Il Virus e la Storia

di Luciano Arciuolo

La Storia, prima di diventare tale, è stata il presente di quelli che l’hanno vissuta. Allora una bella domanda è: cosa dirà la Storia, tra 50 o 100 anni, della crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo? Racconterà l’attuale come il periodo in cui ha vinto la solidarietà per i più deboli, in Europa e da noi, sia in relazione al virus (gli anziani) che verso l’attuale frenata economica (i disoccupati, i commercianti, i giovani professionisti, i lavoratori in nero…)? O come l’inizio dell’era della tecnologia pervasiva e onnipresente, che sostituisce la scuola e il lavoro? O, ancora, come la premessa per proteste violente e disordini che porteranno ad una svolta autoritaria e a nuove dittature (così ad esempio la Storia racconta la nascita del Fascismo)? La risposta dipende dalle scelte fatte e che faremo, noi e i nostri politici, nei prossimi mesi o addirittura nelle prossime settimane.

Senza abbandonarsi a sogni troppo impegnativi, che la nostra classe politica (appesa sempre all’ultimo sondaggio) è incapace di fare, molto dipenderà da quando e come spenderemo la grande quantità di soldi che l’Italia avrà a disposizione.

Devono servire, quei soldi, non solo ad aiutare chi ne ha bisogno, ma anche a cambiare le cose che non vanno:

  • Creare attività produttive ecocompatibili, soprattutto al Sud e nei piccoli centri, perché le aree industriali del Nord sono ormai sature e impossibilitate a crescere ancora, oltre ad essere diventate isole di veleni e inquinamenti;
  • Realizzare le infrastrutture necessarie per queste delocalizzazioni: ferrovie e collegamenti veloci, soprattutto là dove sono inesistenti;
  • Modernizzare lo Stato, che ha una organizzazione burocratica elefantiaca e praticamente ottocentesca;
  • Investire nella Scuola e in una Sanità nazionale per evitare nuove tragedie, cosa che sono riuscite a fare altre nazioni europee di fronte alla stessa calamità.

Per tutte queste cose dovremo inevitabilmente creare altro debito pubblico. Evitiamo allora le abbuffate stile anni “80 del secolo scorso, alla fine dei quali il debito era raddoppiato in dieci anni, ma era servito solo per sfamare voraci clientele politiche (paghiamo per interessi almeno 65 miliardi di euro l’anno per quelle scelte e alcuni protagonisti di allora sono ancora lì a pontificare).

E ancora: il debito che creeremo graverà sulle future generazioni. Allora è giusto che questi soldi siano investiti proprio per i giovani e i bambini di oggi (significativamente e meritoriamente il Fondo Europeo per la Ripresa è stato denominato Next Generation UE):

  • Investiamo nella Scuola e nell’Università, le uniche capaci di dare loro un futuro;
  • Eliminiamo la precarietà che è ormai il carattere distintivo delle nuove generazioni (già prima del Covid i precari, in Italia, erano più di tre milioni);
  • Eliminiamo privilegi assurdi e offensivi, se rapportati a queste situazioni di precarietà.

Investiamo nello Stato Sociale del futuro, capace di garantire ai giovani gli stessi diritti dei quali abbiamo usufruito noi di una certa età.

La Storia dei tempi che viviamo e che i nostri nipoti studieranno è questo presente. E nostra è la responsabilità delle scelte da fare.

Luciano Arciuolo

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