a galleggiare nel limbo. Poi quando arriva qualcuno che si interessa veramente per fare qualcosa, viene additato come un ingordo. Eppure stiamo parlando di un paese che vive di dialoghi, una piazza che pullula di parole, a volte dette al vento, ma anche dette spesso bene. Si, ma resta ancora un piccolo e sostanziale vuoto. Un vuoto che di certo non può colmare chi di alcune cose non ne sa e non ne potrebbe mai sapere. Però chi sa e non parla secondo me e peggio di chi non sa e parla. Il disinteresse fa bene a chi governa, a chi amministra, perchè ha il cerino in mano, il pallino in mano della partita e può muoverlo a suo piacimento. Non riceve controllo dalla cittadinanza, dagli avversari, tantomeno dai suoi commensali.
Cosa ancor più grave non avendo il controllo è che chi governa, non governa con la consapevolezza di poter sbagliare, ma e tutto fatto bene. Anche perche “l’aggio fatto io”. Quindi, e sempre più inutile andare a contorcersi nelle beghe della politica e della politica amministrativa, fino a quando non si riuscirà a delineare una sostanziale divisione tra passeggero e controllore. E come se, un esempio mi viene in mente, su un pullman privato il controllore e lo stesso proprietario del bus. Ovviamente se qualcuno non paga il biglietto non riesce a portare a casa nemmeno i soldi della benzina. E quando torna a casa riflette. Noi siamo come quel proprietario del pullman che crede di essere un dipendente statale, ma invece se non pagano il biglietto non mangia. Una metafora assurda. Si, ne sono consapevole, pero e così.
Non ce ne freghiamo nemmeno di quello che succede in casa nostra, figuriamoci delle morti e delle distruzioni che stanno succedendo in altre parti del mondo. Non è sicuramente il caso di tutti e lo dimostra che qualcosa potrebbe cambiare se a controllare ci fossero due o più persone, magari tre. Oppure magari una cittadinanza intera che non sa nemmeno se il cielo e azzurro, rosso o arancione. Fatti alla mano, perché servono per tirare un bilancio, una persona su cinque sa e si interessa della Cosa Pubblica. E sono ottimista. Ma oltre alla cosa pubblica e l’interesse a dare una speranza di non ripartenza ai figli ed ai figli dei figli.
Almeno su una cosa, quella delle seggiovie. Almeno su quello ci si sarebbe aspettato un interesse maggiore. Ribadisco e l’ho scritto molte volte, non si avvia un motore solo mettendo la benzina. Pero di questo chi ne parla, di cosa si sta facendo, chi ne discute. Può essere bello o brutto il progetto, la realizzazione, la visione del futuro, ma chi ne discute. Solo ed esclusivamente 4 gatti. E perché ? Perché il disinteresse e alto, ma anche una cosa subdola come “l’assatm fa a me, m’ la vero io” fa capire in che razza di posto si vive.
Ci sono generazioni che avranno presto un’età avanzata che non riescono a capire il loro posto nel mondo e nemmeno si interessano se il loro posto e qui o altrove. A loro basta che non gli toccano personalmente, per il resto va più che bene. Non si meravigliano del bello, del brutto e dell’ingiusto. Non se ne fregano proprio. E da quello che capiamo, loro sono su quel pullman, di cui sopra, dove sono seduti ed aspettano il proprio giorno fortunato, quando il controllore si dimenticherà di chiedere loro il biglietto e quindi avranno anche un piccolo momento di gloria e di risparmio. La seconda molto importante. A dire il vero il pullman e così però, ci trovi tutti dentro, ma se cade da un dirupo cadono tutti, chi ha pagato e chi no. Anche il controllore nonché proprietario del pullman. Quindi badiamo bene a non far ubriacare l’autista e paghiamolo tutti il biglietto, nessuno escluso.
Giovanni Nigro
(da Fuori dalla Rete Dicembre 2023, anno XVII, n. 3)
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