In fila per tre

di Luciano Arciuolo

Nelle scorse settimane abbiamo assistito ad una campagna elettorale più adatta alla Russia di Putin che all’ Italia. Una cosa da ridere, se non facesse preoccupare.

La premier Meloni è stata in tutte le televisioni praticamente 24 ore al giorno. La RAI ha dimostrato una assoluta sudditanza al governo. Probabilmente non è un caso che, nelle ultime settimane e per la prima volta nella storia, le tre reti Mediaset hanno sorpassato le tre reti pubbliche.

Il governo ha varato una vera e propria raccolta di marchette elettorali. Un nuovo condono edilizio, una nuova Social Card (ma da settembre…), un viaggio di Meloni in Albania (dove spenderemo un miliardo di euro, senza che nessuno abbia capito perché), un decreto per diminuire le liste d’attesa nella Sanità senza un euro per le ASL ma con promesse verso i privati.

Uno scandalo. Anzi, un bordello.

Ma il fatto più grave è stato la riscoperta di simboli e linguaggi di chiara, e voluta, origine fascista. Fratelli d’ Italia ha nominato una schiera di fascisti dichiarati tra i collaboratori dei ministri. I leghisti, per rubare voti a destra, inneggiano ogni giorno alla Decima Mas, corpo militare che, dopo l’armistizio del 1943, sotto la guida di Iunio Valerio Borghese (che nel 1970 tentò un colpo di Stato fortunatamente fallito), si macchiò di tantissimi crimini di guerra e che marchiava con una X i partigiani che trucidava. Ad essa ha inneggiato il candidato leghista Vannacci ma anche qualche parlamentare negli ultimi giorni. Un reato compiuto in Parlamento senza che nessuno lo dica.

Ebbene, la società che Edoardo Bennato immaginava con la canzone del titolo oggi rischia di diventare realtà. Basta rileggerne il testo.

Ma nello stesso album che conteneva “In fila per tre” c’ era anche un altro brano, che si intitolava “Arrivano i buoni”. Ecco: i “buoni”, di cui parlava Bennato cinquanta anni fa, sembra proprio che siano arrivati e che siano tutti al governo.

Luciano Arciuolo

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