Il Presidente del Senato trascorrerà la giornata del 25 Aprile praticamente all’estero. Questa è la buona notizia. La cattiva è che, poi, torna in Italia. Perché dico così? Beh, vediamo.
La Repubblica Italiana è nata il 2 giugno del 1946. La Costituzione Italiana è entrata in vigore il primo gennaio del 1948. Entrambe portano chiaro il segno della Resistenza e dell’antifascismo.
La Repubblica, la Costituzione e, prima, l’amnistia dell’allora Ministro della Giustizia Togliatti pacificarono l’Italia e integrarono i nostalgici del ventennio fascista nella comunità nazionale.
La Repubblica e la Costituzione hanno permesso ad Ignazio La Russa di diventare Presidente del Senato (ve l’immaginate, a parti invertite, Giacomo Matteotti diventare seconda carica dello Stato fascista?).
Ora: il Presidente del Senato guadagna, bonus esclusi, 200.000 euro netti l’anno di indennità di carica, che incassa regolarmente. Eppure non passa settimana senza che il Presidente del Senato non attacchi la natura stessa (che è antifascista) della nostra Costituzione, scritta col sangue della Resistenza, prima ancora che con la penna dei Costituenti.
Bene: se la nostra Costituzione antifascista non piace al Presidente del Senato (cosa che, facendo uno sforzo, potremmo anche considerare legittima), egli può fare una cosa semplicissima: dimettersi dall’incarico, rinunciando ai 200.000 euro che incassa con regolarità. Se, poi, non gli piace neanche la nostra Repubblica, può dimettersi anche da Senatore. In questo caso, gli italiani potrebbero anche abbuonargli i circa 4 milioni e mezzo di euro di indennità parlamentari, che la Repubblica stessa gli ha versato negli ultimi 31 anni.
Luciano Arciuolo
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