La Madonna del Santissimo Rosario realizzata dall’artista bagnolese Andrea D’Asti per la Chiesa di Nusco

Risalente al XVIII sec., l’opera Madonna del Santissimo Rosario fu realizzata dall’artista bagnolese Andrea Dell’Asta (o D’Asti) per la Chiesa Cattedrale della Diocesi di Nusco.

L’opera è composta da una sezione centrale e una laterale.

Nella sezione centrale, snodo fondamentale della tela, si può ammirare la Beata Vergine Maria in posizione stante dinanzi un trono. In braccio porta il bambino Gesù, adagiato su una candida copertina di lana (d’agnello), alludendo alla purezza e al sacrificio di Cristo, “agnello senza difetti e senza macchia” (1Pietro 1,19).

Dinanzi alla Vergine, Regina del Cielo e della Terra, due figure in abiti monastici porgono i propri omaggi all’Augusta Signora. La prima, in ginocchio, è San Domenico di Guzmàn, fondatore dell’Ordine religioso mendicante dei Frati predicatori (meglio conosciuto come “Ordine dei Domenicani”); egli viene rappresentato con la mano sinistra aperta verso Cristo, predisponendosi ad accogliere il dono del SS. Rosario, mentre con la destra invita lo spettatore a partecipare all’evento divino.

La seconda posta alla sinistra del “Frate Predicatore”, invece, è Santa Caterina da Siena (Dottore della Chiesa e Terziaria Domenicana). La Santa porge due doni al trono divino: un giglio, donato alla Vergine, simbolo di purezza, castità e verginità e una corona di spine, donata al Divin Pargolo, alludendo alla sua Passione, ma anche alle sofferenze che la Santa consacra al Signore. Entrambi i simboli alludono anche allo stile di vita della Santa, su imitazione di quella di Cristo e dell’Augusta Regina delle Vittorie (dalla Supplica alla Regina del SS. Rosario di Pompei del Beato Bartolo Longo). Ai piedi del trono si trovano tre angeli. In primo piano un messaggero divino intreccia dei fiori, in particolare delle rose1  e  dei girasoli2,  ciò ci fa pensare al Rosario (una corona di rose).

Alle sue spalle, in posizione orante, una seconda figura celeste supplica il Trono divino. Posto alla destra della Vergine, il terzo accompagna il cane con la torcia3, tipico simbolo domenicano raffigurante l’evangelizzazione. Particolare è anche la presenza di un pavone all’altezza del fianco destro della Vergine, simboleggiante la Risurrezione di Cristo4.

Sullo sfondo si possono notare tre colori dominanti: Rosso, Bianco e Blu, colori che identificano l’Eterno. Non una scelta casuale. La Vergine dal Trono invita la Chiesa ad adorare e riconoscere la Trinità che si manifesta nel Figlio, nello Spirito Santo (sotto forma di angelo proveniente un cumulo di nubi) e nella partecipazione del Padre all’evento (che non si manifesta come Persona). Ad Accentuare l’azione Divina è il colore rosso alle spalle della Vergine che divide la presenza divina dall’umanità (rappresentata dal colore blu). L’avvenimento si svolge in un “hortus conclusus”5, si può notare infatti alle spalle di Santa Caterina una balaustra dietro la quale si erigono varie presenze arboree. L’abbigliamento dei personaggi è quello dell’iconografia classica. I Santi Caterina e Domenico indossato il tipico abito domenicano. Composto dai colori bianco e nero dell’abito e della cappa dei domenicani: il bianco segno di purezza e castità, il nero segno di rinuncia e di penitenza.

La Vergine, invece, indossa i colori tipici dell’iconografica sacra. Il Rosso dell’abito riconduce alla Natura Divina, al diretto collegamento con Dio (Maria è stata scelta da Dio perché concepisse suo Figlio). Il colore Blu del manto, invece, riconduce all’umanità di Maria. Questi due colori si incontrano sul ventre della Vergine (che sembra aver partorito da poco) dove Dio si è fatto uomo. Sul capo porta un velo bianco6 simbolo dello Spirito Santo. Tutto ciò è opera di Dio.

La luce viene proiettata da sinistra illuminando la Vergine frontalmente. La derivazione la si può capire anche dalle ombre che si creano sull’abito di San Domenico.

Nella sezione laterale, a circondare l’azione divina, si possono ammirare i Santi Misteri che si recitano nel Rosario. La lettura dei misteri va fatta in senso anti-orario, partendo da Sinistra.

Si inizia con i Misteri della gioia seguendo l’ordine che segue:

  1. L’annuncio dell’Angelo a Maria.
  2. La visita di Maria a Elisabetta.
  3. La nascita di Gesù a Betlemme.
  4. La presentazione di Gesù al Tempio.
  5. Il ritrovamento di Gesù nel Tempio.

Seguono i Misteri dolorosi:

  1. Gesù nell’orto degli ulivi.
  2. Gesù flagellato alla colonna.
  3. Gesù è coronato di spine.
  4. Gesù sale al Calvario.
  5. Gesù muore in Croce.

Fino ad arrivate ai Misteri della Gloria:

  1. Gesù risorge da morte.
  2. Gesù ascende al cielo.
  3. La discesa dello Spirito Santo.
  4. L’assunzione di Maria al cielo.
  5. Maria, Regina del cielo e della terra.

Quest’ultimo avvenimento si colloca proprio nella parte superiore centrale, per ribadire la Regalità di Maria. Come si può notare, mancano i Misteri della Luce, aggiunti solo successivamente da San GiovanniPaolo II nel 20027, al tempo Capo della Chiesa Universale.

Dove si può ammirare l’opera?

L’opera si trova nella cattedrale di Nusco. È posizionata sull’altare della cappella del lato sinistro del transetto. Questo quadro è stato realizzato più di un secolo prima rispetto quello della Pontificia Basilica di Pompei.

N.B. L’opera è ancora sottoposta a degli studi.

  • 1 la rosa bianca è il fiore che rappresenta la Vergine Maria e, in quanto simbolo di purezza ed innocenza, indica anche l’accesso al Paradiso.
  • 2 Il girasole, che tutto avvolge con la sua luce, è segno dell’abbraccio redentivo del Padre al quale siamo ammessi mediante Cristo. Di questo abbraccio, rivolto all’umanità intera, è testimone la Chiesa, simboleggiata da Maria.
  • 3 “Sognò infatti, la madre, di portare nel grembo un cane avente una torcia in bocca, con la quale la terra veniva incendiata quasi a significare che ” con lo splendore della santità e della dottrina le Genti sarebbero state infiammate e illuminate dalla fede cristiana ” (Teodorico d’Appoldia)”.
  • Curiosità: il nome di Domenico viene associato a un curioso gioco di parole che ha molto a che vedere con il sogno che ebbe sua madre. San Domenico fondò il cosiddetto Ordine dei Predicatori, che in tutto il mondo vengono però chiamati Domenicani. In latino, “Domenicano” si scrive Dominicanus, simile a Domini Canis (I cani del Signore).
  • 4 Questo simbolismo è radicato nelle antiche religioni pagane, alcune delle quali ritenevano che la carne del pavone non andasse mai in decomposizione dopo la morte. I primi Cristiani perciò, logicamente, lo adottavano come simbolo della Risurrezione, l’esistenza gloriosa ed eterna di Cristo.
  • 5 L’hortus, in quanto conclusus, è un luogo segreto e protetto, dove gli asceti, isolati dal mondo, possano avvicinarsi a Dio tramite la meditazione, raggiungendo la conoscenza contemplativa. L’hortus conclusus è il modello dei giardini dei monasteri: quadrangolare a simboleggiare i quattro angoli dell’Universo, con al centro un albero che simboleggia la vita, e un pozzo o una fonte che simboleggia la sorgente della conoscenza.
  • 6 Il bianco è il simbolo della verginità di Maria ed è il simbolo dalla sua funzione di mediatrice: è l’intatto colore dell’alba che annuncia lo splendore del sole.
  • 7 Con la lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae del 16 ottobre 2002, Giovanni Paolo II ha introdotto facoltativamente i misteri luminosi (o della luce), da contemplare il giovedì, e ha definito essi come la seconda corona del Rosario, in quanto, ripercorrendo la vita di Gesù, seguirebbero i misteri gaudiosi e precederebbero quelli dolorosi.

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