Kurt Cobain, eroe senza tempo

Sono passati tanti anni da quel pomeriggio che scosse le coscienze di noi….all’epoca adolescenti sotto shock da quell’avvenimento.

Kurt Cobain aveva deciso di farla finita nel suo garage. Una sola tremenda lettera, una sorta di descrizione letale del suo malessere e uno sparo in bocca. Pensate un pochino aveva il mondo ai suoi piedi ma davanti al pubblico si sentiva solo: “Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento il maniacale urlo della folla cominciare, non ha nessun effetto su di me, non è come era per Freddie Mercury, a lui la folla lo inebriava, ne ritraeva energia e io l’ho sempre invidiato per questo, ma per me non è così. Il fatto è che io non posso imbrogliarvi, nessuno di voi”. Parole crude per certi versi inspiegabili, lui solo? Pensate che la sua Courtney ha dovuto mettere le sue ceneri in un orsacchiotto di pezza perchè nessun cimitero voleva “ospitarle”; infatti avrebbe voluto dire fare h24 la guardia per i tanti fanatici!

Certo…avrebbe potuto dare tanto….certo…sua figlia Francis Bean non può seguire le orme del padre, caratterialmente è simile al suo papà che però artisticamente era inimitabile.

E allora cosa ci resta? Ci resta la sua musica….Lui che amava Bukovski e che quando era ispirato inventava capolavori: Vide in tv un documentario sui bambini malati di cancro…allora via con Heart Shaped Box oppure Come as you Are, una sorta di testamento spirituale o il videoclip di Smells like teen Spirit ancora oggi probabilmente l’inno rock per eccellenza.

L’insegnamento può grande di Cobain è quella sua definitiva, proverbiale, realistica frase, sul vivere la vita a 360 gradi ma sempre e comunque cercando di attivare quelle passioni che il più delle volte sono bistrattate da tutti e se non tutto va bene cambiare subito registro e cercare nuove strade anzichè tergiversare: è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.

Daniele Marano

(da Fuori dalla Rete, Settembre 2019, anno XIII, n. 4)