Al giorno d’oggi i partiti di destra spopolano in ogni angolo del mondo. Il segreto del loro successo si può riassumere nel motto di Filippo il Macedone: “divide et impera”. La propaganda di destra si muove sui social networks, attraverso sofisticate campagne marketing.[1] Campagne volte ad individuare i soggetti più suscettibili della nostra società e ad inondarli di contenuti provocatori, o fake-news. I fondi per queste campagne provengono dalle ricche donazioni delle classi agiate, le quali ottengono la tutela dei loro interessi (flat tax e condoni vari). Questo va a ridurre gli introiti fiscali dello stato e la relativa spesa sociale.
Oggi più che mai, le fasce deboli hanno bisogno di essere tutelate dai partiti di sinistra. Karl Marx realizzò il “manifesto del partito comunista” dopo un’attenta analisi dello scenario socio-economico dei suoi tempi. Lo stesso fece Gramsci nell’Italia d’inizio XX secolo. I partiti di sinistra attuali sono profondi conoscitori di queste teorie, ma mancano di una propria analisi dello scenario socio-economico contemporaneo. Oggi i partiti di sinistra parlano di Che Guevara e Berlinguer, sebbene il mondo non sia più lo stesso.
Oggi abbiamo bisogno di una sinistra più che mai. Il divario tra classi sociali[2] si sta allargando e l’ascensore sociale[3] inizia a fermarsi. I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri hanno sempre meno possibilità di emancipazione. Spesso la sinistra generalizza il capitale con gli investimenti industriali da cui nasce occupazione e prosperità. Il vero problema risiede nei capitali privati: conti correnti, beni di lusso, immobili, auto sportive… In aggiunta, la sinistra non ha la forza di combattere i giganti del settore tech.[4] Aziende come Amazon e Netflix distruggono posti di lavoro ed evadono sistematicamente la tassazione. Lo stesso dicasi per le aziende tradizionali rifugiatesi dai falchi dell’austerity. Paesi canaglia schierati contro gli aiuti all’Italia, ma che ogni anno sottraggono milioni di entrate fiscali. [5]In altre nazioni si è vietato l’accesso agli aiuti di stato per gli evasori fiscali, ma la sinistra italiana è ancora lontana da questo.
La sinistra nostrana addita, spesso, il modello sociale dei paesi nordici. Allo stesso tempo biasima le liberalizzazioni economiche come il male assoluto. Questo ragionamento denota un’accentuata superficialità: i paesi nordici sono molto più liberali dell’Italia, ma riescono a garantire vaste garanzie sociali. [6]Come è possibile? Il liberismo nasce per evitare i danni apportati da uno stato centralizzato: raccomandazioni, assenza di meritocrazia, burocrazia e sproporzionato ricorso al debito pubblico. Tuttavia, il libero mercato contiene dei potenziali fallimenti e non si può delegare tutto ad esso. In questo scenario le parti sociali più forti (industriali, ordini professionali e lavoratori sindacalizzati) hanno la meglio sulle parti sociali deboli. La sinistra italiana non ha legiferato per contro-bilanciare i poteri forti.
I veri oppressi della società odierna sono i disoccupati e i precari. La sinistra e i suoi sindacati si occupano dei lavoratori che pagano la quota d’iscrizione. Migliaia di giovani italiani, e non, sono costantemente sfruttati dalla “gig economy”[7] (call centers, riders, volantinaggio, hostess, etc…), ma le pressioni di sindacati spingono l’Italia a spendere milioni per (ri)salvare “Alitalia”. Non è un caso se solo il 34,4% dei lavoratori italiani è iscritto a un sindacato. [8] Ormai la sinistra non rappresenta più il popolo, non rappresenta più gli oppressi del nostro sistema economico. Assistiamo a un crescente divario salariale tra precariato e classi dirigenti. Questo fenomeno genera un piccolo guadagno per gli imprenditori, ma va contro lo sviluppo economico e la prosperità della nazione. Se i giovani non ottengono una stabilità contrattuale ed economica non realizzano investimenti a lungo termine, contingentano i consumi e, nel peggiore dei casi, emigrano.
Anche sulla tutela degli anziani le nostre sinistre appaiono spaesate. La sproporzione tra pensionati e lavoratori si sta progressivamente allargando. Palliativi momentanei (quota 100), finanziati dal debito pubblico, non sono sostenibili nel lungo termine. Il Giappone ha già sperimentato questo problema, restando intrappolato in una decennale stagnazione economica. La Germania e la Francia hanno allievato il problema integrando parte dei nuovi migranti. Nonostante ciò, la sinistra italiana è ancora timida nel difendere i migranti dallo sfruttamento e nel garantire loro una corretta integrazione sociale.
Negli scorsi giorni abbiamo visto la sinistra inginocchiarsi contro le discriminazioni razziali negli Stati Uniti. Tuttavia, non l’abbiamo vista inginocchiarsi per i migranti schiavizzati ed esclusi dal sistema sanitario nazionale. Nel 2020, in Italia, si dibatte ancora sul diritto alla vita di un migrante disperso in mezzo al mare. Per non parlare dell’arretramento nei diritti delle donne, delle comunità LGBT e delle legalizzazioni. Mentre la sinistra si dilania al suo interno, le giunte leghiste cancellano i diritti conquistati negli scorsi anni.
La sinistra nostrana è latente in Italia, ma lo è ancora di più a livello internazionale. Polonia e Ungheria sono vittime di regimi illiberali d’ispirazione nazi-fascista. Eppure, la sinistra italiana non si muove in loro aiuto tramite l’euro-parlamento e non supporta le resistenze locali. Nello scorso decennio la sinistra si è fortemente battuta contro i soprusi dell’interventismo militare americano. Oggi gli Stati Uniti si sono ritirati in una bolla isolazionista, ma la sinistra è cieca dinanzi alle violenze di Russia, Turchia ed Emirati. La sinistra ha spesso malcelato velate simpatie verso questi presunti paesi di sinistra. Questo atteggiamento si ritorce contro gli stessi interessi nazionali. Come denunciato dal Copasir, queste nazioni lanciano continui attacchi cibernetici per colpire le infrastrutture economiche italiane [1]e destabilizzare l’elettorato attraverso campagne di disinformazione. [2] [3]
La globalizzazione è ormai un fenomeno inarrestabile e, volente o nolente, sta redistribuendo le ricchezze dai paesi ricchi ai paesi poveri. La grande manifattura si sposta nei paesi emergenti, permettendone lo sviluppo. Come in tutte le rivoluzioni industriali, questo fenomeno è accompagnato da sfruttamento e inquinamento. Al contempo, i paesi ricchi dovrebbero specializzarsi in produzioni tecnologicamente avanzate e rifiutare l’import dei prodotti dello sfruttamento. In seguito alla crisi del 2008, il “Green new Deal” di Obama fu precursore in questa direzione. L’alternativa, caldeggiata da Trump, è quella di negare lo sviluppo ai paesi poveri. Come se non bastasse, trattenere le produzioni in occidente risulterebbe in prezzi maggiori e renderebbe arduo l’accesso a vari prodotti (auto, elettronica, abbigliamento) alle fasce più povere della nostra popolazione. Oggi la sinistra è chiamata nell’ardua sfida di tutelare i diritti dei lavoratori, senza fargli perdere il lavoro. Questo è egregiamente documentato da Reichert e Bognar in “An American Factory”. [4] Se la sinistra non combatte lo sfruttamento dei lavoratori a livello globale, il ricatto tra lavoro e diritti continuerà a prevalere a livello nazionale.
L’Italia ha un alto tasso di disoccupazione, ma le nostre imprese non riescono a reperire migliaia di profili professionali. In altre parole, abbiamo i disoccupati e posti di lavoro non coperti. [5] La sinistra continua ad inseguire fallimentari politiche assistenzialiste, rifiutando un’attiva riqualificazione della forza lavoro.
I cortei di questi giorni ci raccontano una società profondamente segnata dalle ingiustizie sociali. Oggi più che mai, abbiamo bisogno di una sinistra. Eppure, una parte della sinistra italiana persegue semplici tornaconti elettorali, una frangia vive tra i miti del passato e l’altra caldeggia gli industriali.
Federico Lenzi
(da Fuori dalla Rete, Novembre 2020, anno XIV, n. 5)
NOTE:
[1] https://www.agi.it/politica/la_bestia_social_salvini_morisi-4373864/news/2018-09-14/
[2] https://www.ilsole24ore.com/art/l-italia-disuguaglianze-3-miliardari-piu-ricchi-6-milioni-poveri-ACIWc4CB
[3] https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/07/07/lascensore-sociale-si-rotto-non-vive-al-nord/
[4] https://www.corriere.it/economia/aziende/19_marzo_28/big-tech-devono-pagare-tasse-230d1ed4-5088-11e9-bc24-e0a60cf19132.shtml
[5] https://europa.today.it/attualita/paradisi-fiscali-olanda-buco-miliardi.html
[8] https://www.ilsole24ore.com/art/area-ocse-calo-iscritti-sindacati-e-copertura-contratti-collettivi-italia-parziale-eccezione-ACvtdjz
[9] https://formiche.net/2020/06/caprara-voerzio-audizione-interferenze/
[10] https://formiche.net/2020/03/cina-propaganda-twitter-bot-alkemy/
[11] https://www.repubblica.it/esteri/2020/05/11/news/foto_silvia_romano_liberazione-256292552/
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