Il SS. Salvatore e i montellesi: storia di un amore indissolubile

di Daniele Marano

Anche a Bagnoli, spesso si fa questa domanda: ma perché sti montellisi sono fissati con il Salvatore???

Posto a circa 950 metri sul livello del mare sono tanti gli aneddoti per rispondere a questo quesito. Di storia antichissima, si attesta che già nel 1600 esisteva: nel mese di Agosto, non esiste nessun montellese che non salga a piedi scalzo, per amore solo per amore. 

L’attuale statua è del 1779 e pensate che 10 anni prima c’è stato un incendio provocato dai fulmini che ancora oggi sono uno dei problemi del Santuario.

1779 appunto è qui che l’amore del popolo montellese divenne viscerale: in quella Primavera una siccità ridusse alla povertà la popolazione che viveva per lo più di agricoltura.

Il 25 Maggio alcuni uomini, espressero il desiderio dei montellesi di portare la statua dal monte alla chiesa Madre. Armati di strumenti di lavoro, fu costruito un viottolo lavorando giorno e notte (ci si abbeverava a una Cisterna adiacente al Salvatore che come per miracolo aumentò quotidianamente la sua portata, nonostante la siccità), due giorni dopo la processione fu fatta.

Il 30 Maggio mentre la gente pregava, davanti alla statua che era stata scesa, ecco che fuori un temporale mai visto prima si abbatté su Montella. Ed allora, da quel giorno in poi, le offerte dei montellesi arrivarono in modo da ampliare il santuario, fu costruita la mitica statua d’argento.

Un autentico miracolo che salvò il paese dalla fame più nera.

Ecco perché fine Maggio o Inizio Giugno, festeggiamo il Salvatore con la festa non solo religiosa ma anche civile (speriamo che torni quest’anno).

Altra data, importante fu il 9 Ottobre 1849, è la data di nascita della campana il cui rumore si estende lungo tutta la valle, arrivando chiaro anche fino a Bagnoli.

Magari a Montemarano, deve imparare da piccolo a ballare la Tarantella, ad esempio, qui arrivati ai 14 anni, devi iniziare a saper fare “il passo” per suonare la campana. 

Un amore viscerale che si estende, dunque nel corso degli anni. Anche in questi momenti, il montellese è solito alzare gli occhi al cielo e guardare lì, verso il Salvatore guardiano di un paese che mostra ogni anno il proprio amore.

Ah dimenticavo: la statua presente in Piazza, al di fuori della Chiesa Madre, è risalente al 1892. Dopo la sua inaugurazione la festa del Salvatore durò per tre giorni, tradizione questa che è rimasta nel corso degli anni. 

Non ci resta quindi che la pandemia vada via, per riiniziare la mitica festa, con il canto sparato a palla sui balconi montellesi, con il loro inno, ripreso da Aurelio Fierro in una bellissima versione:

Volgi la bella fronte… Volgi i begli occhi tuoi… abbi pietà di noi… Amabile Salvator! 

L’inno dei montellesi. Fissati per il Salvatore. Eh già….Lo Santissimo Salevatore!.

Daniele Marano


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