Il vecchio è…

Franco Lo Monaco

Per abitudine sciatta e un po’ sbadata di lui si sente spesso dire “…è stato…, …era…” E, invece, il vecchio “è”! E’, come io sono, come tutti noi non vecchi siamo. Solo che ci accorgiamo in ritardo come lui “è” ancora, e quando lo facciamo ci coglie il rimpianto di non essere stati più attenti prima. Il vecchio è! E fa tante cose ancora, più di quanto la nostra superficialità gli accorda.

Il vecchio è solo. Passa il tempo in compagnia dei suoi acciacchi e, nelle notti povere di sonno e nelle lunghe giornate incupite dalla noia, scambia quattro chiacchiere con i suoi ricordi.

Il vecchio è stanco. Le sue parole arrancano a scia di pensieri incerti, e la volontà si sfianca nel testardo richiamo all’obbedienza di membra abuliche e infiacchite.

Il vecchio è dignitoso. Rifugge dai fermenti della vita perché si sente come un soldo ormai fuori corso , e, senza farsene accorgere, si tiene in disparte per non intralciare la disattenta indifferenza altrui.

Il vecchio è confuso. In balia di certezze sfilacciate e vaghe, aduggiato contro il tempo che gli è parso correre troppo in fretta, si chiede perchè si nasce, si vive per poi morire. E che ne sarà dopo…

Il vecchio prega. Scaduti i privilegi della sua gioventù fiera e vincente, indifeso si aggrappa alla fede, come il naufrago alla cima lanciatagli in soccorso.

Il vecchio osserva. Fissa in silenzio chi gli gira intorno, chi gli dà da parlare e chi lo ignora. S’accorge di essere “niente” per alcuni, per altri un complemento scenico necessario, il pretesto per rituali familiari retorici, e solo per pochi, forse, un piacevole impulso a smuovere ancora i sentimenti dell’anima.

Il vecchio è disincantato. Crede soltanto a ciò che lo specchio gli rimanda senza abbuoni, e restituisce con garbo le illusioni a chi gliene fa dono per addolcirgli una realtà ribelle al velo della finzione.

Il vecchio ama. Lo fa con timido imbarazzo e col timore di non esserne più capace. Le tenere “veemenze” dell’amore gli vibrano ancora dentro, ma palpitano soltanto nelle parole di una dedica scritta su una foto di tanti anni fa.

Il vecchio canta. I suoi sono motivi antichi, e lo fa sotto voce. E si commuove quando il ritornello incerto e un po’ stonato risveglia la dolcezza in cuore, gli strozza il fiato in gola mentre gli turbinano nella testa i cari pensieri per chi non c’è più.

Il vecchio è una colonna antica. Corrosa, sbeccata, ma fiera, superba, preziosa, come un aedo racconta le storie del suo tempo, di un passato che potrebbe ancora guidare l’oggi a divenir domani.

Il vecchio è bello. E’ come il tronco contorto, nodoso, spaccato dell’ulivo, bello senza eguali. Bello e rassicurante come la voce che, se invocata, risponde nel buio silenzioso della solitudine.

La vecchiaia è il riposo al calar della sera, il sospiro rilassante di sollievo dopo la fatica. E’ la quiete che ci concilia il sonno della notte più lunga. La vecchiaia, in fondo, è la fine di un sogno. E’ l’ultimo verso di un canto d’amore.

Franco Lo Monaco

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