Uno di Nusco, dovendo partire col treno per Avellino, si recò alla stazione. Dopo aver comprato il biglietto, andò a sedersi nella sala d’aspetto. Nell’attesa pose attenzione agli altri viaggiatori che chiedevano il biglietto al capostazione. Non gli sfuggì che tutti prendevano un biglietto di andata e ritorno: – Un biglietto per Montemarano, andata e ritorno… un biglietto per Atripalda, andata e ritorno…
Allora chiese ad Amato, un paesano che sedeva accanto a lui: – Perché tutti chiedono un biglietto di andata e ritorno?
– Perché così si risparmia.
Mannaggia, lui aveva comprato un biglietto di sola andata. Pazienza. Salì sul treno e dopo circa due ore arrivò ad Avellino. Sbrigate le sue faccende in fretta e furia, fece ritorno alla stazione ferroviaria per prendere il treno che doveva riportarlo a Nusco.
Si avvicinò allo sportello della biglietteria e chiese: – Un biglietto per Nusco, andata e ritorno.
Pagò e ricevuto il biglietto, corse ai binari perché il campanello già annunziava l’arrivo del treno. Sotto la pensilina riconobbe Amato, il suo paesano. E l’abbordò: – Questa volta – disse con un sorriso furbesco – ho fregato quello della biglietteria: ho preso un biglietto di andata e ritorno. Ma io vado e non torno. – E con il braccio fece il gesto dell’ombrello all’indirizzo dell’impiegato – Tiéh!
Grazia Russo
(da Fuori dalla Rete, Maggio 2020, anno XIV, n. 2)
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