Il Lago Laceno e le Grotte del Caliendo: un patrimonio idrico naturalistico da preservare e riqualificare

di Ciriaco Lanzillo e Alfredo Trocciola (Arpac, Maggio 2021)

Il Dipartimento provinciale ARPAC di Avellino tutela le acque sotterranee da eventuali inquinamenti ambientali che, nel corso del tempo, potrebbero compromettere l’utilizzo dell’ingente patrimonio idrico del mezzogiorno con dei monitoraggi periodici (D.Lgs. 30/09 di cui DM del 6 luglio 2016 in recepimento della Direttiva 2014/80/UE). Nel Parco naturale regionale dei Monti Picentini, il massiccio carbonatico del Monte Cervialto ha un ruolo strategico nel rifornimento idropotabile della regione Puglia.

In particolare, l’idrostruttura del Cervialto è caratterizzata dalla presenza di una grande conca endoreica, il Lago Laceno, tributaria del fiume Sele per le acque sotterranee e del bacino del Calore, attraverso la Grotta di Caliendo, per le acque superficiali. Le acque sotterranee del massiccio carbonatico confluiscono nell’unico importante recapito della falda di base rappresentato dal gruppo delle sorgenti di Caposele (Sanità), che scaturiscono a 420 metri di altitudine e con una portata media annua di circa 4.000 l/sec. alimentano il fabbisogno dell’Acquedotto Pugliese.

Le acque della sorgente Sanità sono ottime hanno caratteristiche idrochimiche della facies bicarbonatica-calcica e dal punto di vista chimico-fisico sono caratterizzate da temperature medie di
9,5°C e conducibilità elettrica bassa (pari a circa 300 µS/cm).

Lago Laceno
Il lago Laceno ubicato nell’omonima piana costituisce uno specchio lacustre di superficie ridotta (inferiore a 50 ha) e profondo pochi metri. Il paesaggio dell’altopiano è fortemente caratterizzato dalla presenza del lago che in inverno, dominato dai pendii boscosi sovrastanti, a prevalenza di faggio, assume colorazioni ed aspetti tanto vari quanto inconsueti per questa parte dell’Appennino.

Il lago Laceno viene alimentato dalla sorgente Tronola e dagli apporti provenienti in maniera diffusa dai versanti e dallo scioglimento della neve delle alture disposte a corona. Le ampie oscillazioni di apporti idrici nel lago nell’arco dell’anno comportano consistenti variazioni del livello del pelo libero
dell’acqua e, nel tempo, grosse ripercussioni sullo stato ambientale e variazioni delle caratteristiche fisico-meccaniche del fondo del lago e delle sponde.

Nei periodi di magra, ad esempio, la configurazione planimetrica dello specchio d’acqua del lago è molto ridotta, circoscritta in prossimità del poggio ove insiste il rifugio S. Nesta.

Le condizione di naturalità del lago appaiono scadenti sebbene ricade all’interno di un’area protetta (zona B del Parco regionale dei Monti Picentini, Area di riserva generale, Zona SIC e ZPS) e costituendo anche un elemento essenziale della piana del progetto Bioitaly-Natura 2000.

Negli ultimi decenni,la qualità ambientale dell’altopiano del Laceno, in particolare l’area naturalistica interessata dal lago, ha sensibilmente perso pregio con il progressivo deteriorarsi dell’immagine dell’invaso e della cornice paesaggistica: le rive sono prevalentemente spoglie e prive di vegetazione. L’analisi ambientale del Piano del Laceno del Progetto di fattibiità POR Campania (FESR 2014/20) ha fatto emergere un complesso di episodi di degrado che richiedono urgenti interventi di rinaturalizzazione.

Specialmente gli animali da pascolo che si abbeverano esercitano una forte pressione ambientale: la loro notevole presenza (bovini: 950 capi; caprini e ovini:4433 capi) costituisce una pressione di inquinamento con elevati carichi organici (azoto: 74,5 t/anno e fosforo: 10,8 t/anno) che si ripercuote con effetti negativi sulla flora e fauna ittica del lago.

Agli apporti di origine animale si sommano i carichi organici agricoli (azoto: 6,14 t/anno e fosforo:3,54 t/annuo) e umani (300 ab. eq. fissi più massimo 1500 ab. eq. variabili).

L’amministrazione comunale di Bagnoli Irpino ha realizzato negli ultimi dieci anni quattro interventi significativi nella piana del Laceno: il Recupero del Rifugio Montano S. Nesta, l’Area attrezzata Erika in riva al Lago, il sentiero e la riqualificazione della grotta di san Guglielmo ed il recupero del Casone novecentesco. A completamento degli interventi già realizzati, il Comune ha affidato l’intera riqualificazione dell’area del Lago all’interno della Piana, ad un ambizioso progetto: “Riqualificazione per il miglioramento e recupero di ecosistemi di pregio ambientale e sensibili a beneficio dell’aumento della biodiversità, con la realizzazione di un’area umida e per l’incremento della fruizione turistica ricreativa in ambito forestale e montano”.

Tale progetto complessivamente prevede la riqualificazione dell’area umida per il ripristino ed ampliamento delle aree con aumento della biodiversità; il richiamo della fauna terrestre, acquatica (anfibi e rettili) e avifauna; l’innesco dei processi di biodiversità tipici degli ambienti umidi e la fruizione ricreativa e didattica dell’area.

Il progetto di riqualificazione della Piana del Laceno potrà essere realizzato con una convenzione sinergica tra il Comune di Bagnoli Irpino, il Dipartimento ARPAC di Avellino e l’Ente Parco dei Monti Picentini e considerando una maggiore valorizzazione sostenibile delle grotte del Caliendo.

Le Grotte del Caliendo
Tra le più importanti e conosciute cavità della Campania vi sono le grotte del Caliendo che sono collegate idrogeologicamente al Lago Laceno.

Le grotte costituiscono l’emissario idrogeologico stagionale del Lago Laceno, posto a quota 1050 m s. l.m., le cui acque sono state inghiottite nei vari secoli in differenti punti dell’altopiano, posti a quote altimetriche sempre decrescenti.

La loro esplorazione cominciata dal 1932 è ancora in corso con studi geo-speleologici: si tratta di cavità ipogee a sviluppo sub-orizzontale, una pendenza media del 8,4% con andamento sinuoso da ovest verso est ed uno sviluppo spaziale di 4.114 m.

Le grotte del Caliendo visivamente non sono percepibili dall’altopiano, nonostante arrivino in prossimità della piana in corrispondenza del Ponte Scaffa. Inoltre, sono percorribili da speologi esperti solo nei periodi di magra estiva per la presenza di innumerevoli sifoni e sono caratterizzate da ampi corridoi (alti fino a 50 m) ed angusti budelli, da ampie sale e stretti sifoni, da gole, salti, laghetti e meandri.

Risultano essere riccamente concrezionate nelle parti alte e nei tratti fossili, dove le volte, i pavimenti e le pareti sono ricoperte da stalattiti, stalagmiti, o da suggestive colate, da vele o mammelloni di carbonato di calcio.

La parte bassa delle Grotte, più facilmente raggiungibili, raccolgono l’alveo del torrente sotterraneo nei periodi invernali che dopo un percorso di circa 3 Km, risorge a valle, dalla maestosa ed imponente “Bocca di Caliendo” posta sul versante opposto del monte, su una altissima parete rocciosa da cui si diparte una profonda e spettacolare forra con salti e cascate. Tale antro attualmente costituisce l’unica possibilità di accesso e può essere visitabile.

La tesi di laurea di Elisa Barbaro discussa di recente presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara dal titolo: “Riscoprire il territorio: circuiti sostenibili per Bagnoli Irpino e l’Altopiano Laceno”, relatore prof. Romeo Farinella, è una riflessione sul dibattito attuale relativo alle Aree Interne.

Le Aree Interne del mezzogiorno considerate come delle realtà deboli, in quanto caratterizzate da numerose criticità, tendono a scavalcare tutte le potenzialità di questi luoghi, costituiti per lo più da borghi dall’importante valenza storico-architettonica e, soprattutto, circondati da territori di grande valore paesaggistico.

Nel cuore dell’Irpinia, distretto storico geografico campano con provincia nella città di Avellino, sorgono due realtà caratterizzate dal perfetto connubio tra natura, architettura e paesaggio: L’Altopiano Laceno e Bagnoli Irpino. Luoghi testimonianza del passaggio storico e della sapiente mano dell’uomo, affondano le proprie radici alla fine dell’ VIII secolo, quando i Longobardi eressero un castellum, volano del primo agglomerato urbano.

Il passaggio da un’epoca all’altra, che ha portato a vari cambiamenti dal punto di vista storico, architettonico e culturale, dando origine al centro storico di Bagnoli.

L’uomo non si è fermato, si è spinto oltre, andando ad addolcire le terre selvagge che si spandevano sulle pendici dei monti che circondano la cittadina: così nasce l’Altopiano Laceno, dapprima come luogo adibito alla coltivazione agricola, sino ad arrivare al complesso turistico-ricettivo il quale ha visto il massimo splendore alla fine del secolo scorso.

Ad oggi la storia e il turismo sono timidamente nascosti sotto un velo, in uno stato di temporaneo letargo che ha portato queste due realtà ad essere in pausa, schiave dello scorrere del tempo e dello spopolamento, senza identità alcuna.

La ricerca della tesi nasce partendo dalle bellezze, nascoste e non, e da tutti quei problemi latenti che affliggono questo territorio; Bagnoli e Laceno sono due realtà parallele e distinte, che vanno però allo stesso passo.

La tesi ha consentito lo sviluppo di una strategia che potesse rendere questi due sistemi un unico, grande complesso, legato e percorribile mediante una serie di percorsi che consentono di sentire, vedere e toccare questo territorio.

Questi si differenziano in tre tipologie, declinate in maniera diversa lungo il territorio comunale: un circuito volto a valorizzare la storia e l’architettura nel borgo, un circuito volto a valorizzare l’aspetto naturalistico collocato tra Bagnoli e Laceno ed un circuito sportivo sull’Altopiano, sfruttando l’anello che ad oggi circoscrive la piana.

Distinti i tre percorsi, lungo di essi sono state individuate delle aree di importanza strategica presso le quali sono stati attuati interventi relativi il ridisegno dello spazio pubblico, il nuovo progetto di aree destinate al movimento, alla salute e allo sport e di aree destinate ad ospitare mini-residenze, pensate per i visitatori e ben rapportate con il contesto urbano e paesaggistico.

È stato possibile delineare un quadro del complesso Bagnoli Laceno seguendo un articolato processo di rigenerazione di un territorio prevalentemente rurale, risvegliandone la vocazione storica e naturalistica ma, soprattutto, generando una nuova identità che consenta all’uomo di poter dialogare nuovamente con l’ambiente circostante.

Ciriaco Lanzillo e Alfredo Trocciola (Arpac Maggio 2021)


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