Se sei saggio, non visiti una chiesa andando dritto all’altare. Ti soffermi ad ammirare i marmi dell’acquasantiera, le tele, le sculture, gli intarsi del pulpito, quant’altro. Così devi fare anche per un vino: sogguardarlo per il colore, diverso di vino in vino, portarlo al naso per coglierne i profumi, anche diversi e tenerlo qualche istante in bocca per ascoltarne i singolari racconti. Da Maddaloni all’arrivo posto oggi a Lago Laceno, il Giro d’Italia percorre terre d’eccezionale ricchezza, per chiese e vini. Non solo: per panorami, castelli, borghi e, quasi ovunque “frutti”: ciliegie, nocciole, noci, castagne, marroni, funghi, barbabietole, patate, broccoli, salsicce e, infine, latticini di pecora e di vacca.
Ovunque sceglierai di attenderlo, il Giro, troverai semplicemente trattorie o addirittura ospitali famiglie, capace di farteli assaggiare, casomai con immediate cotture.
Consigli d’obbligo. In Maddaloni già alla partenza, nota le opere del Vanvitelli: la chiesa del Corpus Domini e, subito dopo, nella campagna, l’acquedotto Carolino, voluto da Carlo di Borbone, per alimentare le cascate del parco della Reggia di Caserta. Corri poi le vigne tra Bagnoli e Faggiano: gustate i vini dell’Azienda agricola di Leonardo Mustilli, in Sant’Agata dei Goti. Lungo la salita al valico del monte Taburno: luoghi incantati, bellezza dei panorami, olio d’oliva di frantoio tra i migliori della Campania e vini rossi di buon nerbo e facile beva. Occhio a Montesarchio, simpatica borgata ai piedi del breve colle, per il medioevale castello e la chiesa di san Francesco, opera (ancora) del Vanvitelli, e per i simpatici vini rossi, franchi e leali. Segnalo soprattutto -ultima delle mie scoperte- in Pannarano, a base di uve Aglianico il rosso rubino carico, di pronunziato profumo e di non comune completezza.
Sosta fuori strada al paesino di Grottolella, per il castello e la chiesa della Madonna delle Grazie (mozzafiato la tela di anonimo napoletano del ‘400). Acquista qui le mele degne di dioccì. Meritano segnalazione gli estrosi vini di Montefredane. Antonio Troisi, località Vadiaperti, ha fama per i suoi Fiano di Avellino e Greco di Tufo (se entri in confidenza, chissà che non ti dica che millanta cure dell’erboristeria e della magia locali, contro il male giallo, in particolare epatiti et similia). Per raccontarti le meraviglie tutte, pietre, cibi e vini di Mercogliano, Avellino ed Atripalda, avrei bisogno di un tomo in quarto, altro che poche righe. Mi obbligo a citazioni drastiche. In Mercogliano l’abbazia di Montevergine, per la grande tavola di anonimo duecentesco. In Avellino, l’antica trattoria Martella, via chiesa conservatorio, per la zuppa di fagioli e scarole. In Atripalda, i vini di Antonio, Carlo e Piero Mastroberardino, orgogliosi titolari della Casa decana. Arriviamo, traguardo, a Lago Laceno, in comune di Bagnoli Irpino.
Mi parve -la prima volta che lo visitai- una specie di paradiso terrestre. Ora… vi è qualche casa in più. Di fondazione longobarda (chissà che ne avrebbe scritto Gianni Brera!), ha lunga storia di civili virtù, non ultima la fondazione, nel 1820, delle prime “vendite carbonare” col nome “I figli del sole”. Visita la parrocchiale, per il monumentale coro ligneo e la chiesa di san Domenico per la grande tavola di Marco Pino da Siena, datata 1576. Fatti raccontare la fiaba della sorgente Tronola.
Luigi Veronelli – La Gazzetta dello Sport 22 Maggio 1998
(da Fuori dalla Rete – La Calzetta del Giro, Edizione Speciale 09 Maggio 2023)
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