La secessione silenziosa

di Luciano Arciuolo

In silenzio avanza la secessione, anche se la chiamano autonomia, forse per la vergogna. Un silenzio non assoluto perché rotto dal rumore delle “armi di distrazione di massa” del governo: migranti; vaccinazioni (si autocertifica nei giorni pari, si documenta in quelli dispari); magistratura (provate voi a non pagare una multa, anche di soli 49 euro e non di 49 milioni…). Insomma una sorta di “Facimme ammuina” istituzionale, al quale si è unito, da noi, il Sindaco di Avellino, che prova a nascondere la propria inconsistenza con liste di proscritti.

In un silenzio pieno di confusione, dunque, ma la secessione avanza. Di che si tratta?

Ricordiamo tutti che, nell’ottobre 2017, in Lombardia e in Veneto, si è tenuto un referendum che ha dato alle regioni il via libera alla richiesta di maggiore autonomia. Il risultato plebiscitario ha spinto ad esempio il Veneto a chiedere di poter decidere in merito a molte questioni, in modo da diventare quasi una repubblica autonoma, grazie alle maggiori risorse disponibili, visto che la premessa di tutto è poter trattenere sul territorio la maggior parte delle tasse versate dai cittadini della regione.

Così il Veneto potrebbe avere, anzitutto, una propria politica estera, instaurando rapporti autonomi con gli altri Stati. In secondo luogo la regione chiede piena autonomia nella Sanità, uscendo in pratica dal Sistema Sanitario Nazionale. In terzo luogo i veneti potrebbero avere una propria gestione dei fondi pensione e, quindi, un trattamento previdenziale diverso da tutti gli altri cittadini italiani.

Ancora: la regione chiede di poter accedere direttamente ad una quota maggiore del finanziamento delle opere pubbliche, in modo da decidere autonomamente cosa, quando e come finanziare, sul proprio territorio.
Non è finita: anche sul regime fiscale di zone della regione, come sulla produzione e trasporto dell’energia, chiede di poter decidere autonomamente.

La scuola da nazionale dovrebbe diventare regionale, con i docenti che diventano dipendenti della regione Veneto e che, quindi, ad esempio, potrebbero avere uno stipendio diverso e potrebbero anche essere solo locali.

Insomma, il Veneto vuole la secessione. Una secessione fatta togliendo risorse alle altre regioni e danneggiando ovviamente le zone più povere del paese.

Teniamo presenti due cose. La prima: con la Lega al governo, la trattativa sull’autonomia tra Veneto e Roma sarà tutta in discesa.

La seconda: Vito Tanzi (non certamente un sovversivo ma un ex dirigente del Fondo Monetario Internazionale) dice:” Ci sono servizi che hanno senso solo se sono universali: la difesa, la sicurezza, l’istruzione,la sanità. Quindi è ovvio, visto che non tutti hanno la stessa ricchezza, che alcuni verseranno più tasse di quel che ricevono … Considerare tutto ciò una distorsione da sanare è una follia… Perché così come l’hanno proposta (l’autonomia) calpesta la Costituzione”.

Nel silenzio tumultuoso di questa fase della nostra storia si sta perpetrando, dunque, l’ennesimo furto a danno del Sud. Sta a noi tutti vigilare perché questo furto non avvenga.

Luciano Arciuolo (Il Quotidiano del Sud del 14.9.2018)

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