A causa del mio lavoro non l’avevo mai detto pubblicamente: io ritengo che la Didattica a Distanza, anche con docenti impegnati allo spasimo, sia solo una pezza malcucita sull’abito strappato della Scuola, e neanche del colore giusto. Come voler curare il Covid con l’aspirina.
E ritengo anche che la perdurante chiusura delle scuole sia una sconfitta per la politica, a tutti i livelli.
Anzitutto perché la Sanità si è fatta trovare largamente impreparata di fronte alla più che prevista “seconda ondata”. Un infermiere dell’Ospedale Civile di Brescia ha confessato ad un settimanale, qualche giorno fa, che “Tutto è restato come a Marzo: il Pronto Soccorso dispone ancora di un solo ingresso e di un unico corridoio, dal quale passano sia i pazienti Covid che tutti gli altri. Non c’è isolamento, neanche le porte, ma solo tende a separare i pazienti attaccati al ventilatore dagli altri ambienti…”. Detto che l’Ospedale del quale si parla è di riferimento per circa tre milioni di persone e che, da marzo a giugno, ha ospitato migliaia di pazienti Covid, credo non sia necessario aggiungere altro. Anche perché, in altre realtà, ad esempio in Campania, la situazione è anche peggiore.
Ma tenere chiuse le scuole è una sconfitta per tutta la politica anche perché i trasporti, in tanta parte d’Italia e soprattutto al Sud, si sono dimostrati del tutto inadeguati a sopportare senza conseguenze il flusso enorme di studenti, alla ripresa delle lezioni.
E infine perché la Scuola stessa, in Italia, risente ancora dei tagli che, negli ultimi dodici o tredici anni, l’hanno coinvolta. Negli anni tra il 2008 e il 2012, infatti, l’allora Ministro dell’Economia Tremonti (quello che diceva che “con la cultura non si mangia”), a braccetto con la collega dell’Istruzione Gelmini, diede una sforbiciata sanguinosa al personale della Scuola, che perse 150.000 dipendenti, tra docenti e personale ATA. Quei tagli hanno conseguenze ancora oggi, anche in termini di rinnovamento della classe docente. Eppure questa estate le scuole si erano preparate per bene al rientro di Settembre, ed erano praticamente pronte.
Insomma, la Scuola chiude perché Sanità e Trasporti (entrambi soggetti in quegli anni agli stessi enormi tagli) si sono dimostrati inadeguati a fronteggiare il nuovo allarmante aumento del numero dei contagi.
Certo, c’è anche un’altra realtà da considerare, inconfutabile: dalla ripresa delle lezioni agli inizi di Novembre, nella Scuola Italiana si sono registrati 105.000 contagi, tra studenti e personale. L’80% di questi contagi ha interessato gli alunni. Agli inizi di Novembre, cioè, quasi il 20% di tutti i nuovi contagi in Italia era avvenuto perché la Scuola era aperta. Questi contagi, però, non sono avvenuti nelle aule scolastiche ma, ad esempio, nel tragitto tra casa e scuola.
Per tirare le somme del ragionamento fin qui fatto, quindi, diciamo che la Didattica a Distanza fa acqua da tutte le parti, ma purtroppo nella disastrosa situazione attuale di Sanità e Trasporti è l’unica possibilità, almeno per gli alunni più grandi. “Adda passà ‘a nuttata”, avrebbe detto Eduardo.
Sulla scuola chiusa che rappresenta il fallimento della politica, però, qualcosa si può fare: recuperare i ritardi su Sanità e Trasporti che ci hanno portati a questa situazione. Cominciando ad utilizzare i fondi europei (il famigerato MES) che possono essere impegnati non solo per il sistema sanitario, ma anche, ad esempio, per istituire di nuovo la figura del Medico Scolastico. Diversamente dovremo abituarci all’idea che chiudiamo le Scuole perché altri settori della pubblica amministrazione non reggono l’urto della loro apertura. E questa cosa mi ricorda il titolo di una trasmissione televisiva di Massimo Ranieri. Qualcosa come, mischiando un po’ le carte: “ Non canto perché non so nuotare…”.
Luciano Arciuolo
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