Internet, Giovani, Cultura e Informazione

di Luciano Arciuolo

Gli italiani non sono mai stati un popolo di grandi lettori. Nel 2016 il 60% di essi non ha letto alcun libro e questa percentuale è in aumento dal 2010: col passare degli ultimi anni, cioè, leggiamo ancor meno che in passato. Non solo: è in caduta verticale la percentuale dei ragazzi che, nei dodici mesi, leggono almeno un libro: in un anno sono diminuiti del 7%.

Certo, è facile pensare che tra gli adolescenti lo smartphone sostituisca il libro, ma le statistiche dicono che non è così. Chi non legge il cartaceo, non scarica libri nemmeno da Internet.

Estendendo il discorso alle attività culturali in genere (musei, mostre, siti archeologici, ma anche cinema e addirittura discoteche …), un italiano su quattro non ne svolge nessuna. Nel Meridione d’Italia questa percentuale di estranei assoluti ad ogni attività culturale sale addirittura a uno su tre.

Per i giornali la situazione è anche peggiore: ormai li leggono solo quelli che hanno più di quarant’anni. A 24 anni, infatti, solo un terzo degli italiani dà una sbirciatina ai quotidiani. A 17 anni lo fa solo il 12%.

Queste percentuali sono in continuo, inesorabile calo e, come ho già accennato, soprattutto negli ultimissimi anni.

Come abbiamo fatto a ridurci così?

A guardare le cifre del disastro, e il loro andamento soprattutto tra le giovani e giovanissime generazioni, non si può far finta di non capire: esiste un collegamento stretto tra l’aumento degli insensibili ai fatti informativi e culturali e l’illusione, che abbiamo dato ai nostri ragazzi, che con uno smartphone e con Internet si diventi padroni del mondo.

Il fatto è che bisognerebbe anzitutto conoscerlo, il mondo, per padroneggiarlo.  E, in questo senso, la smania della digitalizzazione forzata, a discapito del libro e della carta stampata, ha svolto, negli ultimissimi lustri, una funzione di distruzione senza precedenti.

Lo studio sostituito dal “copia e incolla” sta producendo una generazione non di analfabeti in senso letterale, ma di senza cultura. L’opera di demolizione degli aspetti migliori della nostra scuola ha fatto il resto (penso alla Scuola dell’Infanzia e Primaria che ci era invidiata in tutto il mondo, ma anche, ad esempio, alla scomparsa della Geografia,  con il taglio ragionieristico del numero delle ore di lezione nelle scuole di ogni ordine e grado, operato dalla cosiddetta riforma Gelmini o, infine, alla mitizzazione delle prove INVALSI).

Bene ha fatto il Presidente Mattarella a richiamare al proprio dovere i ragazzi del “99, che quest’anno andranno a votare per la prima volta. Cento anni fa i ragazzi del 1899, appena diciottenni, furono chiamati alle armi e mandati nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, dove morirono a decine di migliaia tra indicibili sofferenze. Cento anni fa le autorità si giocarono così, quasi senza pensarci, una intera generazione. Prima di giocarci noi, sul piano culturale e quindi della consapevolezza civile, sociale e democratica, quella del 1999 abbiamo quantomeno il dovere, qui e oggi, di fermarci a riflettere.

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