Irpinia, 44 anni dopo il terremoto: tra nuovi studi, ricerca e prevenzione

Oggi, 23 novembre 2024, ricorre il 44esimo anniversario del devastante terremoto che il 23 novembre 1980 sconvolse l’Irpinia. Con una magnitudo di 6.9, il sisma causò la morte di 2.914 persone e ferì 8.848 , mentre più di 280.00 furono gli sfollati. Le macerie di centinaia di paesi, tra cui Avellino, Sant’Angelo dei Lombardi, e Monteforte Irpino, rivelarono la fragilità di un territorio già segnato dalla sismicità e dalle carenze strutturali.

Nel corso degli anni, la memoria di quei momenti è rimasta viva, non solo per il dolore e la tragedia e la perdita, ma anche per gli sforzi che, con il tempo, hanno cercato di mitigare i rischi sismici in una delle zone più attive d’Italia. Recentemente, uno studio multidisciplinare ha rivoluzionato la comprensione della crosta terrestre nell’area epicentrale del terremoto. La ricerca, condotta da esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Università Roma Tre, ha prodotto il primo modello geologico tridimensionale della regione, che arriva fino a 14 km di profondità, fornendo una visione dettagliata della struttura sotterranea, rivelando come le differenti composizioni delle rocce,  siano alla base della sismicità che ha colpito la regione.

Non solo scienza, ma anche umanità: tra le tante storie di coraggio, spicca quella del brigadiere Guido De Santis, morto tre giorni dopo il sisma a causa di un infarto, stremato dallo sforzo incessante di soccorrere i sopravvissuti. De Santis non si fermò mai, scavando a mani nude per estrarre vittime e feriti dalle macerie, e oggi è solo uno dei tanti eroi che hanno donato la vita per il bene degli altri.

A distanza di decenni, la consapevolezza sul rischio sismico è aumentata, ma non è ancora sufficiente. Oggi, i ministri Piantedosi e Musumeci sono in Irpinia per rendere omaggio alle vittime e affermare nuovamente la necessità di un impegno costante nella prevenzione dei rischi sismici. Musumeci ha sottolineato come il “limite culturale” impedisca ancora una vera e propria cultura della protezione civile, e aggiungendo “La prevenzione è l’unica strada da percorrere“.

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