Intervista a Marco Picariello, co-titolare dell’azienda Castagne Cappetta

A cura della redazione di Pt39

La castanicoltura irpina vive una lenta e costante crisi dovuta sia al cinipide galligeno che allo Gnomoniopsis castaneda. La combinazione di questi due fattori ha determinato un drastico calo della produzione con ripercussioni anche sulla qualità del prodotto. Per Bagnoli la produzione di castagne ha da sempre rappresentato un reddito, a cui tante famiglie attingevano per il sostentamento familiare. Nonostante la crisi del settore i comuni dell’ Alta valle del Calore restano leader in Italia per la produzione di castagne, producendo da sole circa il 50% del prodotto nazionale. Le aziende agricole impegnate oggi nel settore e quelle dedite alla trasformazione del prodotto costituiscono il principale polo europeo della lavorazione industriale dei frutti di castagna. Quello economico però non è l’unico aspetto ad essere interessato dalla crisi. I castagneti hanno da sempre svolto un importante ruolo di salvaguardia ambientale. La castagna, al contempo, è un prodotto unico, una delle eccellenze, insieme al tartufo, di questo territorio, oltre ad essere una tradizione secolare tramandata da generazione in generazione. La filiera della castagna, nonostante gli oltre dieci anni di lotta biologica al cinipide, continua ad essere fortemente penalizzata. Chi, come Marco Picariello , titolare insieme al fratello Vincenzo dell’azienda Castagne Cappetta, è da anni in prima linea nella lotta al cinipide, sa che occorre intervenire contemporaneamente su più fronti, provando a ridimensionare la presenza del cinipide e allo stesso tempo favorire un aumento della produzione. Abbiamo chiesto a Marco Picariello qual è lo stato si salute del comparto castanicolo e quali sono a suo avviso le prospettive future.


Ad oggi qual è lo stato di salute del comparto castanicolo locale?

Con l’avvento del cinipide lo stato di salute del comparto è cambiato in modo negativo, creando   immensi danni all’economia locale e non solo.  A tutto ciò si aggiunge l’allontanamento, il disinteressamento e il mancato dinamismo di molti operatori dovuto alle irrisorie produzioni che gran parte delle volte non si riesce a coprire nemmeno i costi di gestione. A parte il raccolto 2020, gli anni preceduti hanno segnato un terribile rallentamento nello sviluppo del comparto sotto l’aspetto degli investimenti.  È un comparto in bilico, subisce continuamente attacchi fitopatologici e con un clima instabile che influisce sul ciclo produttivo del castagno, costituiscono una combinazione che produttori e trasformatori possono far ben poco. Ci auguriamo quanto prima una pronta guarigione per ripartire.

Il cinipide influirà anche sulla raccolta 2021?

Il cinipide è un parassita imprevedibile, ci rende impossibilitati a prevedere un raccolto anche poche settimane prima. Sicuramente continuerà a remarci contro in futuro e la sua presenza sui castagni influirà sempre sul raccolto, a volte più a volte meno, questo dipenderà dall’andamento climatico.

Da produttore quali sono a suo avviso le prospettive future per il comparto castanicolo?

Vorrei essere ottimista, ma i dati attuali confermano un futuro sempre più complicato, un ulteriore aspetto sfavorevole è la carenza di addetti per la potatura delle piante, raccolta, pulitura del sottosuolo nei castagneti, e soprattutto l’impossibilità a trasmettere il valore e la passione per la nostra risorsa castanicola locale alle nuove generazioni, che giustamente, trovano altrove maggiore sicurezza e stabilità economica.

La redazione di Pt39

(da Fuori dalla Rete, Giugno 2021, anno XV, n. 3)

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